laR+ Locarnese

Zona industriale, ‘serve una città più proattiva’

Nicola Pini, neo-municipale a Locarno, entra e rinforza la commissione Economia con 4 nuovi profili. Per lo sfitto un piano d'azione comunale

Nicola Pini
(Ti-Press)
10 giugno 2021
|

Nicola Pini, le peripezie vissute in campagna elettorale sono note a tutti (ma ricordiamole comunque: le dimissioni di Niccolò Salvioni hanno premiato Simone Merlini quale secondo subentrante dopo la rinuncia di Andrea Giudici, sparigliando le carte di un contesto in cui lei sembrava favorito; parallelamente, la sezione liberale radicale si è scissa in correnti piuttosto distanti fra loro). Considera la sua elezione in Municipio come l’espressione concreta di un cammino soddisfacente, o di un percorso doloroso? Quali scorie si sente addosso?

L’avvicinamento alla votazione mi ha confrontato con situazioni e azioni difficili e discutibili. Ho cercato di rimanere fedele alla mia coscienza, andando oltre certe opposizioni più o meno nascoste e guardando avanti. Alla fine sono stato ripagato dalla volontà popolare espressa sia all’interno del mio partito, sia all’esterno. Ribadisco che da parte mia c’è piena volontà di lavorare con tutti. Certo ho imparato che bisogna sempre pretendere rispetto e correttezza.

In poche settimane per lei tutto è cambiato: da aspirante municipale che doveva gestire una situazione di grande incertezza a secondo eletto più votato dopo il sindaco, nonché presidente del Gran Consiglio. Non è troppo?

È molto impegnativo ma gestibile. Non sono il primo, altri lo hanno già fatto, ultimo dei quali chi mi ha preceduto: Daniele Caverzasio è stato primo cittadino del Cantone e contemporaneamente municipale della città di Mendrisio. È chiaro che si tratta di un investimento di tempo importante, ma anche una bella opportunità. Conoscere più da vicino una realtà comunale come quella di Locarno ti arricchisce anche dal punto di vista della politica cantonale. Al contempo penso che avere un rappresentante ai vertici del parlamento sia un vantaggio anche per il Municipio, per le cui dinamiche uno sguardo più ampio a livello istituzionale, che faccia in qualche modo da ponte, è sempre utile. Un mio motto è “per il cittadino l’ente pubblico è uno e uno soltanto” e in quanto tale, sia esso la Confederazione, il Cantone o il Comune, deve riuscire a dare delle risposte adeguate, e per questo mi adopero.

Per ora, come va in Municipio?

Bene. La partenza è stata positiva: ho visto voglia di discutere e apertura e mi sento considerato, tant’è vero che mi sono stati affidati dicasteri importanti quali erano quelli di Caroni e in parte di Salvioni, e poi Merlini. L’ho recepita come un’attestazione di fiducia da parte dei colleghi. L’auspicio, che è anche un proposito personale, è quello di non farsi prendere troppo dalla gestione corrente e dall’amministrazione della “macchina”, tralasciando le discussioni strategiche e politiche sulla Locarno di domani. Per farlo, e per ricordarmene, ho proposto ai colleghi di cambiare il nome del mio dicastero da “Urbanistica, Infrastrutture e Promozione economica” in “Sviluppo economico e territoriale”. È una denominazione più politica e traduce la mia volontà di fare un ragionamento complessivo sul futuro di Locarno a livello economico e territoriale. In due parole: c’è tanto da fare come gestione di apparato, ma dobbiamo riuscire a dare un valore aggiunto sul piano politico e di strategia prospettica.

Prima di approfondire: ha creato un certo scompiglio la decisione del gruppo in Consiglio comunale di tagliar fuori il decano Gianbeato Vetterli dalla commissione della Gestione. Cosa ne pensa?

Apprezzo molto Vetterli: è un gran lavoratore. In 5 anni di Gestione da lui ho imparato molto. Mi spiace quindi per quanto successo. Detto questo, il gruppo in legislativo è sovrano e autonomo, ha le sue ragioni e non sta al municipale esprimersi sulle sue decisioni. Spero che Mani torni sui suoi passi (è diventato Indipendente, ndr.) perchè può dare ancora tanto al gruppo, anche se conoscendolo dubito che lo farà.

Fra i suoi compiti come municipale c’è quello di possibilmente favorire nuovi insediamenti nella zona industriale di interesse cantonale, attualmente sfruttata in misura del 50% circa rispetto al suo potenziale. Al momento le richieste vengono esaminate da una commissione tripartita formata da Cantone, Comune ed ex proprietari dei terreni. Ci sono margini affinché il Comune possa assumere un ruolo più proattivo in questo processo?

È fuori di dubbio che bisognerebbe passare da un approccio passivo, di valutazione delle richieste che arrivano, a uno maggiormente proattivo, favorendo e sviluppando le condizioni che permettono alle aziende di arrivare. Questo, considerando che in un momento economico come quello attuale non abbiamo forzatamente la coda di aziende che aspettano di insediarsi.

Quindi?

Uno strumento è dato dalla creazione, in aprile, dell’associazione Locarnese Tech: Locarno, Losone e l’Ente regionale di sviluppo si sono unite per creare un centro di competenze regionale negli ambiti della robotica, della meccatronica e dell’industria 4.0. Nel comitato direttivo sono coinvolte anche aziende del territorio. Fra gli obiettivi dell’associazione troviamo la creazione delle condizioni quadro affinché in primis le aziende che ci sono rimangano – viste le brutte notizie di questi giorni – ma anche lo sviluppo del settore dell’innovazione per portarne di nuove. L’idea è assumere un coordinatore a tempo parziale che porti avanti il discorso di rafforzamento industriale sia dal punto di vista quantitativo, sia da quello qualitativo. È chiaro comunque che a livello di sviluppo economico Locarno deve pensare su più livelli. Uno riguarda certamente il settore industriale, per le sue conseguenze occupazionali e anche fiscali. Ma è necessario fare un discorso più globale. Per fare un esempio, come Municipio abbiamo voluto ascoltare il rappresentante della città nel Parco del Piano di Magadino, perché lo sviluppo agricolo, naturalistico, turistico e culturale di quel comparto – esteso quasi quanto il territorio cittadino – è importante. Ma soprattutto, abbiamo deciso di allargare la Commissione municipale Economia ad altri settori.

Come cambia?

Nel gremio erano già rappresentati i due capicastero Finanze e Promozione economica; un esponente del mondo bancario; Giovanni Caroni della Scia; Fabio Bonetti per il turismo; e una consulente esterna economica nella persona di Amalia Mirante. Su mia proposta – condivisa in primis dal collega Giovannacci, membro come me della commissione stessa – entrano 4 profili legati ad ambiti secondo me molto importanti. Uno (con il direttore del Palacinema Roberto Pomari) è quello dell’audiovisivo e della cultura, intesa anche come vettore economico: abbiamo il progetto Locarno Media City, ma anche l’esigenza e l’opportunità di fare diventare per davvero la città un polo dell’audiovisivo, in tutte le sue accezioni (cultura, eventi, Festival, produzione e anche formazione, vista la presenza del Cisa o l’allargamento all’Usi). Il secondo profilo (Silvano Giugni) proviene dal campo industriale, per fare il collegamento sia con il settore industriale, sia con le aziende di una certa dimensione. In commissione entrano inoltre un economista come Lino Ramelli (ex direttore della Divisione cantonale delle contribuzioni) che è molto attento a temi come lo sviluppo sostenibile, la qualità di vita e l’attrattiva cittadina per famiglie e nuovi contribuenti; nonché Mirella Mozzini Scolari, che lavora all’Ufficio regionale di collocamento e ci consentirà di avere uno sguardo sull’offerta del mercato del lavoro e sui profili in cerca di un impiego.

Da un gremio così strutturato cosa è lecito attendersi, in concreto?

Molto. Penso all’implementazione di misure a breve termine per la ripartenza post-Covid, ma anche, a medio termine, all’identificazione di visioni per determinare i prossimi passi a livello di promozione e sviluppo economico.

A Palazzo Marcacci lei è anche titolare della mobilità, un tema che spesso e volentieri l’ha vista impegnata come granconsigliere. Nel Locarnese abbiamo un potenziamento del trasporto pubblico con diversi vantaggi, ma anche qualche rovescio. Ad esempio, nel contesto urbano, un collegamento meno diretto fra il centro e la collina. Lei è anche membro del Cda delle Fart. Prospettive dal punto di vista dell’intervento politico?

Il potenziamento in atto è senz’altro importante. In questa prima fase è necessario intervenire per attenuare qualche piccola disfunzionalità che in effetti è emersa. Nelle scorse settimane, come Città, assieme alle Fart e al Cantone, siamo riusciti ad esempio a proporre una piccola modifica del tracciato della linea 4, per una migliore copertura del quartiere Rusca e Saleggi. Quanto alla collina, c’è effettivamente un aumento dei tempi di percorrenza per arrivare ai Monti, il che genera problemi agli studenti nella pausa pranzo. Sempre come Città abbiamo proposto al Cantone un progetto pilota che, speriamo già da settembre, potrebbe migliorare la situazione. Più a lungo termine bisognerà realizzare tutte le infrastrutture che in base ai Programmi di agglomerato sono importanti per garantire la funzionalità, rendere più performante e in linea con le attese dell’utenza il nuovo sistema di trasporto pubblico.

Altro tema caldo è quello dello sfitto. A gennaio il Municipio aveva censito 1'390 fra case e appartamenti non occupati in territorio cittadino. Considerando un totale di circa 10mila 823 abitazioni in totale (di cui 7'873 primarie) e le modine che continuano a spuntare un po’ ovunque, lo scenario è decisamente preoccupante. Cosa può o intende fare la città per affrontare la questione?

La prima considerazione è che in effetti la situazione ci preoccupa molto e che vogliamo indagare. Stiamo aspettando alcuni ulteriori elementi conoscitivi riguardanti l'evoluzione della popolazione e la quantificazione e le tipologie di sfitti. La prospettiva è avviare un Piano d’azione comunale (Pac) per cercare di capire che tipo di sviluppo insediativo dare, e in quali zone. Sarà fatto cercando di attivare un gruppo di lavoro interdisciplinare in cui siano presenti le componenti urbanistiche, pianificatorie, economiche e sociali.

Con la sua entrata in Municipio ha trovato come responsabile della comunicazione sua moglie Angela Notari, che però proprio in questi giorni ha inoltrato le sue dimissioni al Municipio. La decisione ha a che fare con un’inconciliabilità fra le due funzioni che avete ravvisato?

No, non vi è alcuna incompatibilità, visto che la sua figura è subordinata al sindaco. Dopo quasi 10 anni di esperienza professionale nell’ambito della comunicazione istituzionale, Angela ha deciso di orientare le sue risorse su altri progetti, anche legati alla nostra ditta di consulenza. La nostra famiglia ha vissuto molti cambiamenti negli ultimi mesi. Considerato che alcuni dei più importanti stanno per arrivare, e considerate le sue capacità e i molteplici interessi, ha sentito che era giunto il momento di cogliere altre sfide. Per questo, la rispetto ancora di più.