Convinta dell'importanza dei tribunali di prossimità per la garanzia di un effettivo accesso alla giustizia, prende il posto di Siro Quadri
Da oggi, lunedì 3 maggio, Petra Vanoni è in carica quale nuovo pretore della Vallemaggia, nonché giudice della Pretura penale di Bellinzona. Prende il posto che Siro Quadri ha occupato per 14 anni. Lo scorso febbraio il Gran Consiglio l’ha preferita, a sorpresa, a Manuel Bergamelli, l’altro candidato rimasto in lizza per il posto, che aveva i favori della maggioranza della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’. Di formazione avvocato, nel 2006 è entrata a far parte dell’organico della Pretura penale, in cui fino ad ora ho operato in veste di vicecancelliera. Attinente di Iragna, dove dal 2008 al 2017 ha rivestito la carica di vicesindaco, attualmente è domiciliata nel Bellinzonese. Terminata l’attività politica, ha deciso di rimettersi a studiare, ottenendo a gennaio un Certificato di studi approfonditi in magistratura all’Università di Neuchâtel.
A spingermi è stata la voglia di affrontare una nuova e stimolante sfida professionale, con la consapevolezza di aver acquisito il necessario bagaglio giuridico e personale per crescere ulteriormente.
L’attaccamento alle valli, la mia vicinanza a questa splendida regione e l’opportunità di poter esercitare in una Pretura di prossimità sensibile alla realtà locale mi hanno portata senza indugio a postulare per questa carica. Come i valmaggesi, sono fiera di essere “vallerana”. Ho inoltre un legame speciale con la Vallemaggia: per me rappresenta, simbolicamente, una terra di primi passi. Quelli mossi a Cerentino all’età di un anno quando ho iniziato a camminare, quelli mossi vent’anni fa da praticante quando ho affrontato la prima udienza e ora con i primi passi da magistrato.
Per la questione del domicilio valuterò una soluzione adeguata. Non tanto perché questo costituisca garanzia di buon funzionamento della Pretura, come del resto testimoniano le altre Preture di valle dove tutti i pretori vivono in altri distretti, ma poiché sono sensibile alle preoccupazioni e rivendicazioni espresse da più parti in questi mesi. La vicinanza alla gente e la conoscenza del territorio possono senz’altro contribuire a creare fiducia e quindi una migliore accettazione delle decisioni. Vicinanza sì, ma non troppo però, nella misura in cui potrebbe entrare in conflitto con i principi d’indipendenza, d’imparzialità e con il dovere di riservatezza del giudice. Non temo l’accoglienza dei valmaggesi, ai quali porto grande rispetto per la loro forte identità.
Come detto, provengo da una piccola realtà, simile a quella della Vallemaggia – si pensi alla presenza delle cave –, che tenta di affermare la propria autonomia e di offrire un’immagine positiva e forte, che attragga nuova linfa. Ho sempre creduto nel potenziale delle valli. Decisivo è poi stato il fatto che il pretore di valle è anche giudice della Pretura penale, dove sapevo di poter essere operativa da subito. Ed è proprio il doppio ruolo a rendere unico e appassionante questo lavoro. Nella pluridisciplinarità (civile e penale) non vedo particolari problemi che non potrebbero essere superati con un’efficace pianificazione del lavoro.
La presenza delle istituzioni e in particolare delle Preture, come tribunali di prossimità, nelle realtà più periferiche è fondamentale per la fiducia del cittadino nelle istituzioni stesse e per la garanzia di un effettivo accesso alla giustizia. La Pretura di Vallemaggia è a tutti gli effetti un’entità consolidata, che dà lavoro a quattro persone fisse, domiciliate in valle, oltre a formare futuri avvocati. Non solo. Così come le altre Preture di valle, è inoltre pilastro fondamentale della Pretura penale, alla quale è indissolubilmente legata. Ha quindi tutta la sua legittimità di esistere.
Il mio compito è quello di dare continuità da subito al notevole lavoro svolto dal giudice Quadri per la Pretura di Vallemaggia, dove la situazione degli incarti è molto buona, e per la Pretura penale, dove negli anni ha saputo smaltire numerosi incarti, fornendo un apporto fondamentale all’equilibrio strutturale della stessa. Da lui eredito senz’altro un team, tutto al femminile, dinamico e sperimentato, con il quale cercherò, senza apportare stravolgimenti, di trovare il giusto equilibrio per una giustizia altrettanto vicina al cittadino, efficace e celere.
Con grande commozione e un’incontenibile euforia che ho condiviso con mio marito.
Poiché i presupposti per cui mi ero candidata – dopo la riapertura del concorso – alla carica di procuratrice pubblica erano nel frattempo venuti meno. Alla luce del preavviso della Commissione giustizia e diritti che aveva ritenuto perfettamente (ri)eleggibili i cinque procuratori pubblici uscenti, in precedenza preavvisati negativamente dal Consiglio della magistratura, non aveva più senso mantenere la mia candidatura.
È purtroppo insoddisfacente per quanto attiene all’accesso alla magistratura, soprattutto al Tribunale di appello, dove le giudici donne si contano sulle dita di una mano (su 28 giudici). Più incoraggiante è la situazione all’interno del Ministero pubblico e forse, con la mia elezione, delle Preture. Ma c’è ancora parecchio da fare. Inoltre il Ticino, a differenza di molti altri Cantoni, allo stato attuale non conta una sola carica in magistratura a tempo parziale, ciò che rende ancor più arduo, per quanto non impossibile, conciliare il ruolo di mamma con quello di magistrato.
Con entusiasmo, determinazione, voglia di fare e quel “pizzico” di timore tipico delle grandi sfide della vita.