Il parere di alcuni genitori della valle che credono che per frenare lo spopolamento e salvare la scuola sia necessario risolvere il problema dell'alloggio
La scuola è lo specchio di una comunità, l'edificio simbolo del passaggio delle generazioni, un riferimento sociale di grande significato per i suoi abitanti, soprattutto nei piccoli paesi di valle dove lo spopolamento ha significato la perdita del futuro. Per i pochi bambini di realtà lontane dai grandi centri, l'ambito educativo di questa istituzione ricopre pure un ruolo identitario, di riferimento sociale, di legame con le proprie radici. È il caso, ad esempio, della Scuola in Valle Onsernone, minacciata di chiusura a causa dell'esiguo numero di scolari, difesa a denti stretti dall'autorità municipale e dai genitori, con questi ultimi promotori di una petizione la scorsa estate. Sì perché a quel punto si è mossa la Valle. Una battaglia condotta contro le direttive previste dal Decs che ha portato, come noto, al mantenimento delle due sezioni attuali delle scuole comunali di Loco (grazie anche al ciclo pluriclasse Harmos). Un sacrificio, anche finanziario per l'ente pubblico vallerano, che è comunque valso la pena.
Salva sì, ma per quanto ancora? Quali sono le prospettive future? Nadir Cortesi, genitore e firmatario della petizione, portavoce del pensiero di altre famiglie con bimbi della valle, non ha dubbi al riguardo: “I numeri ci condannano, sono impietosi. Purtroppo la petizione non faceva riferimento a un miglioramento della situazione a breve/medio termine. Per mamme e papà questa provvisorietà non è certo il massimo. Occorre trovare al più presto una soluzione per dare continuità a questa realtà. Il Comune si sta impegnando; l'idea della scuola a tempo pieno, utile alle famiglie delle Tre Terre con entrambi i genitori che lavorano, è sicuramente interessante. Purtroppo, anche se funzionasse, non invertirebbe il calo e l'invecchiamento demografico. So di famiglie interessate a venire a stabilirsi in valle, purtroppo uno dei problemi sul tappeto è la mancanza di abitazioni/case in grado di accoglierle».
Altrimenti detto, l'Onsernone presenta, per alcuni genitori, un numero elevato di case secondarie che, ovviamente, portano turisti durante la bella stagione ma non nuovi residenti fissi. «L'ho vissuto sulla mia pelle - prosegue Nadir Cortesi - quando mi sono dovuto trasferire da Loco e per fortuna ho trovato in extremis una casa a Mosogno. A nostro avviso questo problema deve essere messo al centro della discussione politica affinché si trovino delle soluzioni per invertire il rapporto tra case di vacanza e abitazioni primarie. È necessario muoversi con urgenza per poter dare un futuro alla valle».
Altro tasto che fa discutere mamme e papà, quello dello sviluppo turistico del comprensorio tracciato nel progetto Onsernone 025. «Puntare allo sviluppo di un turismo che porti posti di lavoro per gente che non può stabilirsi in valle non ha, secondo noi, molto senso. I pendolari non portano un granché alla nostra realtà. Meglio optare per un turismo lento, rispettoso dell'ambiente, di nicchia e qualità piuttosto che il classico mordi e fuggi di giornata. Siamo dell'idea che tutti quei progetti che non vanno in questa direzione vadano abbandonati o per lo meno ripensati. Penso ad esempio al Ponte Tibetano tra Auressio e Loco. Insensato! Non farebbe che generare traffico lungo una strada già stretta e tortuosa. Chi vive qui a nostro modo di vedere ha bisogno d'altro. Bisogna puntare sul benessere dei residenti, favorendone la permanenza. Il turismo inteso non come finalità, bensì come mezzo per sostenere chi ha scelto di vivere quassù. Quindi non di massa, capace solo di distruggere l'immagine e l'attrattività di una località. Guardate quanto succede in Verzasca in piena estate... L'Onsernone deve rimanere una meta alternativa a questi circuiti toccata e fuga. Di idee per questo sviluppo del settore meno invasivo ve ne sono senz'altro».
Proprio la viabilità scoraggia molte famiglie dal domiciliarsi in Valle. «Grazie all'impegno dell'autorità, si è potuto incrementare il numero di corse dell'autopostale. Cinque in più al giorno, a fasce orarie interessanti, è sicuramente un bel passo avanti. Resta da risolvere il problema dei posteggi pubblici. Vi è una carenza perché molti di questi, diversi mesi all'anno, sono occupati dai proprietari di abitazioni di vacanza. Anche qui si tratta di dare la precedenza alla popolazione indigena, perché purtroppo l'auto, per chi risiede in Onsernone, non è un lusso ma una necessità. L'autorità, che qualcosa ha iniziato a fare, dovrà chinarsi anche su questo problema, creando, su richiesta degli abitanti delle frazioni, degli stalli privati a prezzi accessibili. Dialogando con privati, Patriziato e altre realtà locali sicuramente si potrà venirne a capo. Il tutto senza ovviamente mai perdere di vista l'uso dei mezzi pubblici».
Pareri, quelli di Nadir Cortesi, condivisi come detto dapiù genitori, che hanno deciso di unirsi per dar luogo alla "Binda", un gruppo civico che si presenterà alla scadenza di aprile. «La binda è il simbolo dell'Onsernone, ha contribuito al suo sviluppo, alla sua prosperità nel passato. E', al tempo stesso, sinonimo di unione, di collettività, di sinergie che si intrecciano. Rafforza il senso di comunità e di solidarietà della popolazione. Allo stesso modo noi vogliamo poter collaborare con tutti, per perseguire i nostri obiettivi. Primo fra tutti il mantenimento della scuola, cuore pulsante del paese, unico modo per invertire la rotta dello spopolamento. E di non perdere ulteriori famiglie che alimentano le aggregazioni sociali e i legami tra generazioni» - conclude il nostro interlocutore.