Tra perdite finanziarie e garanzie di sicurezza sanitaria, accorato appello dei vertici della struttura al governo ticinese
L’imposizione della chiusura di piscine e palestre fitness per il Covid-19 sta diventando pesante. Tanto che i vertici della struttura di Locarno, con piscina, palestra e Spa, rivolgono al Consiglio di Sato un accorato appello. In sostanza, confermando la bontà delle misure adottate al Centro balneare regionale (Cbr) per scongiurare la trasmissione del virus e sottolineando la necessità di poter offrire un servizio che va tutto a favore della salute della popolazione, chiedono di poter riaprire i battenti.
“Riconosciamo che il vostro compito di gestire il Paese in tempi di emergenza sanitaria non è facile – scrivono al governo ticinese Luca Pohl, presidente della Cbr Sa, e Gianbeato Vetterli, amministratore delegato –. Riteniamo tuttavia che alcune decisioni, anche quelle riprese dall’autorità federale, risultano poco comprensibili e apparentemente anche incoerenti e quindi veramente difficili da accettare, non solo da parte degli operatori del settore ma anche del pubblico in generale, che pure ne è coinvolto in prima persona. E ci spieghiamo: durante il lockdown della scorsa primavera tutti gli impianti balneari, di wellness e Spa, nonché le palestre di fitness, seguendo le indicazioni dell’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp), hanno elaborato dei concetti anti pandemia con dei piani di protezione per il proprio personale e per gli ospiti/clienti, limitando anche il numero di accessi a dipendenza degli spazi disponibili, per poterli implementare non appena sarebbe giunto il nulla osta per la riapertura. Alla riapertura d’inizio maggio per le palestre e d’inizio giugno per i centri balneari questi piani sono stati messi in opera, disciplinatamente seguiti dal personale e più volte controllati dalla polizia. Inoltre, il personale di sorveglianza, sempre presente, è stato istruito a intervenire nel caso gli ospiti delle strutture non avessero rispettato le regole, chiaramente esposte su grandi cartelloni alle entrate e ben descritte sui vari nostri siti internet. Di fatto, ciò è stato necessario in rari casi”.
Solo per quanto concerne la parte pubblica del LidoLocarno, per il personale, gli utenti delle piscine e della palestra fitness, i costi dei piani di protezione ammontano sinora a ben oltre 30mila franchi e una cifra simile è stata spesa dai partner della Termali&Salini e del ristorante Blu.
“Malgrado non abbiamo riscontrato dalla riapertura dopo il confinamento alcun problema e non ci sia stato segnalato alcun contagio contratto nei nostri luoghi e nonostante il nostro impegno, ci siamo visti costretti a una nuova chiusura, al momento fino al 22 gennaio prossimo, se non oltre come già ventilato – aggiungono Pohl e Vetterli –. L’incoerenza di questa incomprensibile decisione sta, oltre nel fatto sopra descritto di aver investito moltissimo per la sicurezza degli ospiti e quella del personale, così come nella formazione dello stesso per far fronte nel migliore dei modi a questa emergenza, soprattutto nel fatto, da sempre noto, che il cloro che utilizziamo per il trattamento dell’acqua e che si diffonde per evaporazione anche nell’aria (per la ventilazione quindi anche nel fitness) è un infallibile abbattitore di batteri e virus. Sotto questo aspetto, a cui va aggiunta la sorveglianza del nostro personale per il rispetto delle regole, operiamo quindi in un ambiente protetto. Se a questo aggiungiamo che lo sport, ma anche il relax e lo svago in genere sono elementi che rafforzano il sistema immunitario, e lo stesso Ufsp esorta la popolazione a rimanere attiva, l’imposizione di chiusura appare ancor più incoerente proprio dal punto di vista della salute pubblica. Inutile ricordare quanto il confinamento della gente nelle case abbia influito negativamente sulla salute fisica e psichica della popolazione”.
Tornando al “lockdown” primaverile e alle sue conseguenze finanziarie protrattesi per tutto l’anno, i vertici della Cbr segnalano che finora, oltre alle parziali indennità per lavoro ridotto, “non abbiamo ancora potuto annunciare e ricevere alcun indennizzo per le forti perdite subite: nel 2020 ben oltre un milione di franchi di mancato incasso. E il 2021 si presenta ancor peggio. Infatti mancano ancora le esatte condizioni per la richiesta”.
In conclusione: “Per le ragioni sopra esposte chiediamo quindi di poter riaprire al più presto le nostre strutture e riprendere delle attività che tanto fanno bene alla popolazione. Parimenti chiediamo che le stesse non vengano più bloccate in futuro, ma piuttosto consigliate e sostenute dalle autorità per il loro benefico effetto sulla salute pubblica”.