Si è conclusa, per mancanza di ricambi, la storia di un sodalizio sportivo che ha marcato la vita sociale e aggregativa nelle Centovalli e nel Pedemonte
È finita ufficialmente lo scorso 8 ottobre la poco più che cinquantennale storia dello Sci club Melezza, uno dei sodalizi sportivi più conosciuti e apprezzati nelle Terre di Pedemonte e nelle Centovalli. Ha cessato di esistere a causa delle difficoltà nel reperire forze nuove disposte a subentrare in Comitato e per la carenza di partecipanti ai corsi di sci promossi, ogni inverno, dal lontano 1967 a oggi. Malgrado i ripetuti appelli dell'organo direttivo degli ultimi anni, guidato fino all'ultimo giorno da Milton Generelli (con lui, alla testa, erano rimasti Marco Mazzi, Sara Cellina e Andrea Fenaroli), non è stato possibile trovare i necessari rincalzi e motivare i giovani della regione a partecipare attivamente alla vita del club.
Segnali di allarme sul rischio di chiusura dunque caduti nel vuoto, nonostante i considerevoli sforzi tentati fino all'ultimo (come è stato il caso col recente giubileo del mezzo secolo di vita, che avrebbe dovuto ridestare l'interesse tra i molti simpatizzanti ed ex membri). Impossibile dunque il proseguo della vita societaria, non è rimasta alcuna via d'uscita. L'ultima assemblea ha pure deliberato la ridistribuzione del capitale sociale (circa 14mila franchi) a enti e associazioni che promuovono attività con i giovani delle Centovalli e Pedemonte, in linea con quanto previsto dallo statuto. Per tutto il comitato che fino alla fine ha creduto nel salvataggio, è stato un boccone amaro da digerire.«Purtroppo siamo rimasti solo in quattro, tutti con oltre 25 anni di militanza in comitato alle spalle. Negli ultimi anni siamo stati costretti, in alcune circostanze, nostro malgrado, ad annullare i corsi per mancanza di partecipanti. Impossibile proseguire con questi numeri», ci dice Andrea Fenaroli responsabile dei corsi.
Il Comitato si è chiesto più volte negli ultimi anni se, con i primi segnale di crisi, fosse opportuno reagire diversamente o adeguarsi in altra forma ai cambiamenti della società: «Avevamo un buon numero di giovani in squadra, ma poi se ne sono andati, soprattutto con il crescere delle responsabilità. I ragazzi arrivano a una certa età e poi se ne vanno perché hanno altri interessi. È un'abitudine purtroppo diffusa. Anche un'eventuale fusione con altri sci club non avrebbe avuto senso, dal momento che saremmo comunque dovuti rimanere noi in rappresentanza. Abbiamo cercato di sopravvivere, ma ormai il destino del club era segnato e anche finanziariamente proseguire non era più sostenibile. Dispiace, perché se ne va oltre mezzo secolo di storia».
Piccola ma importante consolazione è rappresentata dal sostegno delle figure storiche legate al sodalizio che, in occasione dell’ultima assemblea, hanno rimarcato quanto di buono sia stato fatto dallo Sci club negli anni e come il Comitato e lo staff ancora attivo non avesse responsabilità alcuna. Lo sguardo ai tempi d'oro, con punte di oltre cento ragazzi e monitori iscritti ai corsi di Natale, non può però che riempire di tristezza gli occhi di chi ha dato anima e corpo per questo sodalizio sportivo: «Sono entrato nello Sci club Melezza che avevo 8 anni, a 16 sono passato in comitato e ne esco ora, a 42 anni. Fa male dover cessare l'attività. Abbiamo insegnato a legioni di giovani della regione a sciare, avevamo creato un bellissimo ambiente familiare, di grande amicizia. Un gruppo sano, nel quale ci si divertiva e si ottenevano soddisfazioni stando insieme, giovani e meno giovani. A nome del comitato, esprimo un caloroso ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito in diverse forme, a far vivere questa favola lunga più di cinquant’anni».
Gli sopravviverà, per un po' di tempo ancora, il sito internet (www.scmelezza.ch) del sodalizio, raccolta di foto e documenti che riassumono le vicende di questa avventura ultradecennale.
Resta il rammarico di un'uscita di scena a testa alta, ma triste, di una realtà che ha dato molto all'associazionismo nelle Centovalli e nelle Terre di Pedemonte. Il riflesso della cronica crisi del volontariato. E di una società che spinge sempre più all'individualismo.