Granconsiglieri della regione e Convivio dei sindaci ribadiscono il valore della scelta governativa del 2017: il comparto Santa Caterina
Prima vennero le ex scuole comunali a Locarno, che però sono diventate il Palacinema; quindi fu l’ex caserma di Losone (candidata assieme ad altre località cantonali). Ma nel 2017 dal Consiglio di Stato è giunta la decisione: l’ubicazione ideale per il Museo cantonale di storia naturale (in precedenza Museo del territorio) è l’ex convento di Santa Caterina, nella Città Vecchia di Locarno, a ridosso di Piazza Grande.
Sembra che i giochi siano fatti, con una soluzione inappellabile. Se non che lo scorso 21 settembre è stata presentata a livello cantonale una mozione dal titolo “Riesamina della proposta di Faido quale sede del Museo di storia naturale”. Tanto è bastato per suscitare un’immediata reazione, con due lettere che dalle sponde del Verbano sono giunte sul tavolo del direttore del Dipartimento del territorio (Dt) Claudio Zali. Entrambe datate 12 ottobre 2020, una è firmata da 18 granconsiglieri di Locarnese e Vallemaggia, mentre l’altra è sottoscritta dai membri del Convivio dei sindaci (Cisl), rappresentanti 13 Comuni, dal Gambarogno a Brissago, attraversando l’intero agglomerato urbano.
I parlamentari, ricordando le richieste di Faido – uno studio approfondito e comparativo con Locarno, pensando all’importanza di sostenere una regione periferica quale la Leventina –, ribadisce i vantaggi della soluzione ”Santa Caterina”. Tra questi: ubicazione in centro città, messa in rete con altre attività ed eventi, vicinanza con il nodo intermodale della nuova stazione di Locarno (che da dicembre sarà uno dei cardini per la mobilità pubblica nella Città Ticino). I 18 pongono pure l’accento sul fatto che “anche Locarno o le sue valli potrebbero considerarsi delle regioni periferiche e dunque non si tratta di negare o dimenticare l’importanza
di sostenere le aree più discoste del nostro Cantone ma, nel caso specifico, si tratta piuttosto di riconoscere razionalmente tutti quei fattori che rendono il comparto di Santa Caterina la sede migliore per il Museo, nell’ottica della sua promozione, salvaguardia e raggiungibilità”.
Argomenti già considerati dal governo quando aveva scelto il complesso di Santa Caterina, che – detto per inciso – è una proprietà del Cantone. Per i parlamentari, inoltre, saranno innumerevoli le possibili sinergie con le Isole di Brissago, di recente acquisizione da parte dello stesso Stato, la cui gestione è stata attribuita al Dipartimento del territorio.
Dal punto di vista politico, la missiva specifica: ”Riteniamo che mettere continuamente e nuovamente in discussione delle decisioni già prese, senza aggiungere nuovi elementi, e che a suo tempo sono state attentamente ponderate, non faccia altro che procrastinare inutilmente l’inizio del nuovo capitolo nella storia del Museo cantonale di storia naturale, e rappresenti delle ulteriori inutili spese per il Cantone. Inoltre il mandato di studio in parallelo ha confermato la realizzabilità del Museo cantonale di storia naturale nel comparto Santa Caterina. Il Collegio degli esperti ha raccomandato all’unanimità uno dei quattro progetti presentati, le cui risultanze saranno sottoposte a breve al Consiglio di Stato”. La richiesta: confermare la decisione del 2017, suffragata oltretutto da nuovi concreti elementi (come la stazione di Locarno, il potenziamento del trasporto pubblico, le sinergie con le Isole di Brissago), e dallo stato d’avanzamento dei lavori.
Anche il Convivio intercomunale dei sindaci del Locarnese, nella lettera a Zali, ribadisce che Locarno è l’ubicazione ideale. Il comparto scelto è nel cuore del centro urbano, a poca distanza dalla stazione ferroviaria di Muralto e quindi facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici (pensando alle scolaresche di tutto il cantone). Inoltre a 100 metri dall’ex convento c’è l’autosilo di Largo Zorzi, recentemente acquistato dalla Città.
“Il futuro museo diventerebbe parte di un circuito turistico, alla scoperta del territorio del Locarnese, assieme alle Isole di Brissago con le sue piante tropicali, alle Bolle di Magadino con oltre 300 specie di uccelli, al Parco del Piano, al Monte Verità, alle valli Verzasca, Maggia, Onsernone e alle Centovalli con i loro fiumi, le montagne, le cascate e le innumerevoli possibilità di escursioni, molto apprezzate da cittadini e turisti”, aggiungono i sindaci. Il Museo cantonale di storia naturale a Locarno “fungerebbe da stimolo o punto di partenza per la conoscenza dell’intero territorio cantonale”, incuriosendo i molti turisti della regione e spronandoli a scoprire altre realtà ricche in biodiversità o di particolare interesse naturalistico, Leventina compresa.
In conclusione: “I tempi sono insomma maturi per la realizzazione di questo importante tassello di promozione del territorio in uno stabile cantonale di grande pregio, quello del convento di Santa Caterina, che necessita di nuovi contenuti e che, anche per la situazione architettonica particolare, con il suo giardino interno e i suoi spazi attualmente non accessibili, aumenterebbe notevolmente l’attrattiva del museo”. Perciò anche il Cisl punta sulla conferma della decisione governativa del 2017.