L'incredibile exploit di Carlo Guidotti, classe '49. 'Vado in bici e in rampichino e guardo solo i pedali'. Fra gli incontri in vetta, uno con Sua Maestà Contador...
«Guardo solo i pedali. E salgo». Non ci vuole tanto, a sentire lui. E ascoltandolo parlare con quell'inflessione calma pare di vederlo pedalare, un colpo dopo l'altro, concentrato, determinato, per contabilizzarne ancora una. Cui ne seguirà un'altra, e un'altra ancora.
Carlo Guidotti, 71 anni, di Monte Carasso, ha un record: per 500 volte è salito in bici all'Alpe di Neggia partendo da Vira Gambarogno. «Mai - precisa - sono partito da Maccagno». Probabilmente perché il versante italiano è meno duro di quello svizzero. «E mai - sottolinea - mi sono servito di ausilii tipo motori nascosti o batterie». Solo gambe, testa, e un fisico adatto: 1 metro e 72 per 62 chili.
La trama non cambia, se consideriamo il periodo durante il quale Guidotti ha inanellato le sue 500 salite (3 luglio 2014-21 maggio 2020): ogni lunedì e ogni giovedì prende l'auto, carica la bici nel baule, va in Gambarogno, posteggia a Vira, tira un sospiro e comincia a salire senza mai alzare la testa. Tredici chilometri per 1'200 metri di dislivello. Con l'afa o il gelo fa lo stesso: i tempi di percorrenza sono più o meno sempre quelli: un'ora e 50-55 con la bici da corsa e due ore e 10 con il rampichino. "Lungo la strada oramai mi conoscono - dice - e mi suonano il clacson per salutarmi. E quando arriva il postale mi metto a sinistra, almeno può sorpassarmi».
Mentre sale non pensa a niente, il Carlo. Solo a pedalare. Ma ragiona sui rapporti, che cambiano in base alla pendenza. «Sul pedalate.ch mi danno una media del 9 e mezzo percento, con una punta massima del 13 negli ultimi 5 chilometri». Giunto in cima? «Ho sempre qua il mio sacco, che d'inverno, con tutti i vestiti di ricambio, pesa 4 chili. In genere mi rifugio alla fermata del postale e scambio due parole con chi c'è su. Poi ridiscendo». Ma non prima di essersi concesso, se del caso, qualche incontro inatteso, indimenticabile: nel 2016 "El Pistolero" Alberto Contador («era a luglio, dopo il ritiro dal Tour de France. Ma lui era salito da Maccagno, con il suo gregario Hernandez»), e poi Oliver Zaugg («davvero un tipo gentilissimo») e l'altro ex pro svizzero Gregory Rast. Tutti grandi esempi, per Guidotti. Come quel Beat Breu che proprio sulla Vira-Neggia aveva vinto un Campionato svizzero in salita e dal quale forse Carlo ha deciso di partire per la sua personalissima sfida.
Il lunedì e il giovedì, dunque, in sella nel Gambarogno. Gli altri 5 giorni, desumiamo, a tirare il fiato... «Beh, non esattamente - risponde lo scalatore -. Sono attivo anche il martedì e il sabato: faccio la Faido-Carì, altri 900 metri di dislivello, su 12 chilometri». Due itinerari fissi cui se ne se aggiungono altri sporadici come la salita al Gesero, la Cugnasco-Monti Motti o quella considerata «la più dura di tutte», ovverosia la Gravesano-Arosio, in arte "Penüdria". «È incredibile - esclama Guidotti -: ha punte del 20 percento. Sono 4 chilometri ma l'ho fatta solo due volte perché non siamo già più nell'umano».
Molto umano, per il nostro, è registrare l'attività ciclistica in salita per tramandarla ai posteri. Nel suo ordinato "resoconto 2019" c'è dentro tutta un'annata che illustra il "senso" di una passione: "Percorso, solo salite asfaltate - si legge -. Salita pura, totale km 2'211,500; dislivello totale 189mila 583 metri; uscite totali 185", di cui 91 per la Vira-Neggia, 49 per la Faido-Carì, 26 per la Cugnasco-Monti Motti («ma spesso al bivio proseguo per i Monti della Ganna, dai quali la vista è favolosa») e altre 19 occasionali.
Tempo per la famiglia, quindi, ben poco, obiettiamo di getto, temerari. E allora il Guidotti tace un attimo, pensa a qualsiasi cosa è meglio non dirci ad alta voce, poi piazza il sigillo, magistrale: «Nove marzo '49: celibe dalla nascita». Allora non c'è solo salita, nella vita di quest'uomo.