Locarnese

Imperversa il lupo. 'C'è chi si farà giustizia da solo'

Grande preoccupazione fra gli allevatori verzaschesi e valmaggesi. Armando Donati: 'O si tutela noi, o il predatore'

13 maggio 2020
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«Se l’autorità non si muove il grosso rischio è che qualcuno cominci a farsi giustizia da solo. L’eventualità mi spaventa, perché sono da sempre per la legalità. Ma la situazione è di una tale gravità che gli allevatori sono alla disperazione». Mentre ieri mattina pronunciava queste parole, il presidente dell’Associazione per un territorio senza grandi predatori (ATsenzaGP), Armando Donati, ci ricordava una telefonata ricevuta mezz’ora prima mentre con 50 ovini (27 pecore e 23 agnelli) si dirigeva alla Valle di Tomé, confinante con la Valle di Cocco, di fronte a Brontallo. «Mi hanno appena detto che fra la Valle di Cocco e la Valle Serenello sarebbe stato avvistato un altro lupo. Si immagini con quale spirito mi ritrovo adesso: lo spirito di chi porta i suoi animali al macello. Alle mie 50 pecore se ne aggiungeranno entro giugno, in pascolo libero, altre 50 di un'allevatrice di Menzonio. Quella zona non ammette "fisicamente" alcuna possibile misura di protezione. Quindi in pratica li lasceremo allo sbaraglio completo. Possiamo soltanto incrociare le dita e sperare che un lupo non decida di avvicinarsi».

La lettera agli allevatori

Come presidente dell’ATsenzaGP Donati aveva firmato a fine aprile una lettera inviata alla ventina di allevatori ancora attivi in Valle Verzasca. Tema, i nuovi avvistamenti (2 e 3 marzo) del lupo in valle, con relative predazioni e ulteriori avvistamenti nelle settimane successive. “Per il momento - scriveva - tutto sembra indicare che l’esemplare sia ancora presente sul territorio”.

Seguivano un’attestazione di “massima solidarietà" nei confronti degli allevatori stessi e "l’impegno a intraprendere tutto il possibile affinché l’allevamento tradizionale possa continuare ad essere praticato come finora”. Non mancavano le raccomandazioni come annotare "data, orario e luogo” di ogni avvistamento o predazione, nonché ogni lavoro e onere finanziario supplementare (recinti, sorveglianza, eccetera) causati dal lupo. E veniva poi ricordato che nel 2013, quando il predatore si era installato in Vallemaggia, “il Consorzio ovicaprino della Valmaggia aveva messo in atto una simile strategia e il Cantone aveva riconosciuto ai diversi allevatori una certa indennità per lavori supplementari e spese varie”. L’associazione si dice oggi consapevole che “la preoccupazione per l’incolumità dei vostri animali e per il futuro delle vostre aziende non può essere compensata da alcun risarcimento finanziario”. Tuttavia, "è giusto che le autorità cantonali e federali, che continuano a proteggere i grandi predatori, si assumano tutte le responsabilità, anche quelle di carattere finanziario, di tale scelta”. Va notato che la lettera era il frutto di un’escalation di predazioni - nella vicina Val d’Osola il 13 aprile, a Lavertezzo il 26 - e del timore generato da due avvistamenti, entrambi avvenuti a Frasco, tutti e due durante il giorno.

'Soglia di predazioni: troppe lungaggini'

A proposito degli avvistamenti diurni, Donati rileva oggi che «le autorità devono essere particolarmente attente. Lo indica anche la “Strategia lupo”. Questo poiché vi possono essere comportamenti problematici da parte del predatore». Più in generale, «la situazione di perdurante incertezza è una costante che dura ormai da anni. Nel 2008 in Verzasca eravamo allo stesso punto, poi il lupo se n’era andato; e nel 2011 a Cerentino era successa la stessa cosa». Cerentino che è espressione di una Vallemaggia dove gli allevatori, come in Verzasca, sono un’altra ventina almeno. «Non possiamo sempre sperare nella fortuna - prosegue Donati -. L’autorità a parole sostiene l’importanza di salvaguardare l’allevamento tradizionale, libero, ma nello stesso momento tutela il lupo in maniera tale da consentirgli di agire indisturbato. Come misure si parla di recinzioni o di cani da protezione, ma è evidente che le prime in molti luoghi sono impossibili, e la presenza di eventuali cani è subordinata a quella costante degli allevatori, che pure non è immaginabile». Quanto alla soglia di predazioni da raggiungere per far scattare gli abbattimenti, «sono 25 in un mese o 35 in 4 mesi, da ascrivere allo stesso esemplare. Per dimostrarlo ci vogliono gli esami del Dna, che vengono effettuati dopo l’ultima predazione. E ci vogliono ancora 4-6 settimane».

Ieri l'immagine del presunto lupo è stata visionata dall'Ufficio caccia e pesca, secondo il quale potrebbe trattarsi di una volpe. «Poco cambia nella sostanza - commenta Donati -. Di lupi ce n'è in giro a sufficienza e noi ci sentiamo continuamente appesi a un filo».