Locarnese

Locarno, l'ospedale non è più solo Covid-19

Riapertura progressiva di ambulatori e chirurgia. Ma pronti in 48 ore nel caso di una nuova ondata di contagi

Ti-Press
8 maggio 2020
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Circa due mesi fa La Carità di Locarno è stato designato quale ospedale Covid-19 per tutto il cantone. Poi si è aggiunta  la clinica Moncucco, nel Luganese. Ora, con un calo costante dei contagi e del numero di persone ammalate, per il nosocomio locarnese è prevista una progressiva riapertura degli ambulatori e della chirurgia.

Stamane il direttore Luca Merlini, accompagnato dal responsabile sanitario Michael Llamas e dal capo servizio del pronto soccorso Damiano Salmina, ha spiegato ai giornalisti come sarà organizzato il rientro alla normale attività. «Attualmente i pazienti Covid-19 da noi sono 23, otto dei quali in cure intense. Alla Moncucco sono 17 (tre in cure intense). Ieri il governo ticinese ha deciso la diminuzione dei letti a disposizione per il coronavirus: da noi fino al 27 maggio ne sono previsti 121, di cui 21 in cure intense. Abbiamo quindi la possibilità di riprendere con le attività mediche non Covid e con le degenze al secondo piano. Al terzo piano restano i casi legati al virus, mentre il quarto è mantenuto quale riserva».

Una riserva che non si può ancora togliere, anche perché La Carità garantisce, in caso di recrudescenza della pandemia, un grado di prontezza di 48 ore: «Ciò significa che nel giro di due giorni possiamo ritornare a dedicarci ai pazienti Covid-19, come durante il picco - spiega Merlini -. Ma speriamo che ciò non accada».

Entrate separate e altre misure di sicurezza sanitaria

I vertici dell'ospedale locarnese hanno quindi spiegato nel dettaglio la nuova organizzazione. In sintesi, ci saranno entrate separate e anche al pronto soccorso la presa a carico sarà differenziata. Riprenderanno a funzionare le sale chirurgiche e riapriranno i diversi reparti e gli ambulatori specialistici. Da settimana prossima torna la dialisi e da giugno il pronto soccorso diurno della pediatria e l'oncologia.

«Negli scorsi due mesi si è allungata la lista di attesa per i pazienti non Covid che ora possono, e devono, essere adeguatamente accolti anche nella nostra struttura - ha concluso Llamas -. L'obiettivo è quello di garantire delle ottime cure con un altissimo grado di sicurezza. La paura del virus ha portato a un certo qual timore degli ospedali, con il rischio, da parte di alcuni pazienti, di trascurare diverse patologie non Covid».

Nessun cambiamento, per contro, per quanto riguarda le visite di parenti e amici: alla Carità, così come in tutte le strutture mediche del Ticino, non sono ancora permesse.