Le Fart - come le oltre 120 altre aziende svizzere - gestisce l'emergenza tramite il Cts, tenuto... a battesimo dal Covid-19
Attività ridotta del 50%, passeggeri dell’85%. Le cifre registrate dalle Ferrovie e autolinee regionali ticinesi (Fart) dall’inizio della pandemia rendono benissimo l’eccezionalità del periodo. “Ma è anche vero che attività e passeggeri ridotti non significano per forza molto meno lavoro – spiega Filippo Tadini, responsabile sicurezza e qualità dell’azienda di trasporto -. Anzi. Si lavora in modo diverso e una sottolineatura va fatta riguardo alla disponibilità dei dipendenti, che chiamati fuori turno o addirittura fuori funzione – come gli autisti nei lavori di pulizia - non si sono mai tirati indietro. Davvero un raro esempio di lavoro di squadra”.
Emergenza significa anche – e forse soprattutto – coordinamento. Da questo punto di vista il discorso di Tadini lascia le sponde del Lago Maggiore e va ad abbracciare un contesto nazionale. Perché parla del cosiddetto Cts, il Coordinamento dei trasporti in vista di casi di sinistri, “che in questo momento pianifica centralmente tutte le misure necessarie per far fronte alla situazione di crisi”. Sostanzialmente, sotto il controllo del Cts “è mutata profondamente l’operatività di circa 120 imprese di trasporto pubblico. Dall’inizio dell’emergenza Covid-19, tutte le imprese di trasporto pubblico adottano misure che vengono impartite da quest’organo centrale, dove sono presenti Ustra, Ffs, Autopostale e Skyguide. Si tratta di misure che spaziano da concetti d’orario a direttive di profilassi, alla gestione del personale, eccetera – dice Tadini -. Ogni settimana le imprese sono informate sull’evoluzione della pandemia e gli organi sopra citati informano in merito alle nuove misure da adottare per armonizzare l’offerta a livello nazionale. In questo processo (“top-down”) le imprese hanno la possibilità di inviare le loro osservazioni in funzione dell’esperienza e delle condizioni locali e proporre delle misure puntuali che dovranno essere verificate e autorizzate anche dal committente di ogni Cantone”.
L’obiettivo è tenere la “coperta” ben posizionata, per evitare che coprendo la testa rimangano fuori i piedi; fuori di metafora, dice Tadini, “c’è in atto un continuo lavoro di affinamento del servizio di trasporto pubblico per consentire all’utenza di continuare a viaggiare in un contesto coordinato. Il che – se pensiamo anche solo alle coincidenze fra le diverse corse - va ovviamente molto oltre alla singola azienda di trasporto”. Per il Cts è, questo, il primo vero impegno “sul campo” in Svizzera. Pensato in caso di sinistro maggiore e gestione di catastrofi o situazioni di emergenza, ha finora vissuto solo sulle simulazioni.
Specificamente per quanto riguarda le Fart, situazioni “fuori norma” come ad esempio i caso di assembramento che possono verificarsi su determinate corse, vengono immediatamente isolate e trattate. “Tutte le linee sono sotto costante controllo. Al sistema di conteggio automatico dei passeggeri abbiamo affiancato un doppio controllo di utilizzo dei mezzi da parte dei nostri conducenti, che informano giornalmente la centrale operativa in caso di problemi. Questo sistema di informazione ci ha permesso di inserire dei bus di sussidio per alcune corse, dove si è registrata una domanda crescente di mobilità. In alcuni casi abbiamo anche bloccato l’accesso al “penta-posto” in fondo ai bus. Senza dimenticare che – come succede in tutta la Svizzera – l’accesso dalla parte del conducente è stato bloccato, sono stati resi inagibili i primi posti davanti e nessun biglietto viene venduto a bordo. Per non dire della pulizia, che per ovvi motivi è raddoppiata… Insomma, anche nel lavoro teoricamente ridotto, si continua a darsi da fare. L’obiettivo è mantenere un trasporto minimo coordinato in un’ottica di sicurezza e profilassi sia per il personale, sia per i passeggeri”.