Dopo le dimissioni della direttrice sanitaria è necessario fare ordine anche a livello amministrativo. La casa anziani di San Nazzaro è a un bivio
Nuovo direttore sanitario (e medico del personale) cercasi alla casa per anziani Cinque Fonti di San Nazzaro. È la conseguenza delle dimissioni presentate dall’attuale direttrice sanitaria Valentina Besse, che per motivi personali ha deciso di uscire di scena a decorrere dal 1. maggio. La notizia della prossima partenza di Besse è stata data in mattinata al personale e agli ospiti e sarà ufficializzata per lettera ai familiari.
La realtà delle cose è certamente più complessa rispetto ad una semplice dimissione per "motivi personali". La dottoressa Besse è figlia del dottor Enrico Pelloni, già lui stesso direttore medico della casa per anziani e poi membro del Consiglio di Fondazione della struttura. Entrambi erano stati oggetto dei dubbi del nuovo e ormai ex direttore amministrativo al momento della sua entrata in carica. I dubbi riguardavano possibili conflitti di interesse generati dai doppi o tripli ruoli da loro avuti in seno all'istituto, nonché ai mandati diretti conferiti dalla casa anziani - finanziata dal Cantone - alla ditta del marito della direttrice sanitaria. A stretto giro di posta il direttore amministrativo era stato licenziato. Il motivo ufficiale: la presunta necessità di riorganizzare in profondità la gestione amministrativa dell'istituto, che era poi passata ad interim all'Associazione locarnese e valmaggese di assistenza e cura a domicilio (Alvad). Una scelta oggettivamente stupefacente: non si assume qualcuno per poi licenziarlo appena ha sistemato la scrivania per iniziare a lavorare; ed è difficile anche pensare che nelle sue poche settimane di operatività il direttore - attentamente selezionato nell'ambito di un concorso pubblico - sia riuscito a inanellare manchevolezze tali da giustificarne l'allontanamento.
Infatti, il licenziamento era sfociato in una causa in Pretura, tutt'ora in corso. Causa in cui fra l'altro la Cinque Fonti è tutelata dall'avvocato Gabriele Gilardi, figlio di Stefano, che è presidente di Alvad (dove la dottoressa Besse figurava a un certo punto come medico del personale).
Va ricordato che prima della Besse si era dimesso il papà, lasciando a inizio febbraio il Consiglio di Fondazione della casa anziani. E lo stesso, in precedenza, aveva fatto polemicamente Maurizio Sargenti, rappresentante del Cantone. Unitamente al dottor Pelloni aveva gettato la spugna il presidente e membro di diritto padre Bogdan, le cui dimissioni erano però state rifiutate dalla Diocesi di Lugano, che è autorità di nomina e che ripetutamente aveva espresso il suo dissenso per la piega che hanno preso gli eventi alla casa anziani. Al termine di questa girandola ne era uscito un nuovo CdF con padre Bogdan, Tiziano Ponti ed Eros Nessi, sindaco e vicesindaco di Gambarogno.
Proprio questo consesso sta gestendo ora la delicata fase di transizione fra l'attuale interinato Alvad e ciò che sarà in futuro. Secondo nostre informazioni avrebbe chiesto all'Ufficio anziani se sia legalmente possibile sperimentare il sistema "misto" (con Alvad) anche dopo la scadenza dell'interinato. La risposta da Bellinzona è che entro giugno dovrà essere ripristinata una direzione amministrativa sulla base della Legge anziani. Se essa potrà basarsi o meno sull'intervento di Alvad, non è dato sapere. In ogni caso, si tratterà di bandire un concorso d'assunzione per un nuovo direttore e la domanda da un milione è se il nuovo CdF sia disposto a reintegrare quello frettolosamente lasciato a casa. Domanda secca che il legale dell'ex direttore ha posto in questi giorni al Consiglio di Fondazione, ricevendo una riposta orale negativa da parte del legale del CdF. Non ci è stato possibile capire se il "no" fosse riportato da una decisione del Consiglio - che tra l'altro per statuti non aveva neppure la facoltà, come organo, per decidere un licenziamento, che spetta al vescovo - oppure sia stata una presa di posizione personale dell'avvocato.
Intanto, lo stesso CdF sta lavorando su un nuovo statuto che preveda fra l'altro l'allargamento da 3 a 5 membri "così come auspicato dal vescovo”. E nella casa anziani, alle prese con l'emergenza coronavirus, stanno emergendo dinamiche rassicuranti. Secono una qualificata fonte interna, «il personale sta dando prova di grande disponibilità anche nell'assunzione di funzioni d'appoggio. Non mancano i suggerimenti spontanei orientati ad ottimizzare determinate situazioni». Insomma, nonostante tutte le incertezze, la Cinque Fonti sta rispondendo in maniera impeccabile.