Locarnese

'Cinque Fonti', tante domande. Casa anziani alla lente

Dopo il licenziamento del direttore l'istituto del Gambarogno è attualmente sotto conduzione Alvad. Ed emergono alcune criticità

21 gennaio 2020
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La direzione amministrativa della casa per anziani Cinque Fonti di San Nazzaro – attualmente assunta ad interim da Alvad, dopo il licenziamento dell’ex direttore, in carica per 3 mesi – potrebbe in futuro contemplare «collaborazioni regionali nel settore sociosanitario». Lo ha detto ieri in parlamento il ministro del Dss Raffaele De Rosa rispondendo ad un’interpellanza di Matteo Pronzini per l’Mps. Se ne desume che questa soluzione temporanea potrebbe diventare definitiva. Questo, ha chiarito De Rosa, dopo che il Consiglio di Fondazione avrà formalizzato il nuovo assetto organizzativo, «definendo chiaramente la figura che assumerà il ruolo e le responsabilità di direttore amministrativo». Un Consiglio di Fondazione che per altro è attualmente ridotto a due membri, visto che il rappresentante del Cantone si è dimesso dall’incarico con strascico polemico.

Pronzini aveva sollecitato il governo prendendo spunto dalla situazione poco tranquilla in cui versa la casa per anziani gambarognese; un istituto che dopo il pensionamento dell’ex direttrice amministrativa aveva assunto a concorso il suo successore, che però era appunto durato pochissimo. Alla base del licenziamento – poi impugnato e attualmente in Pretura poiché considerato abusivo – potrebbe esserci stata la volontà di maggior chiarezza sulle dinamiche interne, e sui ruoli, espressa dal nuovo arrivato. Una volontà che potrebbe essersi scontrata con la conduzione profondamente familiare dell’istituto, come la sua storia. L’ormai ex direttore, infatti, aveva sollevato interrogativi che andavano a scalfire un “modello” di gestione consolidato negli anni e basato fondamentalmente sia sull’eredità dei ruoli, sia sull’assunzione di impegni che potrebbero generare dei conflitti di interesse. Questo, partendo dai seguenti dati oggettivi: l’attuale direttrice sanitaria della struttura – finanziata dal Cantone – è figlia dell’ex direttore sanitario e attuale membro del Consiglio di Fondazione. Quest’ultimo ricopre però contemporaneamente anche il ruolo di medico della casa, mentre la figlia è sia direttrice amministrativa, sia medico del personale. Inoltre, stando a nostre informazioni, alla ditta romanda del marito della direttrice sanitaria vengono conferiti mandati sia in merito alla fornitura dei braccialetti “anti-fuga” degli ospiti, sia all'implementazione della rete wi-fi nell'istituto.

Non è tutto. Dopo il licenziamento del direttore – motivato con una ancora non meglio definita ristrutturazione – sono venute a mancare altre due figure importanti come il contabile (ma nel frattempo ne è stato introdotto un altro) e la governante, ed è appunto stato instaurato un modello di gestione su base Alvad (l’Associazione locarnese e valmaggese di assistenza e cura a domicilio) che ha visto da una parte il reintegro temporaneo della direttrice precedente, e dall’altra la “promozione” a direttore amministrativo di un dipendente Alvad. Questi, all’estero, aveva maturato esperienza nella gestione della salute e della sicurezza sul posto di lavoro, ma non nello specifico ambito delle case anziani, bensì con le compagnie di navigazione. Perciò, per molte questioni attinenti al “contesto anziani”, referente del direttore è il suo omologo all’Alvad, Gabriele Balestra (il quale in effetti si era presentato al personale quale nuovo responsabile amministrativo ad interim).

Gremio ridotto ma operativo

C’è, poi, il filone del licenziamento dell’ex direttore, dove Alvad riappare per così dire sotto mentite spoglie: in Pretura, pochi giorni fa, durante un’udienza di conciliazione fra ex direttore e Consiglio di Fondazione, quest’ultimo si è fatto rappresentare non dall’abituale avvocata, ma da Gabriele Gilardi, figlio di Stefano Gilardi, presidente Alvad. Nomina, questa, evidentemente decisa dai due membri superstiti del Consiglio di Fondazione, che avrebbero inoltre già formulato una proposta di sostituzione del membro cantonale dimissionario. Un gremio incompleto, dunque, ma ancora fortemente operativo.