Locarnese

Cartoline (con il cuore) da Città Vecchia

Il nucleo storico di Locarno nel bel documentario del regista di Minusio Paolo Vandoni, previsto domani a ‘Storie’ (Rsi)

4 gennaio 2020
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Un sensibile, sentito affresco di un territorio che cambia. Ma che mantiene invariato il suo spirito. Questo restituisce il bel documentario “Città Vecchia, vita nuova”, che il regista di Minusio Paolo Vandoni ha realizzato negli scorsi mesi per “Storie”, e che la Rsi manderà in onda domani, domenica 5 gennaio, dalle 20.40, con la presenza in studio di un locarnese Doc come Giò Rezzonico.

«Per me, che sono nato a Locarno, girare questo film è stata, diciamo, una... cosa di cuore, ma anche una responsabilità nei confronti di chi vive e anima la Città Vecchia. Si trattava di rendere giustizia alle dinamiche intrinseche del nucleo e alla sensibilità delle persone coinvolte, oltre che a quella di chi, pur non vivendoci, ama profondamente e frequenta la Città Vecchia».

Anche grazie al notevole lavoro di montaggio di Bettina Tognola, e ad azzeccati inserti d’archivio, il documentario è un viaggio riuscitissimo alla scoperta o alla riscoperta di alcuni personaggi che hanno fatto la storia del nucleo cittadino: da Piero Suini – che di generazione in generazione, con le sue storiche commesse, porta avanti il negozio di alimentari del quartiere – a Cipriano Giovanettina, il calzolaio per eccellenza, testimone di fatti e di confessioni; da Piero Cattaneo, già titolare di un negozio di frutta e verdura, da sempre collezionista e antiquario, a Daniel Steiner, scultore di rara capacità e grande profondità umana. Poi emergono le figure di Jan Römer (con la figlioletta Rosalba) che ha raccolto il testimone quale riparatore di bici in Sant’Antonio; di Marc Brosselard, l’uomo del tè, del “mitico” Mauro Pons e di Tiziano Catarin, campione di bocce ed operatore ecologico attivo in Città Vecchia. Ritratti di cuore sono soprattutto dedicati ad Ambra Giacometti, giovane e pluripremiata scrittrice, che con papà Maurizio e mamma Isabel ha visto cambiare il nucleo dal loro Garni Giacometti, e a Bassano e Marisa Vandoni, i genitori del regista, che in punta di piedi, con tanta umanità, accompagnano il figlio nel suo percorso artistico. E qui il film si fa testimonianza e preziosissimo ricordo.

«Ho cercato di imbastire un racconto corale puntando sulla poesia che è propria della Città Vecchia di Locarno. Tante storie finiscono, è vero, ma altrettante iniziano. Chi ha rappresentato l’anima del nucleo cede il posto a nuova linfa, proveniente da fuori ma subito catturata dallo spirito impareggiabile di questo luogo magico. Tutto ciò – riflette Paolo Vandoni – rappresenta per la città, e la sua “culla” in particolare, un autentico patrimonio».