Locarnese

Mani tese (con un piatto caldo)

Il ruolo sociale sempre più importante del servizio pasti a domicilio curato da Pro Senectute, che riceverà quest'anno quasi 400mila "grazie"

21 ottobre 2019
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Ci sono gli incontri quotidiani, appuntamenti molto attesi da entrambe le parti. C’è la passione della “squadra” di fornitori dei pasti, formata da 6 donne e un uomo che coprono la valle per portare un segno di vicinanza, di appoggio. Ci sono i confronti, le confidenze, le richieste di aiuto o di vicinanza per lenire, se del caso, gli inevitabili moti di solitudine.

C’è insomma tutto un mondo, dietro il servizio pasti a domicilio in Vallemaggia, basato al Centro socio-sanitario di Cevio e gestito da Pro Senectute: un servizio imprescindibile la cui valenza pratica – portare un pasto caldo a chi ne ha bisogno – è altrettanto importante di quella sociale: consente infatti di arginare lo spopolamento delle frazioni più discoste, mantenendo a domicilio chi altrimenti – causa impedimenti e acciacchi dovuti all’età – sarebbe costretto a ricorrere alla casa di riposo. «Al servizio fa attualmente capo una quarantina di utenti, che giornalmente serviamo in 4 giri – spiega alla ‘Regione’ la responsabile Donatella Ricci –. Riguardano Cavergno e Valle di Peccia; Cavergno, Someo e Giumaglio; Maggia, Lodano e Aurigeno; nonché il Comune di Avegno Gordevio. A Cerentino siamo andati fino a qualche anno fa, ma ormai non abbiamo più nessuno, come del resto in Rovana. L’obiettivo è consegnare a domicilio – quotidianamente o per alcuni giorni alla settimana – pasti caldi a chi non è più in grado di provvedere autonomamente. C’è anche la possibilità di fornire pasti freddi, da riscaldare, che coprono il fabbisogno di un’intera settimana. La cucina è quella del Centro socio-sanitario di Cevio, che è la nostra base sul territorio».

Da come racconta della sua pluriennale esperienza, iniziata nel 2001, Donatella Ricci lascia trapelare un aspetto centrale: quello secondo cui sono i sentimenti, il vero motore del lavoro quotidiano: «Per i nostri anziani – o per le persone malate o infortunate che temporaneamente richiedono il servizio – siamo un importante punto di riferimento. Sono contenti che arriviamo, esattamente così come noi siamo felici di andarli a trovare. C’è naturalmente l’aspetto essenziale – la consegna del pasto caldo – ma abbiamo anche altre funzioni. Una è prettamente umana, ed è fatta di confidenze, di racconti, di ricordi, di condivisione; e attorno a ciò si sviluppano attaccamento, simpatia e affetto. Poi c’è la funzione di controllo. Conosciamo le abitudini dei nostri anziani e se qualcosa esula dal normale “ritmo” del quotidiano – anche soltanto una tapparella chiusa –, lo notiamo subito. Capita ad esempio di trarre in salvo persone che dopo essere cadute si trovano nell’impossibilità di muoversi. Grazie ai corsi che abbiamo frequentato, possiamo fornire un aiuto di primo soccorso, per dare poi, se del caso, l’allarme alla più ampia rete di sostegno presente in valle».

I beneficiari vengono segnalati dall’Avad (il servizio di aiuto domiciliare), dalle strutture ospedaliere o direttamente dai familiari. «È per fortuna molto raro che delle persone anziane non abbiano un appoggio parentale – sottolinea la vice-responsabile, Cristina Domenighetti –. Tuttavia, per svariati e comprensibili motivi, molti parenti non possono raggiungere quotidianamente i loro cari. A questo può pensare il servizio pasti, grazie al quale la permanenza a domicilio rimane possibile per più tempo, e tutti sappiamo quanto ciò sia importante per un anziano».

Un’importanza “restituita” con piccoli gesti come il lavoretto fatto a maglia, la torta di bentornato, la carezza o lo sguardo che significano “grazie” senza il bisogno di dirlo.

«Poi – conclude Donatella Ricci – succede che nell’ambito dell’attività intervenga il lutto. Può accadere, anche se di regola seguiamo i decorsi e le ultime fasi non sono più a domicilio. Va messo in conto, siamo preparati. Anche se in realtà non possiamo mai esserlo abbastanza».

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