Locarnese

Abusi sulla figliastra: 'Avrei dovuto proteggerla'

Confusa deposizione del patrigno sotto processo per atti sessuali con fanciulli, in corso a Lugano

(Ti-Press)
4 settembre 2019
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«Solo una volta mi ha chiesto perché le facessi quelle cose lì e le ho detto perché le volevo bene», ha risposto il 60enne accusato di atti sessuali con fanciulli alla presidente della Corte delle Assise criminali di Locarno (riunite a Lugano) Francesca Verda Chiocchetti, durante la prima parte del dibattimento a porte chiuse tenutosi ieri. La pubblica accusa è rappresentata dal procuratore Nicola Respini; il rappresentante accusatore privato è l’avvocato Marco Masoni e la patrocinatrice d’ufficio dell’imputato l’avvocato Chiara Buzzi.
Un dibattimento lungo, teso a sviscerare i fatti che vedono accusato il 60enne domiciliato nel Locarnese che, fra il novembre 2016 e l’agosto 2018, ha ripetutamente abusato della figliastra (aveva 13 anni quando sono iniziati gli abusi) in diverse occasioni; a casa, spesso sul divano davanti alla televisione o nella sua stanza, in momenti in cui la moglie e la sorella erano assenti, oppure si trovavano in altre camere.

 L’uomo è accusato di ripetuti atti con fanciulli; ripetuta coazione sessuale; ripetuti atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere. Agiva esercitando pressioni psicologiche sulla giovane, costringendola a subire contro la sua volontà gli abusi, si legge nell’atto d’accusa. Capi d’imputazione che, secondo quanto riportato nel documento, prevedono una sanzione minima di 5 anni di pena detentiva (l’uomo è stato incarcerato preventivamente ad agosto 2018 e posto in esecuzione anticipata della pena dal novembre dello stesso anno). I fatti sono iniziati verso la fine del 2016, quando l’uomo era rimasto a casa in malattia, come dichiarato durante l’inchiesta. Nei circa due anni, secondo l’imputato gli eventi sarebbero avvenuti 16-17 volte; mentre secondo la vittima 12-14. Abusi che iniziavano sempre con il solletico e con le carezze che portavano a baci, toccamenti, masturbazione, rapporti orali fino alla congiunzione carnale (eventi anche separati nel tempo), anche quando la ragazzina era addormentata.

Approcci cui la minorenne rispondeva opponendosi a parole – “basta ora”, “mi fai schifo”, “smettila” – fino a colpire, in uno dei casi, il 60enne con un pugno nel bassoventre. Durante il lungo interrogatorio, l’imputato è apparso spesso confuso, affermando di non ricordare, facendo lunghe pause prima di rispondere e asserendo di non rendersi conto di cosa stesse facendo. Confusione alternata a sprazzi di lucidità che in diversi frangenti lo hanno fatto risultare in contraddizione. Nell’ambito dell’istruttoria, è emerso altresì un precedente: l’uomo aveva abusato del nipote negli anni 90. A seguito di quei fatti, ha avuto un tracollo depressivo, di cui la moglie non sarebbe stata a conoscenza. Malattia per cui è tuttora in cura e che lo ha spinto al tentato suicidio in carcere, non sopportando la reclusione. «Quello che ho fatto è stata una cosa grave. Avrei dovuto proteggerla. Al posto di essere protettivo sono stato il carnefice».
Il dibattimento continuerà oggi con gli interventi di accusa e difesa e, forse, la sentenza.