In aula davanti alle Assise criminali un 60enne ticinese. E spunta un precedente degli anni '90
Almeno cinque anni, è questa la pena detentiva che l'accusa, sostenuta dal procuratore pubblico Nicola Respini, intende chiedere per l'uomo, un sessantenne del Locarnese, che fra il novembre del 2016 e l'agosto del 2018 ha ripetutamente abusato della figliastra minorenne in casa e in assenza di madre e sorella. "Quello che ho fatto è stata una cosa grave. Avrei dovuto proteggerla da persone come me. Al posto di essere protettore (protettivo, ndr), sono stato il carnefice", ha dichiarato l'imputato comparso oggi, mercoledì, davanti alla Corte delle Assise criminali di Locarno (riunita a Lugano) presieduta dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti, giudici a latere Aurelio Facchi e Brenno Martignoni Polti. Il 60enne deve rispondere di atti sessuali con fanciulli, ripetuti; coazione sessuale, ripetuta; atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere.
Nell'ambito dell'istruttoria, è emerso un precedente: l'uomo aveva infatti abusato del nipote, negli anni '90. A seguito di quei fatti conobbe un tracollo depressivo. La moglie, peraltro, non sarebbe stata a conoscenza dei fatti e, si conseguenza, dei motivi che avevano portato il consorte alla depressione.
Il dibattimento, a porte chiuse, sta ricostruendo i fatti – dai 12 ai 17 gli episodi evocati in aula, a dipendenza se valutati dalla ragazza o ripercorsi dall'imputato – di cui è stata vittima la giovinetta, patrocinata dall'avvocato Marco Masoni. Centrale nella mattinata l'interrogatorio dell'uomo, arrestato nell'agosto dell'anno scorso e ora in espiazione anticipata della pena, difeso da Chiara Buzzi.
Dall'istruttoria è emerso che il 60enne ha sofferto e soffre di depressione. Tanto da spingerlo anche a tentare il suicidio in carcere. Si è rivelato difficile per lui, come chiarito dalla giudice, sostenere la vita carceraria.