L'uomo, a processo alle Criminali di Lugano, era accusato di atti sessuali su due donne in cura nella clinica psichiatrica Santa Croce di Orselina
La prima accusatrice "non ha retto all’esame di credibilità", altrettanto la seconda, la cui versione è apparsa "inverosimile e priva di logica". La Corte delle Criminali di Locarno in Lugano presieduta dal giudice Manuela Frequin Taminelli (giudici a latere Renata Loss Campana e Luca Zorzi) ha prosciolto il 48enne infermiere – in nome del principio "in dubio pro reo" – dall'aver commesso atti sessuali su due pazienti della clinica psichiatrica Santa Croce di Orselina. "L'accusato ha respinto le accuse con contraddizioni legate a soli elementi di secondaria importanza. Al contrario, su punti centrali ha trovato conforto nelle conferme degli operatori sanitari e dei collaboratori", ha detto il presidente della Corte, che ha riconosciuto all'infermiere un'indennità parziale di poco più di 160mila franchi. La procuratrice pubblica Pamela Pedretti, così come l'accusatrice privata Sandra Xavier, hanno annunciato il ricorso in appello.
L'uomo lavorò dal 2013 al 2015 alla clinica psichiatrica Santa Croce di Orselina, prima di venire sospeso dalle autorità cantonali e dalla clinica in seguito alle dichiarazioni della presunta vittima, donna con disturbo schizoaffettivo (che dalla perizia psichiatrica emerge come soggetto "provocatorio, disinibito, che confonde realtà e fantasia", e che millantava altri rapporti con pazienti, personale curante e parenti in visita). Le dichiarazioni della stessa donna chiamavano un causa una seconda paziente, affetta da disturbi affettivi bipolari con fasi maniacali.
Per l'infermiere, la pp aveva chiesto 2 anni e 9 mesi di cui 6 mesi da espiare e il resto sospeso per un periodo di prova di 2 anni; l'avvocato difensore Marco Cocchi, invece, ne aveva chiesto l'assoluzione piena.