La prospettata vendita della casa-museo in via Albarelle ad Ascona continua a suscitare reazioni contrarie
Sta suscitando un’ondata di protesta la prospettata vendita della proprietà della Fondazione Ignaz e Mischa Epper, in via Albarelle 14 ad Ascona. L’acquirente, il vicino albergo di lusso, avrebbe l’intenzione di ricavare su quel sedime posteggi e servizi per i suoi ospiti (un bar, una sala fitness?). D’altra parte, l’affare permetterà alla Fondazione di risanare una situazione finanziaria per nulla rosea.
Nata per volontà testamentaria di Mischa Epper, la Fondazione ha quale scopo – iscritto a registro fondiario – di “custodire, curare e rendere accessibile al pubblico, senza fine utilitario, l’opera artistica di Ignaz e Mischa Epper nella casa Epper”. Parte dei soldi della vendita, a quanto pare, confluiranno nella Fondazione Rolf Gérard, pure con sede ad Ascona e pure in cattive acque. Fra le due, tuttavia, non c’è nessun legame di tipo storico o artistico. L’intera operazione è attualmente sul tavolo dell’Autorità di vigilanza sulle fondazioni.
La mossa portata avanti dal Consiglio di Fondazione Epper sta suscitando vive (e vivaci) reazioni. Oltre a un appello firmato da diverse personalità, di cui abbiamo dato notizia nelle scorse settimane e che è rimasto finora lettera morta, ci sarebbe chi sta pensando a una raccolta di firme. Tra chi non esita a esprimere il proprio dissenso pubblicamente troviamo il pittore Edgardo Cattori, che intravede parecchie ombre su una strategia portata avanti nel più assoluto riserbo: «Il ricavo, o quantomeno parte del ricavo di detta vendita (l’importo si aggirerebbe attorno ai 4 milioni e mezzo di franchi), sarebbe destinato al parziale acquisto e alla ristrutturazione di un immobile nel centro storico del Borgo, nel quale verrebbe ospitata (ed è questa la motivazione all’origine dell’operazione odierna), con il patrimonio artistico degli Epper, anche la Fondazione intitolata allo scenografo Rolf Gérard: un maldestro tentativo (non è il primo) di garantire anche a quest’ultima una sistemazione sicura in futuro. L’abuso, di una sfrontatezza inaudita, l’indebita appropriazione di fondi altrui per soddisfare esigenze di terzi, in sostanza equivale allo scioglimento della Fondazione di via Albarelle, i cui scopi e obiettivi statutari infatti, come si legge a chiare lettere all’articolo 2 del Regolamento della stessa, devono essere attuati “nella casa Epper in Ascona”».
L’articolo 2 è ripreso parola per parola dal testamento di Mischa Epper del 26 maggio 1978: “Scopo della Fondazione è di custodire, curare e rendere accessibile al pubblico, senza fine utilitario, l’opera artistica di Ignaz e Mischa Epper nella casa Epper”. Lì e non altrove. Se viene a cadere questo aspetto, allora va modificato il regolamento, stralciandone lo scopo. Ciò equivale a chiudere la Fondazione. «L’avallo dell’operazione – prosegue Cattori – comporterebbe per l’Autorità di vigilanza una palese inosservanza dell’articolo 84C, capoverso 2 del Codice civile svizzero, che statuisce, senza possibilità di equivocare, che essa deve provvedere “affinché i beni [nel caso concreto la proprietà che si vorrebbe vendere] siano impiegati conformemente al fine della Fondazione”».
Stando all’intervistato ci sono altri aspetti che sollevano dubbi: «Inquietante è il fatto che due membri dei rispettivi Consigli di fondazione, Epper e Gérard, siedano contemporaneamente in entrambi: il vicesindaco del Borgo Maurizio Checchi, attuale presidente della Epper, e Augusto Orsi, membro. Fermo restando che la presidente della Gérard è nel contempo la curatrice della Fondazione Epper. Conflitti o convergenze d’interessi? Né è meno inquietante l’atteggiamento dei funzionari dell’Autorità di vigilanza, non propriamente improntato alla trasparenza. Sollecitati da una lettera di Mario Matasci (già membro in passato del Consiglio di fondazione della Epper) con la quale giorni orsono chiedeva la sospensione “da subito” dell’autorizzazione della richiesta di vendita della proprietà in questione, rispondevano (telefonicamente) con un laconico “nessuna decisione è stata presa finora in merito”. Non soddisfatto, il gallerista di Tenero li invitava, di lì a qualche giorno con lettera raccomandata, a dargli conferma scritta. Richiesta rimasta, per quanto se ne sa, a tutt’oggi inevasa».
Già nel 1996-1997 vi fu un precedente tentativo di vendita della proprietà Epper, in via Albarelle 14 ad Ascona. Un’operazione – si disse allora – condotta alla chetichella, con il beneplacito dell’Autorità di vigilanza, che nel settembre ’96 concesse un suo preavviso favorevole. L’acquirente germanico aveva intenzione di utilizzare il sedime della casa con giardino e atelier d’artista per ampliare l’ingresso e l’area posteggi del vicino albergo a cinque stelle.
Si trattava in sostanza di una permuta o “baratto”. La Fondazione Epper sarebbe stata infatti sistemata in due villette dislocate in altre aree del Borgo, da usare come spazi per conservare ed esporre le opere dell’artista e di sua moglie. Diverse le voci contrarie e indignate che si sollevarono in quei mesi. Non se ne fece nulla perché all’ultimo momento (era la metà del mese di novembre del 1997) dal Consiglio di fondazione non ci fu voto unanime sulla proposta: la comunicazione arrivò tramite uno scarno comunicato stampa. Fu così bloccata (oggi possiamo dire, rinviata) l’operazione. Non si seppe quanti furono i voti contrari all’interno del Consiglio: ma uno solo sarebbe bastato. Infatti l’articolo 10 del regolamento della Epper precisa che nel caso dovesse venir intaccato il patrimonio, la decisione va presa all’unanimità. Uno dei cinque membri (René Harsch, residente a Zurigo) si era da subito dichiarato fermamente contrario alla permuta.
Inaugurato nel 1980, il Museo Epper nel corso degli anni ha proposto innumerevoli esposizioni, personali e collettive, con un totale di decine di migliaia di visitatori. Apprezzato il luogo espositivo che adempie i fini prefissati: far conoscere la Fondazione e le opere dei fondatori, allestire mostre, organizzare concerti, seminari e conferenze. Ignaz Epper è uno dei maggiori esponenti dell’espressionismo svizzero. La sua fama si basa sulla sua opera grafica, in particolare sulle xilografie create negli anni che vanno dal 1910 al 1920. La moglie, Mischa Epper, è stata pure lei una valida artista.