Il Legislativo ha dato il proprio benestare alla cessione della quota parte del Comune allo Stato. La parola passa ora al Parlamento
Non è un addio, quello pronunciato dai ronchesi lunedì sera all’indirizzo delle Isole di Brissago. Perché questo piccolo fazzoletto di terra emerso dalle acque del Lago Maggiore, da sempre vera e propria attrattiva turistica grazie al suo splendido Parco Botanico, continuerà a rappresentare, per la popolazione del Comune rivierasco, motivo di interesse. La decisione di cedere la propria quota parte al Cantone, accettata da 16 consiglieri su 17 (uno solo si è astenuto) non è stata presa a cuor leggero dai consiglieri. Lo si intuiva, d’altronde, già dai rapporti accompagnanti la trattanda delle scorse settimane. Sia commissione della gestione, sia commissione delle petizioni auspicavano una “continuità operativa” in grado di sviluppare e rilanciare le Isole, garantendo lavoro al personale (soprattutto quello residente nei tre Comuni ex proprietari, vale a dire Ronco, Ascona e Brissago) e collegamenti via lago funzionali. Entrambe erano comunque concordi sulla necessità di compiere questo passo. Lo Stato, in sintesi, unico ente decisionale d’ora in poi (ammesso che il Parlamento cantonale ratifichi l’accordo sottoscritto tra le parti, cosa che pare scontata) potrà operare una gestione più efficace.Tra le altre tematiche inserite all’ordine del giorno figuravano due crediti, approvati. Uno di 27mila franchi per l’allestimento del progetto di rinnovo dell’illuminazione pubblica con tecnologia LED ; un secondo per un importo di 56mila franchi necessario alla progettazione delle misure di premunizione caduta massi. Accettata pure la richiesta (inserita con la clausola d’urgenza) dell’Esecutivo di stare in lite con una ditta per un lavoro di bordura realizzato lungo la strada forestale della Corona dei Pinci. In pratica il Municipio contesta all’impresa edile la qualità del manufatto realizzato. In coda ai lavori, Aris Carrara (Plr) ha chiesto al Municipio di valutare la diminuzione del numero dei legislatori (oggi 25). Motivo? La difficoltà di reclutamento di persone veramente interessate ad occuparsi della gestione della cosa pubblica.