In un documento ufficiale, la reazione (composta) agli effetti collaterali dell’open air
Zero coperti di mercoledì. Qualcuno, fra Città Vecchia e zone limitrofe, ha addirittura chiuso i battenti per una o più sere. Altri ricordano gli 80 pasti di media tre anni fa, e adesso ne contano 10 o 15. Quando va bene.
Ad alzare il volume questa volta non è il fonico di Moon & Stars, ma gli esercenti locarnesi. La ‘sommossa’ ha i toni composti di chi, all’evento di assoluta qualità organizzativa, non ha nulla da rimproverare. Ma un malumore c’è e non proviene dalla sola Città Vecchia, già segnata da stagioni di chiusure, appelli ad affitti più equilibrati ed esclusa dal catering di Piazza Grande. Il documento ufficiale di questo malcontento porta la firma di ben 30 esercizi pubblici tra i quali spiccano 4 locali dell’area concerti. Che riportano una situazione tutt’altro che rosea: «Lavoriamo meno, durante il giorno non facciamo più niente, siamo barricati dentro, gli anziani non passano più», è una delle voci raccolte.
“Com’è ora, Moon & Stars è paragonabile ad un open air che di norma si fa in aree aperte e l’organizzatore ha tutto in mano. Qui parliamo di una città e dei suoi vari attori che vi risiedono tutto l’anno”. Questa la sintesi. Per i dettagli, si può partire da un’indagine degli stessi esercenti che dice di “un calo della cifra d’affari degli esercizi al di fuori dell’area interessata nei primi 3 giorni di Moon and Stars” quantificabile “in una media del 50% con punte fino al 70-80 %, dovute alla nuova situazione di Largo Zorzi”.
Largo Zorzi, o ‘Piazza Piccola’, estensione street food di Moon & Stars. È in quest’area, della quale chiedono il ridimensionamento, che i 30 firmatari vedono “dal 10 luglio al 13 agosto” la trasformazione di Locarno in “una cucina a cielo aperto”. Preoccupa il taglio del flusso di turisti verso la “Locarno culturale, architettonica e soprattutto gastronomica”, per un incanalamento definito “giro vizioso che non lascia scampo alla realtà locale”. Le dinamiche della Piazza Piccola relegano sullo sfondo temi come il “rumore giorno e notte” e portano a chiedere di incaricare dei servizi “prima gli esercenti della piazza, poi di Locarno e infine quelli a carattere regionale”. In mancanza di disponibilità di questi, allora sì “a tutti gli altri, come per i permessi di lavoro”.
Sul monopolio di Moon & Stars si aprono anche questioni relative al “garantire posti di lavoro e pagamento di contributi locali e non nel resto della Svizzera”, anche sulla scia delle parole di Dani Büchi alla ‘Regione’, lo scorso 17 luglio, sulla disparità di introiti di chi deve dividere la torta con gli esercizi in piazza (38 franchi il guadagno medio per catering unico, 11 franchi a Locarno). “Con un piccolo calcolo – spiegano gli esercenti – su 60mila persone realistiche si andrebbe a togliere un indotto ai locali di 1 milione e 620mila franchi”. Insieme a temi ecologici – andrebbero introdotti “bicchieri riutilizzabili con deposito, meno consumo di plastica e manodopera comunale per lo smaltimento” –, dubbi arrivano dal sistema Cashless, carta ricaricabile con la quale si paga tutto all’interno della piazza durante i concerti: “È compatibile con il diritto di pagare in contanti su suolo pubblico?”. Un ultimo punto riguarda i rapporti di buon vicinato tra ticinesi e svizzero-tedeschi: “Non chiediamo molto, ma un po’ di simpatia e meno arroganza da parte dell’organizzazione; un sorriso e un saluto non guastano mai…”.