Mozione per esporla il 5 maggio: 'La Svizzera fa parte del Consiglio sin dal 1963. Nulla a che vedere con l'Unione Europea'
Esporre la bandiera del Consiglio d’Europa, di cui la Svizzera fa parte sin dal 1963, tutti gli anni nel giorno dell’Europa, ossia il 5 maggio. A chiederlo con una mozione rivolta al Municipio di Locarno è il gruppo Ps in Consiglio comunale (primo firmatario Pier Mellini). “Il 4 maggio 2016, molto probabilmente con una certa leggerezza, a maggioranza il Municipio adottava quasi di nascosto una risoluzione per abolire l’esposizione della bandiera del Consiglio d’Europa in occasione del Giorno dell’Europa celebrato il 5 maggio”, esordisce il testo della mozione su cui dovrà esprimersi il plenum del Legislativo. La motivazione addotta per questa decisione “è che l’esposizione della bandiera con le 12 stelle gialle a cinque punte disposte in cerchio in campo azzurro potrebbe generare confusione tra i cittadini a causa del fatto che rappresenta due istituzioni distinte. Questa bandiera è stata in effetti originariamente adottata l’8 dicembre 1955 dal Consiglio d’Europa, di cui la Svizzera fa parte dal 1963; successivamente, però, la stessa bandiera è stata adottata anche dall’Unione Europea, che con il Consiglio d’Europa nulla ha a che fare e di cui la Svizzera non fa invece parte”.
A questo punto “considerato che l’esposizione della suddetta bandiera si limita però al Giorno dell’Europa, il 5 maggio appunto, riteniamo che tale ambiguità non sussista realmente: è evidente che l’esposizione di quella bandiera, quel giorno e in quel contesto, è un atto simbolico che fa riferimento al Consiglio d’Europa e i valori ad esso connessi, e non all’Ue”. Ciò detto, “riteniamo che, per quanto riguarda il 5 maggio, la scelta di non esporre la bandiera del Consiglio d’Europa sia impropria e diseducativa, preferendo non onorare un’istituzione di cui il nostro Paese fa parte già a partire dall’inizio degli anni ’60 e gli importanti princìpi che questa rappresenta pur di non rischiare di sollevare eventuali lamentele in materia di storia e di civica e preferendo cedere a questa misconoscenza piuttosto che prendere una decisione che potrebbe invece contribuire a educare i cittadini ai valori e a una coscienza storica degni di essere richiamati all’attenzione”.