Non ci sarà alcun “effetto Splügen”. La decisione della stazione grigionese di “regalare” ai ragazzi fino ai 12 anni la giornata sugli sci (come pure l’abbonamento stagionale) ha suscitato, inevitabilmente, le prime reazioni da questa parte delle Alpi, dove la politica di marketing a suon di sconti non trova concordi tutti i gestori delle destinazioni invernali. A Giovanni Frapolli, titolare degli impianti di Bosco Gurin, abbiamo chiesto un parere in merito. «Da diversi anni le stagioni invernali sono difficili per le località sciistiche disseminate lungo l’arco alpino, siano esse in Svizzera, in Francia, o in Austria, la musica non cambia. I mutamenti climatici e la poca neve hanno creato non poche criticità. Anche Splügen, fiore all’occhiello delle stazioni grigionesi, si è trovata sull’orlo del baratro: hanno dovuto correre al suo capezzale le banche, altrimenti avrebbe chiuso i battenti. Questa forma di promozione per attirare l’importante clientela (soprattutto italofona) è dunque una scelta senza scelta. Personalmente non mi da fastidio». L’imprenditore bellinzonese ribadisce, tuttavia, quanto già va ripetendo da tempo. E cioè che «le stazioni sciistiche non possono prescindere dall’impegno di stanziare fondi da parte del Cantone. Non parliamo di contributi a pioggia per consentire la manutenzione degli impianti, che non servono a un granché. Siamo arrivati al punto di dover coinvolgere lo Stato in una maniera nuova. Alle stazioni sciistiche va riconosciuto lo statuto di strutture pubblico/private. Esse devono entrare a far parte di un discorso più complesso di sinergie che abbraccia lo sviluppo delle regioni periferiche. Lo ha evidenziato il Consigliere di Stato Christian Vitta intervenuto in occasione della presentazione del Masterplan alta Vallemaggia: è necessario portare avanti progetti di promozione e sviluppo del territorio integrati col sostegno dell’ente pubblico. Bosco Gurin è una componente di questo disegno. Nello specifico stiamo allargando la nostra offerta turistica creando un’area Spa/resort il cui funzionamento non è condizionato dal meteo (anche se, giova ricordarlo, lo scorso anno a Natale eravamo la sola stazione ticinese aperta a Natale grazie alle piste in quota). A questo progetto di crescita generale concorrono naturalmente vari partner privati e pure il Progetto di Parco Nazionale del Locarnese».
Resta il fatto che per attirare il turista la strategia dei prezzi rimane fondamentale: «Sì, ma non è copiando gli altri che diventeremo i più gettonati. Si tratta di adeguare i prezzi a seconda delle indicazioni forniteci dal mercato, con delle scelte giuste e mirate. Potremmo benissimo anche noi regalare le giornaliere ai ragazzi fino ai 20 anni, ma poi? Vi assicuro che saremmo condannati a una morte veloce». Nessuna nuova forma di agevolazione per gli sciatori, dunque, a Bosco, il prossimo inverno? «Al contrario, introdurremo una carta “fedeltà” sulla riga di quanto fatto dalle grandi catene di distribuzione. Chi costituisce un fruitore importante dei nostri impianti riceverà dei buoni/sconto da sfruttare successivamente». Negli ultimi tempi, si è fatto un gran parlare delle scolaresche e delle settimane bianche da organizzare in Ticino. Rimane dell’idea che esse rappresentino l’ancora di salvezza per le stazioni invernali ? «Ne sono convinto. Grazie a questa nuova strategia e alla capacità, che dovremo dimostrare, di saper leggere quelle che sono le loro esigenze, si troveranno accordi a vantaggio di tutte le parti. Dovremo dunque profilarci meglio e offrire dei servizi integrati. Se le scolaresche rimarranno in Ticino creeranno importanti indotti».
In questo discorso che coinvolge i ragazzi c’è spazio anche per il Centro Sportivo Nazionale della Gioventù di Tenero: «È una struttura sussidiata che dimostra di funzionare quale catalizzatore di interessi. Sarebbe bello se anche Bosco Gurin diventasse un anello di questo sistema con la sua offerta di sport invernali. Faciliterebbe non di poco anche la collaborazione con gli istituti scolastici».