Lo chiede l'Mps al governo ticinese in un'interpellanza, dopo la decisione della Società elettrica sopracenerina d'impugnare la sentenza dei giudici di Coira
Il Consiglio di Stato ticinese “non pensa che sia utile consigliare a Ses di ritirare il ricorso” inoltrato al Tribunale federale di Losanna? È quanto chiedono i rappresentanti di Mps-Pop-Indipendenti in Gran Consiglio in un'interpellanza, riferendosi alla recente decisione della Società elettrica sopracenerina di impugnare la sentenza del Tribunale amministrativo grigionese che impone alla Ses di cedere la sua rete di distribuzione locale al Comune di Grono entro il 31 dicembre.
Nel testo Matteo Pronzini, Angelica Lepori e Simona Arigoni premettono che nel 2013, al momento dell’acquisizione da parte dell’Azienda elettrica ticinese (Aet) della Ses, l'obiettivo del Consiglio di Stato era chiaro: “Grazie al Cantone, per l’intercessione di Aet, si vuole fare in modo che i Comuni, direttamente coinvolti quali principali utenti e consumatori di energia elettrica nella rete di Ses, ne divengano pure i proprietari. Gli stessi acquisiscono un’importante infrastruttura già presente sul loro territorio, dove hanno la possibilità di definire, con Aet, il futuro piano industriale della società, perseguendo gli interessi del comprensorio. Inoltre, i dividendi versati da Ses rimangono nella regione dove sono generati”. A ciò va poi aggiunto che pochi mesi fa il Gran Consiglio ha deciso “di respingere la domanda di rinnovo della concessione per l’utilizzo delle acque della Maggia presentata dalle Officine Idroelettriche della Maggia”, dando così avvio “al processo di riconversione dei grandi impianti idroelettrici ticinesi”. Una decisione che l'Aet ha definito “storica”. Per l'Mps si tratta tuttavia di “tante belle parole che però fanno a pugni con l’arrogante ed incomprensibile atteggiamento della Ses in relazione alla decisione delle autorità del Comune grigionese di Grono di riscattare la rete di distribuzione locale”. Una decisione “presa sulla base delle stesse argomentazioni che avevano portato il Gran Consiglio ad approvare l’acquisto della Ses e respingere la richiesta di concessione delle acque della Maggia”. Ovvero il “mantenimento in zona di posti di lavoro, competenze e sviluppo di sinergie con altri settori tipici di gestione comunale” e il fatto di “permettere ai Comuni della media Mesolcina di riacquistare quell’autonomia che di fatto esiste solo se si hanno le competenze per determinare in proprio le scelte in ambito energetico e non solo”.
Tornando al ricorso inoltrato al Tribunale federale, la Ses ha affermato che era “dovuto, non fosse altro che per diligenza nei confronti degli azionisti di Ses”. Stando a Matteo Pronzini, Angelica Lepori e Simona Arigoni questa argomentazione tuttavia “non regge” e “fa a pugni con le scelte strategiche adottate dal Gran Consiglio ticinese in materia energetica”. I granconsiglieri ricordano poi “che il consumo di energia elettrica di Grono corrisponde all’1% del totale di Ses. Dunque, un’inezia che conferma, qualora fosse ancora necessario, l’atteggiamento arrogante e provocatorio” della Ses.
L'Mps chiede quindi al Consiglio di Stato se gli organi dirigenti di Aet, e in particolare i loro azionisti in seno al Cda di Ses, hanno consultato/informato” il governo cantonale o il Dipartimento delle finanze e dell'economia “sugli sviluppi di questa vicenda”. Inoltre se, “come azionista più importante di Ses – tramite Aet – condivide questo 'accanimento' di Ses nei confronti del comune di Grono”. E ancora: “Non pensa che l’atteggiamento del Comune di Grono sia condivisibile poiché la sua decisione di riscattare la rete si basa sulle stesse motivazioni con le quali il Cantone ha negato il rinnovo della concessione alle Officine Idroelettriche della Maggia Sa?”. Infine, domanda se non sia il caso di consigliare alla Ses di ritirare il ricorso inoltrato ai giudici di Losanna.