Grigioni

Frana di Bondo, la Procura dovrà riaprire l’inchiesta

Il Tribunale federale rispedisce l’incarto a Coira rilevando che il rapporto dell’Ufficio forestale ha coinvolto persone accusabili e perciò da ricusare

23 agosto 2017: otto vittime
12 febbraio 2021
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La Procura grigionese è chiamata a continuare l'indagine penale sulla frana di Bondo scesa il 23 agosto 2017 lungo la Val Bondasca. Il Tribunale federale ha infatti dato ragione ai parenti delle otto vittime uccise dalla colata originata sulle pendici del Pizzo Cengalo, una delle più grandi frane registrate in Svizzera negli ultimi 130 anni. Da allora le vittime risultano tuttora disperse e i parenti stanno lottando contro l'archiviazione del procedimento penale. Secondo loro, le autorità bregagliotte non avrebbero adottato le necessarie precauzioni di sicurezza prima della frana.

Primo stop in tribunale

Davanti al Tribunale cantonale dei Grigioni i denuncianti in un primo tempo non avevano ottenuto successo. Infatti la corte aveva sostenuto le conclusioni della Procura retica, secondo cui l'evento non poteva essere previsto. Ora il Tribunale federale ha accolto il ricorso dei parenti. Secondo la sentenza pubblicata oggi, la decisione dell'archiviazione del caso viene rinviata al Ministero pubblico di Coira. Quest'ultima, che aveva basato la sua indagine su un rapporto di 73 pagine elaborato dall'Ufficio delle foreste e dei rischi naturali, è ora chiamata a continuare l'indagine penale.

Il punto centrale della prevedibilità

Nella sua decisione il Tf rileva che il rapporto ha solo parzialmente la qualità di un documento ufficiale. Infatti, in alcuni punti va anche oltre, poiché le risposte alle domande sulla prevedibilità dell'evento occupano diverse pagine. Nel complesso, secondo i giudici di Losanna, il rapporto va oltre le semplici constatazioni dei funzionari. La corte federale rileva che si sarebbero dovute osservare le norme circa l'ottenimento di una perizia, in particolare quelle relative alla ricusazione. Il rapporto dell'Ufficio per le foreste e i pericoli naturali dei Grigioni ha infatti coinvolto diverse persone che potrebbero essere poste sotto accusa nell'ambito di un procedimento penale. Pertanto secondo i giudici "sarebbe stata necessaria una trattazione più approfondita della questione della ricusazione".