Iniziati i test sierologici per capire quanti sono stati gli asintomatici e come mai il virus si è diffuso in maniera così marcata in Mesolcina e Calanca
Nel Moesano non si registrano casi positivi al Covid-19 dal 3 maggio. Un dato incoraggiante per una delle regioni della Svizzera italiana più colpite dal virus (il rapporto è di 10 contagi ogni 1'000 abitanti), che tuttavia non permette di abbassare la guardia, come sottolineato dal capo dello Stato maggiore di condotta Regione Moesa, Moreno Monticelli, durante la conferenza stampa odierna in quel di San Bernardino.
Come detto, nonostante la situazione che lascia ben sperare osservata negli ultimi giorni in tutta la Svizzera, la battaglia contro il coronavirus è lungi dall'essere terminata. "Occorrerà farsi trovare pronti, rimanere attenti e cercare di affinare le conoscenze nel caso in cui si presentasse un secondo picco", ha affermato il medico e membro dello Stato maggiore Regione Moesa, Jihad Chebaro, il quale ha evidenziato la grande difficoltà per il mondo intero della medicina di affrontare una situazione colma di incognite che ha imposto scelte di grande responsabilità. La situazione relativa alla diffusione del virus continuerà ad essere monitorata grazie al 'contact tracing' che sarà effettuato nel caso in cui si presentassero nuovi casi positivi.
Parallelamente al 'contact tracing', finalizzato ad individuare tutte le persone entrate in contatto con chi ha contratto il virus, la Stato maggiore Regione Moesa ha deciso di dare inizio a uno screening sierologico sulla popolazione per determinarne lo stato di immunità e capire quante persone hanno contratto il virus in maniera asintomatica (ciò che sembra una dei fattori che ha avuto maggior peso nella marcata diffusione all'interno delle case anziani). I prelievi del sangue per verificare la presenza di anticorpi saranno effettuati su circa 700 volontari, di cui la metà rappresentati da personale sanitario. I risultati, ha spiegato il dottor Franco Muggli, sono attesi per settimana prossima. "Si stima che la percentuale della popolazione che non si è accorta di avere il virus è tra il 20 e il 40%", ha rilevato Muggli.
L'obiettivo dello screening, accompagnato da un dettagliato questionario, è anche quello di capire come l'infezione si sia diffusa nel Moesano indipendentemente dalle condizioni sintomatiche. Tutt'oggi sono infatti ancora scarse le informazioni cliniche ed epidemiologiche riguardo al comportamento del Covid-19. L'opportunità di estendere a una fetta maggiore della popolazione la possibilità di sottoporsi al test sarà oggetto di una decisione successiva ai primi risultati ottenuti dall'indagine scientifica preliminare.
Importante per mettere in funzione lo screening è risultato il progetto 'Capitale salute', di cui il dottor Muggli è responsabile. Si tratta di uno studio iniziato nel 2015 con l'obiettivo di valutare, su un periodo di circa 20 anni, come si modificano alcuni aspetti della salute, e come si diffondo i virus in rapporto ai cambiamenti delle abitudini di vita in una zona non urbana come lo è il Moesano. Moltissime delle persone che già erano state coinvolte per il progetto 'Capitale salute' hanno dato disponibilità per essere inseriti tra i volontari del test sierologico Covid-19. Il dottor Muggli ha spiegato di aver subito accettato la proposta dello Stato maggiore regionale di integrare la questione coronavirus nel progetto avviato cinque anni or sono.
Sono 109 i casi ufficiali accertati nel Moesano dai medici locali dall'inizio dell'emergenza: di questi, il 68% si sono registrati fra ospiti e personale delle quattro case anziani presenti in Mesolcina e Calanca. Il 29% dei 174 degenti è stato contagiato dal virus; tra i positivi, il 23% è deceduto.
La conferenza stampa odierna è stata anche l'occasione per lo Stato maggiore cantonale di condotta Regione Moesa di esporre il bilancio del proprio operato durante l'emergenza coronavirus. Di fronte all'aumento dei contagi in Lombardia e Ticino, lo Stato maggiore regionale nel Moesano (l'unico costituito nei Grigioni all'interno di una singola regione) è stato predisposto il 13 marzo dopo un incontro tra i sindaci di Mesolcina e Calanca e lo Stato maggiore di condotta grigionese. La necessità di tale passo, ha spiegato Monticelli, è da ricondurre all'importanza di fornire alla popolazione del Moesano informazioni e disposizioni in lingua italiana. Sono stati 22 i bollettini diramati in tal senso, ai quali si aggiungono 15 comunicati relativi alle cifre del Covid-19 in Mesolcina e Calanca. Il capo dello Stato maggiore di condotta cantonale grigionese, Martin Bühler, ha sottolineato la buona collaborazione e intesa con lo Stato maggiore di condotta Regione Moesa, riconoscendo la preoccupazione che si avvertiva nel Moesano di fronte all'evoluzione dei contagi in Ticino.
È poi stato il momento dei ringraziamenti da parte del presidente della Regione Moesa, Christian De Tann, al quale si è affiancato anche Bühler. In particolare, oltre ad autorità, protezione civile e personale sanitario, De Tann ha rivolto parole di solidarietà alla popolazione, esprimendo inoltre il proprio cordoglio alle persone decedute e ai familiari che non hanno potuto stargli vicino.