Grigioni

Scontro frontale a San Bernardino sul coronavirus

Rappresentati del governo grigionese e della Regione hanno discusso della richiesta moesana di sospendere tutte le attività non indispensabili

Medici al fronte, mentre la politica si spacca (Ti-Press)
23 marzo 2020
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Posizioni irremovibili, ma dibattito aperto e sincero, oggi pomeriggio a San Bernardino dove si è discusso della richiesta moesana - identica alla decisione adottata sabato dal governo ticinese - di sospendere tutte le attività economiche non indispensabili per fronteggiare nel modo più efficace possibile l’avanzata pandemica del Covid-19. Da una parte i consiglieri di Stato grigionesi Peter Peyer (Dipartimento giustizia, sicurezza e sanità) e Marcus Caduff (Economia pubblica e socialità) con Martin Bühler capo dello Stato maggiore di condotta cantonale, i quali hanno ribadito che tale richiesta è priva di base legale e inciderebbe troppo pesantemente sull’economia locale; dall’altra i rappresentanti di quasi tutti i Comuni di Mesolcina e Calanca, nonché i granconsiglieri Samuele Censi, Manuel Atanes, Paolo Papa e Hans Peter Wellig (assenti giustificati  Rodolfo Fasani e Nicoletta Noi Togni) che insieme allo Stato maggiore regionale hanno ribadito la gravità della situazione al Sud delle Alpi, dove la pandemia sta mietendo numerose vittime. Basti pensare che nelle ultime 24 ore in Ticino si sono registrati 11 decessi e uno in Mesolcina.

'Decisione coraggiosa perché il problema è qui, ora'

“Uno scenario - ha detto con forza il deputato e sindaco di Grono Samuele Censi - che purtroppo rischia di ripetersi fra qualche giorno al di là delle Alpi, dove attualmente il contagio non è ancora così diffuso. Ma lo è da noi, in questo preciso momento, e allora è assolutamente necessario che il nostro governo cantonale, sempre così istituzionale nelle sue ponderazioni, per una volta adotti una decisione coraggiosa in grado di sostenerci maggiormente in questa crisi. Ma purtroppo temiamo, ascoltando le parole odierne, che sebbene s’impegni ad ascoltare non intenda venirci incontro, limitandosi ad allinearsi alle valutazioni superiori fatte da Berna”.

'A nord faticano a capire'

A esprimersi stamane è stato in effetti Martin Dumermuth, direttore dell'Ufficio federale di giustizia, secondo cui la chiusura generalizzata delle aziende non essenziali decisa sabato dal Ticino è contraria al diritto superiore. «Stiamo comunque cercando una soluzione assieme al cantone», ha aggiunto Dumermuth. Ciò che fa ben sperare sia il governo ticinese, il quale in un comunicato difende la propria linea confidando in un’adesione del Consiglio federale, sia le autorità moesane. In ciò sostenute dal sindacato Unia Ticino e Moesa che pure sollecita Coira e Berna a rivedere il loro approccio. Ancora Censi: “Abbiamo l’impressione che a nord non sia sia ancora ben compresa la gravità della situazione! Qui ogni giorno che passa, è un giorno perso”. Le autorità regionali guardano invece con soddisfazione e gratitudine alle ditte e alle imprese moesane che spontaneamente hanno sospeso il lavoro, sia perché non riescono a garantire la distanza sociale fra i loro collaboratori, sia perché si ritrovano con forniture ridotte al minimo, ciò che impedisce di portare avanti l’attività.

'Atteggiamento immorale'

Energica la reazione, via lettera, della sindaca di San Vittore e granconsigliera Nicoletta Noi Togni: "Il 12 marzo i sindaci del Moesano hanno ricevuto dal capo dello Stato maggiore di condotta cantonale l’assicurazione che il Moesano, vista la sua particolare situazione, avrebbe potuto adottare le misure in vigore in Ticino per la lotta contro il Coronavirus". Ora, l'ultima decisione di Coira "facilita la diffusione del virus con una chiara conseguenza, sollecitare ulteriormente le strutture ospedaliere ticinesi che accolgono anche i nostri ammalati. Siamo quindi di fronte al paradosso di un cantone, il Ticino, che cerca in tutti i modi di non intasare i suoi ospedali e di un cantone, il nostro, che in virtù di un'ipotetica illegalità non vuole frenare il potenziale afflusso di ammalati del Moesano verso il Ticino. Atteggiamento a dire poco immorale e sicuramente non solidale".

Peyer: 'Da noi nessun divieto ma risultato simile al Ticino'

Di diversa opinione il consigliere di Stato Peter Peyer:da noi contattato ribadisce che i Cantoni non hanno lo spazio di manovra per prendere decisioni di questo genere. "In Ticino il governo ha ordinato la chiusura dei cantieri per una settimana con una serie di eccezioni. Nei Grigioni, anche se tale obbligo non è stato ordinato, per poter rimanere aperti i cantieri devono garantire il rispetto delle distanze sociali. Ciò significa che molti hanno dovuto smettere di lavorare e di conseguenza il risultato nei due cantoni è simile", sottolinea Peyer.

Comunicazione in italiano da migliorare

Nel corso dell'incontro sono stati affrontati anche altri temi legati all'emergenza sanitaria. Da una parte la comunicazione tra Coira e il Moesano, criticata a più riprese dalla granconsigliera Noi-Togni per questa e altre situazioni di interesse pubblico. "Dobbiamo potenziare la comunicazione in italiano e trovare nuovi canali", spiega il consigliere di Stato. "Ci siamo resi conto che chi abita nel Moesano conosce poco le nostre pagine internet, dove le informazioni vengono comunque pubblicate in tre lingue, ma si basa molto sull'informazione della 'Rsi'. Proprio per questo avremo un incontro con i loro vertici prossimamente. È inoltre importante che i politici della regione condividano le nostre comunicazioni ufficiali tramite i social media", aggiunge il consigliere di Stato.

Dai consiglieri di Stato sono poi giunte rassicurazioni sulla possibilità di far capo agli ospedali di Coira e di Thusis qualora le strutture ticinesi non avessero più posti disponibili per i pazienti di Mesolcina e Calanca, i cui ricoveri sono normalmente gestiti da una convenzione con il Canton Ticino. "Posti ce ne sono", ha aggiunto Peyer rispondendo alla 'Regione'.