Sedicente uomo d'affari romando prima ammette di essersi inventato il furto mai subìto in Mesolcina, poi parla di Malpensa. Ha mentito due volte?
La cosiddetta ‘truffa della valigetta’, che anche in Ticino ha fatto scorrere litri d’inchiostro, rivela oggi una nuova sfaccettatura. Quella della falsa rapina. Lo rende noto la Polizia cantonale dei Grigioni spiegando di aver denunciato alla Procura cantonale per il reato di ‘sviamento della giustizia’ un uomo d’affari friborghese di 47anni. L’inchiesta prende avvio lo scorso febbraio quando l’uomo si presenta a un posto di polizia retico: “Mentre mi dirigevo verso nord – racconta agli agenti – all’altezza di San Vittore sono stato raggiunto da due veicoli che mi hanno costretto ad accostare in una piazzola di soccorso. Un individuo mascherato mi ha sottratto la valigetta 24 ore contenente un milione di franchi”. Dopo essersi impossessato del contenuto, il malvivente avrebbe lanciato la valigetta oltre la recinzione autostradale. Infine – concludeva il racconto – la banda si sarebbe dileguata. Giunti sul posto, in effetti gli agenti trovano in un prato poco oltre la rete dell’A13 una valigetta nera vuota. Scattano le verifiche a tutto tondo e alla fine, messo alle strette e confrontato con evidenze inconfutabili, il denunciante si vede costretto a cedere e ad ammettere di essersi inventato tutto. “Le indagini – scrive la Polizia cantonale dei Grigioni – hanno permesso di stabilire che gli eventi descritti non potevano corrispondere alla realtà. L’uomo d’affari ha infine confessato di essersi inventato la rapina di San Vittore”.
E qui si apre un nuovo capitolo, questa volta italiano. Altre bugie? Lo vedremo in seguito. “Secondo le dichiarazioni dell’interessato – annota la polizia retica nel comunicato – gli eventi descritti si sarebbero realmente verificati nei pressi dell’aeroporto di Milano-Malpensa”. Il 47enne ha infatti raccontato, in seconda battuta, di essersi recato nella zona dello scalo lombardo per consegnare una commissione di 440’000 euro a un broker, ma al suo posto si sarebbero presentati dei delinquenti mascherati che lo avrebbero rapinato. Si sarebbe quindi deciso a denunciare l’avvenuta rapina solo durante il rientro in Svizzera, indicando luoghi e tempistiche fittizie in modo da far credere che i fatti si fossero svolti su suolo elvetico.
Ma anche questa versione parrebbe essere ballerina, stando alle verifiche effettuate dalla ‘Regione’ oltreconfine. «La rapina potrebbe anche essere accaduta, ma non è stata denunciata forse per non dover raccontare fatti e circostanze inconfessabili. Comunque, da noi non è stata denunciata», commentano alla Polaria, la polizia in servizio all’aeroporto di Malpensa. Analoghe considerazioni giungono dal Commissariato di Busto Arsizio, dalla Guardia di finanza di Malpensa e dai Carabinieri di Gallarate. Insomma, nessuno sa niente della presunta rapina subita in Lombardia. D’altronde – ragionano gli inquirenti italiani – se fosse vera questa versione, il broker potrebbe essere il mandante della rapina, persona quindi quasi certamente conosciuta dal friborghese. E denunciando la rapina, il 47enne avrebbe dovuto fare il nome del broker. Generalità che però non risultano essere state segnalate da chicchessia – né dal friborghese, ne dagli inquirenti grigionesi – alle autorità giudiziarie della vicina Penisola.
Ha intanto compiuto dieci anni la truffa della valigetta messa a segno nel maggio 2009 in pieno centro a Bellinzona. Vittima uno spagnolo domiciliato nella Svizzera romanda e oggi 48enne che in un salottino della Società bancaria aveva consegnato a tre individui una valigetta contenente 2 milioni di euro. Era rimasto col naso in mezzo alla faccia quando, recatosi nel pomeriggio a Lugano per ritirare la cifra corrispondente in franchi, nessuno si era presentato per consegnargliela nel luogo prestabilito. Si attende ancora l’esito di questa e altre inchieste ticinesi che vedono implicati alcuni degli stessi presunti autori.