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Incidente in elicottero a Castione: ‘Fu negligenza del pilota’

Il Tribunale penale federale ritiene che l'impatto con la linea elettrica sia dovuto alla disattenzione dell'uomo che si trovava ai comandi

Il sinistro risale al 3 dicembre del 2018
(Rescue Media)
18 dicembre 2024
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Il pilota ha infranto le regole del volo a vista, non prestando sufficiente attenzione alla situazione e agli ostacoli circostanti, mettendo così concretamente in pericolo la vita dell’assistente di volo. E questo malgrado i circa trent’anni di esperienza. A lui va però riconosciuto, una volta accortosi del cavo della linea elettrica, quando ormai era troppo tardi, di aver cercato in tutto i modi evitarlo, riuscendo dopo l’impatto, con abilità e lucidità, a riportare a terra un mezzo gravemente danneggiato. Queste le considerazioni della Corte del Tribunale penale federale (Tpf) di Bellinzona, che con il verdetto odierno ha confermato le accuse nei confronti del 60enne alla guida dell’elicottero della ditta Heli Rezia, coinvolto nell’incidente aviatorio del 3 dicembre 2018. Appena decollato per un volo di servizio da Claro (trasporto di materiale) per fare rientro alla base di San Vittore, l’elicottero aveva colpito e tranciato la fune di guardia di una linea dell’alta tensione dotata di palloni arancione di segnalazione. Importanti i danni: la cabina si era gravemente danneggiata e parzialmente scoperchiata. Malgrado la manovrabilità limitata del mezzo, l’esperto pilota del Luganese era riuscito a planare e a effettuare un atterraggio di emergenza su un prato a Castione. Lui e l’assistente di volo del Bellinzonese se l’erano cavata con delle ferite leggere.

Condannato a una pena pecuniaria sospesa

Tornata in aula per la comunicazione della sentenza dopo il dibattimento tenutosi il 18 novembre, la Corte presieduta dalla giudice Fiorenza Bergomi ha ritenuto l’uomo colpevole dei reati di perturbamento della circolazione pubblica – avendo scientemente messo in pericolo l’integrità delle persone e la proprietà altrui, considerate le abitazioni e le infrastrutture sottostanti (strada cantonale e alla ferrovia) – e di pericoli cagionati in navigazione; entrambi commessi per negligenza. Al 60enne – il quale aveva impugnato il decreto d’accusa emanato dal Ministero pubblico della Confederazione decidendo dunque di affrontare il processo – è stata inflitta una pena pecuniaria di 1’800 franchi, sospesa con la condizionale per due anni. A suo carico ci sono inoltre le spese del procedimento penale. Una pena ridotta rispetto ai 2’400 franchi (sempre sospesi condizionalmente) proposti dal procuratore federale Sergio Mastroianni. La Corte ha inoltre revocato la multa di 700 franchi che invece chiedeva l’accusa.

Tornando all’incidente, la dinamica della manovra è stata una virata e uno spostamento che ha avvicinato troppo l’elicottero alla linea ad alta tensione distante lateralmente circa 25 metri. Linea, ha concluso la Corte, ben visibile, in un giorno in cui non c’erano problemi dovuti alla luce del sole. Il pilota l’aveva inoltre oltrepassata poco prima, prima di atterrare a Claro. La collisione poteva essere evitata con la scelta di una manovra differente, salendo verticalmente fino a superare i tralicci. Si trattava di un cosiddetto volo a vista, con il solo ausilio di una mappa Gps installata sul tablet del pilota posizionato nella cabina. Mappa che indicava la posizione del cavo, ma non aveva alcuna funzione acustica in grado di indicare la vicinanza della fune una volta preso quota. L’uomo non poteva quindi limitarsi a fare affidamento su quanto vedeva sul tablet, definito un mero ausilio tecnico che non lo avrebbe dovuto distogliere dal rispetto delle norme del volo a vista. Era l’ultimo dei sette viaggi effettuati in quella giornata, poco impegnativo in una zona a lui famigliare; la Corte ha dunque ritenuto che non abbia più prestato la stessa attenzione dei voli precedenti.

A sostegno dei giudici c’era il rapporto del Servizio d’inchiesta svizzero sulla sicurezza (Sisi): escludendo problemi tecnici al velivolo, anche il Sisa attribuiva la responsabilità dell’incidente alla negligenza del pilota. La difesa sostenuta dall’avvocato Maurizio Pagliuca si era invece battuta per il proscioglimento del suo assistito – il quale ha dichiarato di non aver sottovalutato nessuno dei molteplici fattori da tenere in considerazione in fase di decollo –, in virtù di un errore nella banca dati della mappa Gps, che segnalava la linea elettrica in una posizione differente e che quindi consentiva quella manovra, oltre alla tardiva comunicazione da parte dell’assistente di volo.

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