Una risoluzione dell'Associazione per gli ospedali di valle mira a tutelare maggiormente il diritto alla salute delle comunità nelle regioni periferiche
Una risoluzione, approvata all’unanimità durante l'assemblea ordinaria tenutasi giovedì 28 novembre alla Bibliomedia di Biasca, con cui l’Associazione per gli ospedali di valle "ribadisce il proprio impegno a tutela del diritto alla salute delle comunità delle valli ticinesi, per costruire un sistema sanitario equo, efficiente e sostenibile". Risoluzione – scaturita anche a seguito di un dibattito sul tema ‘Sanità tra pubblico e privato: quali conseguenze per le nostre valli?’ con Anna Biscossa e Beppe Savary come rappresentanti dell’Associazione per la difesa del servizio pubblico – che in sintesi chiede un rafforzamento della sanità pubblica, di contrastare la privatizzazione eccessiva, di potenziare l’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) e di rendere più attrattivo il lavoro sanitario nelle valli.
Più precisamente l’Associazione per gli ospedali di valle chiede "alle autorità cantonali e federali di adottare misure concrete per potenziare la sanità pubblica, includendo un piano strategico di lungo termine volto a garantire l’accesso universale a prestazioni sanitarie di qualità, indipendentemente dalla località di residenza", si legge in un comunicato. Sollecita inoltre "il Canton Ticino a monitorare e limitare l’espansione del settore privato con scopo di lucro, soprattutto in ambiti cruciali come i Pronto soccorso, affinché non vengano compromessi i principi di universalità e solidarietà del sistema sanitario". Domanda anche "un rafforzamento strutturale e finanziario dell’Eoc, con particolare attenzione allo sviluppo e alla valorizzazione delle prestazioni ambulatoriali, affinché l’Ente possa rispondere efficacemente alle esigenze delle regioni periferiche, garantendo cure di prossimità e continuità assistenziale". E non da ultimo invita "alla creazione di incentivi economici, formativi e professionali per attrarre e trattenere operatori sanitari, fra cui medici di famiglia, nelle regioni periferiche".