Bellinzonese

‘Potenziare la sanità pubblica e contrastare la privatizzazione’

Una risoluzione dell'Associazione per gli ospedali di valle mira a tutelare maggiormente il diritto alla salute delle comunità nelle regioni periferiche

Il nosocomio di Acquarossa
(Archivio Ti-Press)
29 novembre 2024
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Una risoluzione, approvata all’unanimità durante l'assemblea ordinaria tenutasi giovedì 28 novembre alla Bibliomedia di Biasca, con cui l’Associazione per gli ospedali di valle "ribadisce il proprio impegno a tutela del diritto alla salute delle comunità delle valli ticinesi, per costruire un sistema sanitario equo, efficiente e sostenibile". Risoluzione – scaturita anche a seguito di un dibattito sul tema ‘Sanità tra pubblico e privato: quali conseguenze per le nostre valli?’ con Anna Biscossa e Beppe Savary come rappresentanti dell’Associazione per la difesa del servizio pubblico – che in sintesi chiede un rafforzamento della sanità pubblica, di contrastare la privatizzazione eccessiva, di potenziare l’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) e di rendere più attrattivo il lavoro sanitario nelle valli.

‘Accesso a prestazioni di qualità indipendentemente dalla località di residenza’

Più precisamente l’Associazione per gli ospedali di valle chiede "alle autorità cantonali e federali di adottare misure concrete per potenziare la sanità pubblica, includendo un piano strategico di lungo termine volto a garantire l’accesso universale a prestazioni sanitarie di qualità, indipendentemente dalla località di residenza", si legge in un comunicato. Sollecita inoltre "il Canton Ticino a monitorare e limitare l’espansione del settore privato con scopo di lucro, soprattutto in ambiti cruciali come i Pronto soccorso, affinché non vengano compromessi i principi di universalità e solidarietà del sistema sanitario". Domanda anche "un rafforzamento strutturale e finanziario dell’Eoc, con particolare attenzione allo sviluppo e alla valorizzazione delle prestazioni ambulatoriali, affinché l’Ente possa rispondere efficacemente alle esigenze delle regioni periferiche, garantendo cure di prossimità e continuità assistenziale". E non da ultimo invita "alla creazione di incentivi economici, formativi e professionali per attrarre e trattenere operatori sanitari, fra cui medici di famiglia, nelle regioni periferiche".