Il Municipio ha avuto conferma dell’intenzione (non ancora formalizzata) di chiuderlo. Il sindaco: ‘Inaccettabile impoverimento del servizio pubblico’
«Quanto prospettatoci dalla Posta non va bene, perciò faremo tutto il possibile per contrastarlo». Non fa tanti giri di parole il sindaco di Riviera, il cui Municipio ha incontrato mercoledì sera una delegazione del Gigante giallo che ha chiarito quanto appariva ormai chiaro dopo il nostro articolo del 23 agosto nel quale abbiamo anticipato la volontà di chiudere entro il 2028 dodici uffici postali in Ticino e Mesolcina (meno uno, visto che quello di Faido verrà integrato nella nuova Migros e gestito in proprio). La discussione con Riviera riguarda l’ufficio di Lodrino, il quartiere più popoloso del Comune aggregatosi nel 2017. «Già gli altri tre quartieri di Iragna, Osogna e Cresciano – ricorda Cristiano Triulzi – hanno dovuto rinunciare da tempo ai rispettivi uffici postali, il cui servizio è stato poi assunto direttamente dal Comune all’interno delle rispettive cancellerie. Sa da una parte è vero che la Posta compensa finanziariamente l’onere accollato al nostro apparato amministrativo, dall’altra è chiaro a tutti che si tratta di un inaccettabile impoverimento del servizio pubblico». Opinione critica questa condivisa dagli enti locali a livello cantonale e nazionale, dato che il programma di ridimensionamento – fra chiusure tout court o trasformazione in agenzia presso partner quali negozi o cancellerie – avanza ormai dal 1980 e sembra non fermarsi a fronte dei disavanzi che l’ex regia federale accumula di anno in anno nelle operazioni di base (invii e pagamenti allo sportello).
Già a fine maggio la Posta aveva annunciato un taglio di 170 suoi uffici entro tre anni su scala nazionale, riducendone il totale dagli attuali 770 a 600, cui si aggiungono gli altri 1’400 gestiti insieme a partner esterni, solitamente negozi o Comuni. «Una strategia che a noi non va bene», rincara la dose il sindaco di Riviera: «Perché, ci chiediamo, colpire così duramente un Comune periferico come il nostro? Abbiamo già dovuto assistere alla chiusura di tre uffici, ora non vogliamo perdere il quarto. Peraltro nel quartiere di Lodrino hanno sede la Ennio Ferrari Sa, che è la principale impresa edile del Ticino, come pure il Polo aviatorio la cui gestione e il suo sviluppo sono passati ufficialmente dalle mani dell’Esercito a quelle comunali, con prospettive di crescita strategiche molto interessanti. Ora, a qualcuno potrà forse dire poco o nulla, perché le abitudini dell’utenza è vero che sono cambiate rispetto al passato. Ma chiudere l’ufficio postale significa indubbiamente minare l’attrattiva del comune. Faremo di tutto – conclude Triulzi – perché ciò non accada».
Mentre le autorità di Mesocco attendono d’incontrare i vertici della Posta per capire cosa prospettano nell’alta Mesolcina, a Bellinzona la politica reagisce. Dopo la proposta di risoluzione del Movimento per il socialismo all’indirizzo del Consiglio comunale affinché sproni il Municipio a contrastare le due annunciate chiusure di Semine e San Paolo, il Partito comunista in un’interpellanza chiede una panoramica delle chiusure e trasformazioni intervenute negli ultimi 25 anni. Vuole poi sapere quali iniziative intenda intraprendere l’esecutivo per garantire, insieme al Cantone, un servizio postale capillare e di qualità su tutto il comprensorio comunale. Pure auspicato un appello municipale alla popolazione affinché firmi la petizione online per il mantenimento di tutte le filiali. Sollecitata infine un’analisi dell’esperienza intercorsa con la gestione delle agenzie postali di Camorino, Claro e Gorduno nei rispettivi sportelli multifunzionali comunali. Su Gorduno, il Pc chiede peraltro come mai l’ufficio sia ora passato dalla competenza comunale a quella del negozio di paese.