Bellinzonese

Nuove Officine, le Ffs sciolgono la Piattaforma. ‘Peccato!’

‘Dal 2014 ha agevolato la collaborazione con la Commissione del personale e le parti sociali. Obiettivi raggiunti col nuovo stabilimento’. Cope critica

Mauro Beretta (a destra) con Ivan Cozzaglio
(Ti-Press)
10 giugno 2024
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Le Ffs hanno annunciano oggi – con sei mesi di preavviso, come da regolamento – lo scioglimento della Piattaforma di dialogo, lo strumento paritetico d'informazione che da dieci anni riunisce i vari partner ferroviari, istituzionali e sindacali delle Officine di Bellinzona. Istituita nel 2014, “per dieci anni ha assicurato una fruttuosa e costruttiva collaborazione tra la Commissione del personale, le parti sociali e le Ffs stesse”, si legge in una nota diffusa dall'ex regia federale. Oggi “considerato che gli obiettivi sono stati ampiamente raggiunti, con la conferma del futuro delle Officine nella veste del nuovo stabilimento industriale ferroviario che sorgerà a Castione, le Ffs hanno deciso di sciogliere la Piattaforma”. Nel comunicato si sottolinea il “traguardo significativo” rappresentato dalla “sicurezza occupazionale” e dalla “definizione dei contenuti del nuovo impianto” che entrerà in funzione a fine 2027. “Il progetto non solo garantisce la continuità delle Officine, ma assicura anche 360 posti di lavoro, più 80 posti per apprendisti”. Le Ffs ringraziano tutte le parti coinvolte “per la loro collaborazione positiva e costruttiva”. Tante, in dieci anni di attività, le riunioni di Piattaforma tenutesi, quasi sempre nella Svizzera centrale, talvolta anche a Bellinzona. Oltre ha ai vertici delle Ffs e alla Commissione del personale vi hanno partecipato i sindacati Sev-Transfair e Unia e, di volta in volta, alcuni rappresentanti del Consiglio di Stato.

«Un vero peccato che le Ffs abbiano deciso unilateralmente di porre fine alla piattaforma, proprio ora che si sta avvicinando l’avvio ufficiale dei lavori di costruzione del nuovo stabilimento di Castione e che nella fase di transizione sarebbe utile poter ricevere nei prossimi due/tre anni informazioni precise e regolari, specialmente in ottica occupazionale, sul futuro di operai e mansioni. Proprio ora che tutto sembra andare per il verso giusto, questa mossa ci fa temere che le Ferrovie possano avere qualcosa da nascondere». Mastica amaro Mauro Beretta, rappresentante della Commissione del personale (Cope) delle Officine, l’ultimo rimasto della ‘vecchia guardia’ dopo le dimissioni a fine 2023 di Ivan Cozzaglio. L’odierna riunione di piattaforma, tenutasi a Bellinzona in presenza anche dei consiglieri di Stato Christian Vitta e Claudio Zali e del sindaco Mario Branda, «era cominciata bene. Il moderatore Franz Steinegger ha peraltro ricordato che è anche grazie allo sciopero del 2008 se oggi si guarda a un nuovo stabilimento con 360 dipendenti, 80 apprendisti e un investimento di 580 milioni». Una sottolineatura che ai rappresentanti del personale e dei sindacati ha fatto molto piacere, «sebbene fra noi rimanga alta la preoccupazione, dal momento che attualmente siamo in 550 e temiamo che non tutti saranno impiegati a Castione».

I politici informati già 15 giorni fa

«Quindi – prosegue Beretta – poste da parte nostra alcune domande e ricevute delle risposte, al termine della riunione di piattaforma è arrivata la doccia fredda» per bocca del responsabile generale della manutenzione Ffs Daniel Moraschetti. Decisione unilaterale sulla quale la Cope allargata ai sindacati si esprimerà con un comunicato stampa nei prossimi giorni, anche a margine dell’assemblea del personale fissata per venerdì. Personale che oggi è stato convocato dopo le 11 dal direttore dello stabilimento Gian-Paolo Lepori, in carica dall’estate 2022, per delle comunicazioni. «Come Cope non eravamo al corrente di questo incontro comunicato un po’ all’ultimo momento. Perciò ci siamo presentati sul posto e, prendendo per ultimo la parola, ho riferito ai molti colleghi presenti quanto i vertici delle Ffs ci avevano comunicato poco prima. Da notare – sottolinea Beretta – che un politico mi ha confidato di avere saputo già due settimane fa della decisione relativa alla piattaforma. Non un bel segnale, nei nostri confronti».

‘Sorpreso e deluso’

Lo stesso Ivan Cozzaglio, già presidente della Cope dal 2016 e per la durata di sette anni, si dice «sorpreso e deluso. Essendo la piattaforma un’importante finestra di dialogo, che ha dimostrato la sua utilità nel momento in cui era per noi importante evidenziare l’assenza di informazioni precise ad esempio sul Piano industriale di Castione, è opinione di molti colleghi che avrebbe potuto rimanere aperta, soprattutto ora che tutti si chiedono come avverrà la transizione verso il nuovo stabilimento. Non perché il quadro viene ritenuto unilateralmente positivo, che un’occasione importante di scambio di informazioni deve per forza cessare».