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Officine e Piattaforma di dialogo sciolta, insorgono i sindacati

Unia, Transfair e Sev si rammaricano per la ‘decisione unilaterale’ delle Ffs. Avrebbero voluto continuare a discutere dei futuri posti di lavoro

(Ti-Press)
11 giugno 2024
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Se le Ffs ne riconoscono la validità, “perché dunque procedere con la disdetta quando in gioco ci sono ancora molti temi, posti di lavoro e gli obiettivi del documento di Piattaforma non sono ancora stati raggiunti? Perché comunicare la disdetta ai media prima ancora di farla pervenire in forma scritta alle parti contraenti, come invece prevede l’accordo di Piattaforma stesso?”. Dopo le dichiarazioni rilasciate a laRegione da Mauro Beretta, rappresentante della Commissione del personale (Cope), e Ivan Cozzaglio, già presidente della Cope, anche i sindacati esprimono la loro delusione per la decisione delle Ffs di sciogliere la Piattaforma di dialogo, lo strumento paritetico d'informazione che da dieci anni riuniva i vari partner ferroviari, istituzionali e sindacali delle Officine di Bellinzona, durante la fase che ha portato alla definizione del futuro stabilimento industriale a Castione.

Nel comunicato diramato oggi, Unia, Transfair e Sindacato del personale dei trasporti si rammaricano per la “decisione unilaterale” delle Ffs comunicata lunedì 10 giugno. Allineandosi alle considerazioni di Beretta e Cozzaglio, sottolineano come nella futura Officina ci sarà posto per 360 dipendenti, mentre attualmente a Belinzona ne sono impiegati circa 550. “Cosa ne sarà delle persone che non troveranno posto nel nuovo sito industriale?”.

Per i sindacati, “la decisione unilaterale di sopprimere un consesso dove le maestranze potevano interagire, interrogare e reagire davanti ai disegni della direzione Ffs, non può che alimentare i sospetti che la direzione delle Ffs voglia avere mano libera da oggi in avanti per ristrutturare (tagliare) la forza lavoro attuale e futura. E conoscendo la direzione delle Ffs, niente di più facile che nel 2028 i 360 posti oggi sbandierati potranno diminuire ulteriormente”. Si avverte infine che “la scelta spingerà dunque i sindacati e le maestranze a considerare legittima qualsiasi forma d’intervento per difendere gli attuali posti di lavoro”.

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