La censura è stata presentata dalla struttura di Airolo. Luigi Arcioni (Società agricola bleniese): ‘Permetterebbe di lavorare più latte ticinese in loco’
«Un nuovo caseificio a Olivone potrebbe permettere di lavorare più latte ticinese nel cantone». Luigi Arcioni, presidente della Società agricola bleniese e di quella che promuove il caseificio, si riferisce alla prevista chiusura della Lati di Sant’Antonino che implicherà il trasporto della grande maggioranza del latte oltre Gottardo. Tuttavia, questa possibilità sembra essere ancora lontana: attualmente infatti la realizzazione del caseificio in Valle di Blenio è bloccata da un ricorso promosso – come aveva recentemente anticipato la trasmissione Falò della Rsi – da un altro caseificio, ovvero quello del Gottardo di Airolo (anche la Lati stessa aveva interposto ricorso che è poi stato per ovvi motivi ritirato). Una censura, sulla quale dovrà esprimersi inizialmente il Consiglio di Stato, che blocca dunque l’intero progetto di sviluppo regionale denominato ‘BlenioPlus’ lanciato ormai nel lontano 2011, che prevede anche l’implementazione di quattro sentieri tematici in Valle di Blenio e di una rete di vendita per i prodotti della regione. Progetto che circa un anno fa aveva ricevuto il nulla osta dall’Ufficio federale dell’agricoltura, ma che ora dovrà dunque attendere. «Più si allungano i tempi, più sarà difficile concretizzarlo», sottolinea con delusione Arcioni a ‘laRegione’, secondo il quale si potrà garantire un futuro al formaggio ticinese solamente «collaborando maggiormente, promuovendo uniti i prodotti del cantone. Ostacolarsi a vicenda non migliora di certo una situazione già difficile».
Ma perché quindi il Caseificio del Gottardo si è opposto alla realizzazione di quello di Olivone? Come riferito dalla Rsi, ufficialmente il motivo sarebbe da ricondursi a una presunta disparità di trattamento: il progetto della Valle di Blenio potrebbe infatti beneficiare di sussidi sia cantonali, sia federali, anche per promuovere i prodotti, mentre ad Airolo questi aiuti non sono previsti. Per Arcioni la situazione è quindi chiara: «Si tratta di una questione di concorrenza: l’intenzione è quella di limitare le strutture che producono prodotti simili». Pur ammettendo che il mercato del formaggio è piuttosto saturo, il presidente della Società agricola bleniese è però convinto che con il dialogo e la diversificazione dei prodotti si possa almeno limitare questa possibile concorrenza: «Sarebbe importante unirsi così da promuovere e valorizzare i prodotti ticinesi rispetto a quelli non locali o di importazione».
Tutto questo a beneficio di una situazione già difficile: con la chiusura della Lati ancora più latte ticinese verrà trasportato oltre Gottardo. Si tratta della grande maggioranza, mentre una parte sarà lavorata dal caseificio di Airolo, che fra l’altro lavora già anche quello prodotto senza insilati proveniente dalla Valle di Blenio. Da un lato «meglio che niente», afferma Arcioni, ma dall’altro «i costi per il trasporto diminuiscono ulteriormente quello che i produttori ticinesi ottengono, che è già poco». Di conseguenza «sempre più aziende fanno sempre più fatica ad andare avanti: alcune decidono ad esempio di non più produrre latte, orientandosi magari sulla carne, mentre altre addirittura chiudono».
E in questo contesto l’insicurezza per quanto riguarda la realizzazione del progetto BlenioPlus non aiuta: «In questa situazione di incertezza i produttori tendono a organizzarsi autonomamente. Così facendo vi è il rischio di veder spuntare diversi piccoli caseifici, il cui mercato però si limita a realtà molto locali». Con il caseificio di Olivone, l’intenzione sarebbe invece quella di concentrare le forze, «producendo formaggi di qualità e sviluppando un concetto di marketing che permetta di identificare il prodotto con la regione, a beneficio delle aziende in valle. Ma anche a beneficio di tutti i prodotti caseari ticinesi». Arcioni non si capacita del fatto «che non si riesca a trovare una soluzione per lavorare il poco latte (rispetto ad altre regioni della Svizzera) prodotto in Ticino, valorizzando i formaggi locali». Cantone, Federazione ticinese produttori di latte, Unione contadini ticinesi e altri attori coinvolti, stanno lavorando per trovare soluzioni che possano permettere di tornare a valorizzare il latte in Ticino: «Il ritiro del ricorso potrebbe sicuramente facilitare questo, permettendo di sviluppare nei dettagli il progetto previsto a Olivone».