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Moratoria sui vigneti nel Piano, ‘il Cantone ci coinvolga’

L’interprofessione conferma lo scetticismo ma rinuncia a ricorrere e scrive al Dt. Il direttore del Parco: ‘Esercizio pilota utile per l’intero settore’

Un vigneto impiantato nel 2015 a Camorino
(Ti-Press)
3 maggio 2024
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Dai piccoli, medi e grandi produttori fino all’associazione mantello che li rappresenta, si conferma la perplessità nei confronti della recente decisione del Dipartimento del territorio di vietare nel Parco del Piano di Magadino per cinque anni, prorogabili, l’impianto di nuovi vigneti e l’ampliamento di quelli esistenti con l’obiettivo di valutare, tramite uno studio da realizzare, quali sarebbero le aree più idonee a uno sfruttamento viticolo di qualità. La zona di pianificazione (Zp) è impugnabile con ricorsi al Tribunale amministrativo cantonale, senza tuttavia beneficiare dell’effetto sospensivo. Il termine per rivolgersi al Tram scade prossimamente; nel frattempo c’è chi ha deciso di non percorrere questa via, ma di sollecitare il Cantone affinché adotti un approccio diverso orientato al coinvolgimento. Un segnale insomma importante quello che sarà presto inviato al Dt (Sezione dello sviluppo territoriale) e al Dipartimento finanze ed economia (Sezione dell’agricoltura).

‘Abbiamo le competenze’

«Letta la documentazione chiesta al Dt, ne abbiamo discusso in comitato», ci spiega Davide Conconi, direttore dell’Interprofessione della vite e del vino ticinese, associazione mantello che riunisce le varie categorie di viticoltori, vinificatori e commercianti. Ebbene, le perplessità che Conconi ha espresso su ‘laRegione’ il 24 aprile a titolo personale, «sono condivise al nostro interno. Considerando peraltro che l’area attualmente vignata nel Parco, pari a 17 ettari, corrisponde solo all’1,2% della superficie agricola totale, non riusciamo a capire su quale base e partendo da quali constatazioni si sia deciso d’istituire la Zona di pianificazione. Abbiamo letto che si fa leva sulla qualità dell’uva, che dal nostro punto di vista è però garantita e lo si evince dai vini prodotti». A questo punto, «abbiamo cercato di ragionare su quale strategia sarebbe più opportuno approntare». Se da una parte è vero che può ricorrere ogni persona o ente che dimostri un interesse degno di protezione, «dall’altra temiamo che tale diritto non valga per l’Interprofessione. Inoltre opporci rischierebbe di allungare i tempi. Perciò riteniamo più proficuo sollecitare il nostro coinvolgimento nel gruppo di studio. Siamo certi che sarebbe utile alla causa avere in quel gremio un nostro rappresentante competente in materia. Nella lettera ribadiremo anche l’auspicio affinché l’Interprofessione, a suo tempo tanto voluta dal Cantone medesimo, venga d’ora in poi preventivamente coinvolta di fronte a temi strategici come quello in oggetto».


Ti-Press
Il direttore del Parco del Piano, Giovanni Antognini

‘Bene, perché il Ticino ne è sprovvisto’

Anche perché lo “studio pilota” che riguarderà il Parco del Piano potrà essere replicato “in altri comparti del fondovalle del territorio ticinese che presentano analogie in materia di qualità della produzione viticola e concorrenza con altre produzioni agroalimentari”. Lo scrive a chiare lettere il Cantone. A condividerne gli auspici è Giovanni Antognini, direttore dell’Ente Parco. «Il Cantone non dispone di uno strumento pianificatorio relativo ai vigneti presenti in Ticino», premette: «È dunque interessante che lo si faccia per primo qui, nel Piano di Magadino. Sono convinto che grazie a un lavoro d’assieme, portato avanti con spirito collaborativo da tutte le parti in causa, si disporrà in futuro di uno strumento importante e adeguato».


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Claudio Cattori, fondatore dell’azienda Agrotomato di Giubiasco

L’agri-viticoltore

‘Reddito sicuro che aiuta gli investimenti’

Claudio Cattori, fondatore della Agrotomato di Giubiasco, una delle principali aziende orticole presenti nella parte orientale del Piano, non vede di buon occhio la Zona di pianificazione. A Camorino, nella frazione di Comelina, da quasi dieci anni gestisce un ettaro vitato, preso in affitto e da lui impiantato. «Sono fortemente deluso», ci dice. In uno sfogo pubblicato il 4 aprile su Facebook ha scritto che “da agricoltore, imprenditore e persona impegnata in politica non apprezzo per nulla la decisione del Dipartimento del territorio. È una mossa priva di fondamento numerico e qualitativo. Al contempo ostacola la libertà di impresa degli agricoltori e scoraggia i giovani a intraprendere degli studi nelle professioni agricole e a portare avanti le aziende del settore primario. Nasce dall’erronea convinzione che nei vigneti di pianura non si riesce a produrre vino di buona qualità”. A suo dire gli aspiranti viticoltori “andrebbero incoraggiati. Chi ha un appezzamento di terreno e le necessarie competenze deve poter coltivare ciò che conosce e desidera”. Il problema – conclude Cattori, che è anche consigliere comunale a Bellinzona – tocca ancor di più la capitale del Ticino: “È la città con maggiore area agricola, caratteristica poco considerata nel dibattito politico. I vigneti di pianura sono situati soprattutto nella nostra regione. Ritengo che, ancora una volta, il nostro Municipio debba mostrare una maggiore proattività e che, a tutela di una importante attività economica bellinzonese, debba esprimere con decisione il suo dissenso al Cantone”. Ma c’è il rischio, gli chiediamo, che la vite finisca per insidiare gli ortaggi sul Piano? «Di sicuro il Cantone sta facendo passare l’idea, sbagliata, che la qualità dell’uva coltivata nel Piano sia scarsa. Non è vero e lo dicono gli esperti del ramo. Mi chiedo su quali basi abbiano deciso i funzionari. Domani avranno forse da ridire anche sulla qualità di finocchi, carote e cavolfiori? Decisioni di pancia prese da chi ha più a cuore l’ecologia dell’economia. Dimenticando che tutta la socialità è basata sul reddito del lavoro». Rispondendo alla domanda, evidenzia che la viticoltura di pianura «garantisce un reddito sicuro, interessante e complementare, cioè in grado di finanziare nuove ipoteche e investimenti in ambito agricolo. Sbagliato frenarla».

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