Claudia Pagliari, presidente della locale Società commercianti, è preoccupata: ‘Il commercio locale va aiutato in fretta’, altrimenti la città si svuoterà
«Nel centro storico almeno cinque negozi chiuderanno entro fine anno». È decisamente preoccupata Claudia Pagliari, presidente della Società commercianti di Bellinzona: «C’è un problema e tutto sta succedendo molto velocemente». Di conseguenza «è necessario, collaborando con le autorità, trovare soluzioni a corto termine». In caso contrario si rischia di finire in un «circolo vizioso nel quale le chiusure provocano altre chiusure, facendo diventare le città vuote». E se si va avanti così «non le riempirà più nessuno». Insomma, «il commercio locale va aiutato, e in fretta». La problematica sarà sicuramente discussa durante l’assemblea della Società commercianti in programma lunedì 8 aprile dalle 19 all’hotel Internazionale.
L’ultimo annuncio in ordine di tempo è arrivato da ‘Il Fiore di Nadia Pesenti’ in via Camminata che chiuderà entro la fine dell’anno a causa di difficoltà economiche. Nel centro storico anche la boutique Switcher ha gettato la spugna, anch’essa perché non riusciva più a far quadrare i conti. E, come detto, non saranno gli unici ad abbassare la saracinesca. Ma come si è arrivati a questa situazione? «Innanzitutto abbiamo avuto un inizio anno disastroso, dovuto a diversi fattori», afferma Pagliari. Pensiamo ad esempio ai diversi rincari (come bollette elettriche, premi di cassa malati, Iva e così via) che hanno diminuito il potere d’acquisto, al fatto che sempre più persone comprano merce online, alla tendenza di recarsi in Italia a fare acquisti o anche ‘semplicemente’ alla meteo che quando non è favorevole non invoglia certamente la gente a fare shopping. Se poi chiudono anche i negozi, diventa ancora peggio: c’è meno movimento e questo rende la città ancora meno attrattiva. «Chi cerca un luogo dove aprire, non lo farà in una città dove stanno chiudendo parecchi commerci», conferma la presidente della locale Società commercianti. E la tendenza, aggiunge, «non riguarda solo Bellinzona ma tutte le città del Ticino» (vedi l’articolo in cronaca di Lugano che annuncia la chiusura di Montenapoleone e dell’analoga Boutique Carulli in Piazza Governo a Bellinzona). Un’altra problematica che riguarda il centro storico turrito sono gli affitti, spesso molto alti, ma in questo caso «la politica può fare poco visto che si tratta di immobili privati».
Pagliari precisa poi che non si è arrivati a questa situazione all’improvviso: «Le difficoltà ci sono da tempo, ma finora molti hanno stretto i denti. Ora però parecchi commerci sono arrivati al punto di dire basta», perché anche con tutta la buona volontà non intravvedono alcun futuro, senza doversi indebitare o attingere ai propri risparmi di una vita. In altre parole ci sono commercianti «che non si erano mai lamentati che ora iniziano ad avere paura vedendo tutte queste chiusure». A ciò si aggiunge poi anche una percezione forse troppo ottimista da parte della popolazione: «Quando un negozio è aperto, si ritiene che le cose vadano bene. Se poi è ad esempio chiuso per mezza giornata, tutti pensano che gli affari vanno talmente bene che ci si può anche permettere di restare chiusi durante un giorno feriale». La situazione, però, è un’altra: «Semplicemente diversi proprietari che, come tutti, hanno anche degli impegni al di fuori dalla loro attività commerciale (come dedicarsi alla famiglia) non si possono permettere di assumere qualcuno che tenga aperto il negozio».
Ma cosa si può fare quindi per cercare di invertire la tendenza? «Commercianti e autorità devono discutere a fondo e trovare soluzioni a corto termine», sottolinea Pagliari. «Se non si agisce subito, poi sarà molto difficile recuperare». Da parte sua la Società dei commercianti ha regolarmente «organizzato eventi e attività per promuovere il commercio locale». Citiamo ad esempio ‘Belli Sold Out’ (negozi aperti la domenica) che si terrà il 7 aprile in concomitanza con il mercato di primavera e la novità di ‘Belli in fiera’, evento in programma domenica 2 giugno in un clima di festa e di giochi. Un impegno che è anche stato riconosciuto, ad esempio da Lorenza Turra, la proprietaria della boutique Switcher, ma che sembra non bastare: «Ora tocca alla politica aiutarci», rileva la presidente. «Le promesse non ci servono, ci servono i fatti». Concretamente, si potrebbe andare incontro ai commercianti ad esempio per quanto riguarda l’utilizzo del suolo pubblico: «Attualmente se si vuole posizionare un cartello che segnali la propria presenza, l’utilizzo di questo spazio va pagato». In una recente intervista a ‘laRegione’ il capodicastero Finanze, economia e sport Fabio Käppeli aveva affermato di voler proprio agevolare i negozianti nell’utilizzo del suolo pubblico, come era stato fatto durante la pandemia per bar e ristoranti, anche rinunciando a qualche introito per la Città. Il municipale aveva però anche detto di non notare una città spenta, ma una città attrattiva, con ricambi di superfici anche di dimensioni importanti. Resta il fatto che, secondo Pagliari, «un problema c’è» e va risolto «in fretta» per il bene dei commercianti locali e, in definitiva, di tutta la città.