Legge tributaria, il Consiglio comunale boccia l’entrata in materia sulla proposta Mps di partecipare a un’azione collettiva dei Comuni
Lanciare un referendum comunale e chiedere all’Associazione comuni ticinesi e alle Città di Lugano, Mendrisio, Chiasso e Locarno di invitare tutti i Comuni ticinesi a volervi partecipare. Lo chiedeva al Municipio – al passato, perché il Cc di Bellinzona con 28 no, 20 sì e 3 astenuti ha bocciato in apertura di seduta l’entrata in materia – una risoluzione del Movimento per il socialismo (Mps) contro la modifica della Legge tributaria cantonale votata il 12 dicembre dalla maggioranza Plr, Lega e Udc del Gran Consiglio e che, fra le altre cose, prevede anche la riduzione dell’1,66% dell'aliquota dell'imposta sul reddito delle persone fisiche per compensare il ritorno del coefficiente cantonale d'imposta dal 97 al 100% e la riduzione, a favore dei redditi alti, dell'aliquota massima dal 15% al 12% da qui al 2030.
Si tratta delle due misure, ritenute più controverse insieme ad altre, contro le quali si sono schierate le altre forze politiche pronte, la gran parte, a lanciare un referendum. Il Municipio di Bellinzona, esprimendosi all’unanimità, il giorno stesso della decisione parlamentare aveva sensibilizzato via e-mail i deputati della regione sul danno prevedibile per le casse dei Comuni e delle Città ticinesi, specialmente a seguito del taglio dell’1,66%, ritenendo sbagliato chiamare gli enti locali alla cassa per risanare le finanze dello Stato. In soldoni si finirebbe per non più incassare preziose risorse (circa 1,3-1,5 milioni annui nella capitale ticinese), poi da compensare con tagli nei servizi e/o aumenti di moltiplicatore d’imposta.
A rigor di logica – sosteneva l’Mps – il Municipio di Bellinzona dovrebbe o potrebbe quindi non solo sostenere il referendum interpartitico ma anche aderire e/o promuovere quello dei Comuni per il quale i sindaci di Bodio e Faido in questi giorni stanno cercando di raccogliere adesioni per raggiungere il quinto del totale richiesto per legge (quindi 21 o 22 Comuni). Ma la risoluzione Mps, nella quale si ripercorreva l’iter evidenziando la critica di Comuni, Città e relativa associazione per non essere stati interpellati e sentiti dal parlamento, come detto non ha superato il primo scoglio formale.
«Non intraprendere il referendum porrebbe un problema di credibilità del Municipio, perché segnala le critiche ma poi non utilizza lo strumento democratico affidatogli dalla Costituzione per difendersi», ha esordito Matteo Pronzini (Mps). Contrario, anche solo a modificare l’ordine del giorno, il liberale radicale e anche granconsigliere Patrick Rusconi: «Non spetta al Municipio statuire sulla politica finanziaria del Cantone». Idem Gabriele Pedroni (Centro): «Nell’ambito del flusso Cantone-Comuni la Città riceve molto dal Cantone. Non bisogna tirare troppo la corda». I rapporti fra istituzioni «sono invece anche di nostra competenza», ha replicato Giuseppe Sergi (Mps) replicando a Rusconi: «La dialettica è entrata in un rapporto di divergenza ed è giusto che il Municipio esprima il proprio dissenso. Non si tratta di mero dare per avere». Ha rincarato la dose Pronzini leggendo passaggi della e-mail che il Municipio aveva inviato ai deputati: «Il Municipio dice che la riforma fiscale si abbatte sulle casse cittadine e chiede che ciò non avvenga. Ora è auspicabile che sia conseguente». Esercizio invece subito stoppato.