Prima di arrivare alla Sezione della logistica l'uomo lavorava per la succursale di Lumino, i cui responsabili sono pure finiti in manette
«Il Consiglio di Stato procederà a breve con le decisioni che si impongono in questi casi». Una breve ma significativa dichiarazione quella rilasciata da Christian Vitta in merito alla posizione del dipendente della Sezione della logistica del Dipartimento delle finanze e dell'economia (Dfe), finito in manette con le ipotesi di reato di corruzione passiva e accettazione di vantaggi. Nonostante le poche parole, il direttore del Dfe lascia infatti intendere che sarà presto presa la decisione di licenziare l'impiegato. Cittadino italiano e residente nel Bellinzonese, poco più che quarantenne, l'uomo è stato arrestato mercoledì mattina poiché ritenuto coinvolto in una serie di truffe assicurative. Questione che recentemente ha portato altre persone dietro le sbarre, mentre altre risultano indagate. La notizia dell'arresto dell'uomo – anticipata dalla Rsi – si collega ad altri avvenuti di recente, ovvero quelli di due responsabili della succursale di Lumino della ditta Belfor (gruppo attivo nel restauro di strutture a seguito di incendi, allagamenti o altri sinistri) e di tre assicuratori. Nell'ambito di un'inchiesta complessa e appena iniziata, che necessiterà ancora tempo per ricostruire nei dettagli l'intricata vicenda, i due dirigenti sono accusati di aver raggirato le assicurazioni corrompendo i tre ispettori delle compagnie. I reati ipotizzati sono quelli di truffa e corruzione tra privati. Al momento il Ministero pubblico mantiene l'assoluto riserbo sul caso.
Assunto un paio di anni fa alla Sezione della logistica (dove non ricopriva funzioni dirigenziali), il dipendente cantonale arrestato mercoledì aveva lavorato in precedenza proprio per la Belfor di Lumino. Da chiarire i motivi per cui avrebbe ricevuto alcune migliaia di franchi. Sulla sua posizione, dopo l'arresto disposto dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli titolare dell'inchiesta, si attende nelle prossime ore una decisione del giudice dei provvedimenti coercitivi.
Come riferito dalla Rsi, c'è anche un secondo filone importante che si inserisce nell'inchiesta. I due fratelli responsabili della Belfor erano infatti azionisti della filiale di Bellinzona dell'agenzia Sublimity Management Services (con sede centrale negli Stati Uniti) che forniva personale alla Belfor (costituitasi accusatrice privata). Si tratta questo di un altro aspetto dell'inchiesta, che si concentra su sovrafatturazioni per prestazioni gonfiate o mai effettuate. Episodi che gli interessati avrebbero ammesso ma solo in minima parte.
Le persone finite sotto indagine sono al momento una dozzina. Ma il numero potrebbe aumentare, così come quello delle somme in gioco, che già allo stato attuale sembrerebbero rilevanti. Oltre al modus operandi, da chiarire anche i vari gradi di responsabilità e coinvolgimento.