Dovrà espiare sei mesi di carcere l'uomo macchiatosi di 13 reati, tra fatture false, guida sotto l'influsso di alcol, incidenti e fughe dalla polizia
Da quelli economico-finanziari a quelli del codice stradale, fino al furto d'uso e alla violenza contro gli agenti di polizia. Sono in totale tredici i reati commessi dall'uomo sulla quarantina condannato oggi nell'aula penale di Lugano dalla Corte delle Assise criminali. Una lunga serie di illeciti commessi tra il 2010 e il 2023 che costano al meccanico residente nel Bellinzonese una pena detentiva di due anni e mezzo, di cui sei mesi da espiare e i rimanenti sospesi con la condizionale per un periodo di quattro anni. Il processo si è svolto secondo la procedura del rito abbreviato, dopo che la Corte ha accettato la proposta di pena concordata tra la pubblica accusa e il difensore d'ufficio Mattia Bordignon. Partirà subito la richiesta della difesa al Giudice dei provvedimenti coercitivi affinché, durante i mesi di espiazione della pena, l'imputato possa uscire dal carcere per lavorare durante il giorno. Davanti ai giudici Siro Quadri (presidente), Emilie Mordasini e Manuela Sartori-Lombardi, l'uomo ha riconosciuto interamente l'atto d'accusa di undici pagine firmato dal procuratore pubblico Daniele Galliano. Dietro gli illeciti commessi per più di un decennio – che in tre occasioni, prima dell'ultimo arresto dello scorso marzo, avevano portato l'uomo in carcere per qualche giorno – si celano problemi di salute, una difficile situazione finanziaria e il consumo di alcol.
Oggi titolare di un'officina, i primi guai per l'imputato erano arrivati nel lontano 2010, quando aveva venduto senza autorizzazione un veicolo a lui prestato del valore di 13mila franchi. Da qui la condanna odierna per appropriazione indebita, reato al quale si somma – per restare nel campo economico-finanziario – quello di falsità in documenti, per aver contraffatto alcune fatture scoperte per un importo complessivo di decine di migliaia di franchi. Ci sono poi i numerosi episodi in cui l'imputato ha utilizzato all'insaputa dei clienti i veicoli da loro portati in officina (da qui il reato di furto d'uso) e altre svariate infrazioni al codice stradale (ripetuta guida sotto l'influsso di alcol oppure senza patente). Sempre per quanto riguarda la circolazione stradale, sono particolarmente gravi le tre situazioni in cui l'imputato ha messo seriamente in pericolo la sicurezza di pedoni e automobilisti. Per due volte, senza patente e dopo aver consumato alcolici, è infatti stato protagonista di incidenti, anche a causa dell'alta velocità, dandosi poi alla fuga dalla polizia. Sempre sprovvisto della licenza di condurre e a bordo di un veicolo non suo, in un'occasione si era dato alla fuga una volta notata una pattuglia della polizia: gli agenti avevano desistito all'inseguimento tanto era apparsa azzardata la guida dell'uomo, che aveva prima percorso in contromano una strada privata e successivamente guidato a 60 km/h sul limite di 30 km/h all'interno del nucleo di paese. Oltre a quello di ripetuta elusione di provvedimenti per accertare l’inattitudine alla guida, l'imputato è stato condannato anche per il reato di violenza o minaccia contro le autorità per avere, visibilmente alterato dall'alcol, insultato gli agenti intervenuti in un esercizio pubblico dato che stava creando disturbo agli avventori. Una volta usciti dal locale, mentre veniva scortato al parcheggio per essere accompagnato al domicilio, ha colpito un poliziotto con un calcio alla gamba, venendo in seguito immobilizzato al suolo e poi ammanettato. Sono in totale cinque (persone e aziende) coloro che si sono costituiti accusatori privati. In aula l'uomo si è detto pentito, ribadendo la volontà di dimostrare di aver imparato dai suoi errori.