Bellinzonese

‘A Bellinzona preferiamo essere formiche piuttosto che cicale’

Prospettive future, guerra e solidarietà al centro della cerimonia di fine anno della Città, che ha visto anche l’assegnazione dei premi al merito

Mario Branda
(Ti-Press)
23 dicembre 2022
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Una lieta occasione di incontro, di scambio di auguri, ma anche un momento per fermarsi, pensare a quanto accaduto nel 2022 e alle prospettive future. Ancora una volta la cerimonia della Città di Bellinzona ha offerto al pubblico del Teatro sociale spunti di riflessione, al termine di un anno in cui alle sofferenze della pandemia sono subentrate quelle causate dal conflitto in Ucraina. «Una guerra alle nostre porte che ci ha ricordato la nostra vulnerabilità di umani, ma anche la nostra stupidità», ha ricordato Mario Branda nella parte del suo discorso in cui ha sottolineato che «davanti alla sofferenza non si può essere neutrali». E se come ricordato dal sindaco è compito del nostro Paese, dei suoi livelli istituzionali, fare il possibile per assicurare un sostegno alla popolazione civile in fuga, anche Bellinzona ha porto la sua mano: «Sono arrivate centinaia di rifugiati e le nostre scuole comunali, con i loro direttori e docenti, si sono impegnati per dare accoglienza a diverse decine di scolare e scolari». Branda ne ha approfittato per ringraziare in generale il corpo insegnante: «Ho recentemente avuto modo di assistere ad alcune lezioni e sono rimasto impressionato dalla qualità del lavoro condotto, dall’attenzione rivolta ai singoli bambini, al clima di fiducia e di adesione che si respirava tra quei banchi. E ciò infonde ottimismo per quello che potrà essere Bellinzona nel 2050».

‘Davanti a noi progetti di portata storica’

Il discorso del sindaco si è poi spostato su aspetti più puntuali della politica locale: «Il nuovo Ospedale, il polo di ricerca biomedico, lo sviluppo dell’ambito culturale e turistico, le nuove Officine sono progetti fondamentali e di portata che non esito a definire storica per quello che vorremmo sia lo sviluppo, rispettivamente il futuro della Città e della nostra regione. Un luogo dove abitare e lavorare e dove anche i giovani trovino risposte alle loro legittime aspettative». E se tutto questo richiede investimenti importanti, nonostante «Bellinzona non è mai stata un città ricca, pensiamo che sia giusto investire, ed ecco perché preferiamo essere, oggi, formiche piuttosto che cicale. Attrezzarsi per il mondo che cambia, piuttosto che ‘cantare’ canzoni per altri».

I riconoscimenti

«Siamo confrontati con l’eccellenza di cui dobbiamo andare fieri e di cui la nostra Città, il nostro Paese, ha bisogno», ha detto il presidente del Consiglio comunale, Alberto Casari, introducendo la parte della serata riservata alla consegna dei premi alle persone che nel 2022 hanno tenuto alto il nome di Bellinzona. Il premio al merito per la cultura è stato assegnato a Maria Bonzanigo, quale riconoscimento per la sua opera di coreografa e compositrice, con un’importante presenza in campo cinematografico grazie alle rilevanti colonne sonore per film e documentari. Un particolare plauso va al suo lavoro – riconosciuto e apprezzato anche a livello mondiale – nella Compagnia Finzi-Pasca di cui è cofondatrice.

Al centrocampista dello Zurigo, Antonio Marchesano, il premio di miglior sportivo, per i brillanti risultati raggiunti nella sua carriera, in particolare per il titolo di campione svizzero vinto nella stagione 2021/22 sulle rive della Limmat. In passato il calciatore, nato e cresciuto a Bellinzona, ha disputato campionati tra le fila del Biasca, dell’Acb, del Locarno, del Bienne e del Winterthur.

Il premio speciale al merito è stato consegnato alla Fondazione del Patriziato di Bellinzona, (sul palco sono saliti il presidente Graziano Lavizzari, il vice Athos Ghringhelli e il segretario Carlo Chicherio), quale riconoscimento per l’impegno nella promozione di molteplici attività culturali e benefiche sul territorio, tra cui l’appuntamento annuale con l’Open Air Beatles Days, giunto quest’anno alla sua ventesima edizione.

‘Non dimentichiamoci della fatica degli ultimi’

«Dovremmo fare tutti insieme una grande fatica per abbandonare l’antropocentrismo che abbiamo sviluppato negli ultimi secoli per dare speranza e un futuro a chi sarà ospitato su questa terra nei prossimi secoli», ha concluso il suo discorso Alberto Casari, che dopo aver evidenziato quella dei premiati per raggiungere i propri obiettivi, ha esortato i presenti «a non dimenticarsi della fatica degli ultimi, delle persone che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese, degli anziani che dopo una vita di lavoro si vedono sempre più erodere il loro potere d’acquisto da costi insostenibili, di quei giovani che finita una formazione, magari anche universitaria, non riescono a entrare nel mondo del lavoro con stipendi dignitosi e si vedono costretti a continui stage pagati una miseria; dei migranti che scappano da paesi in guerra che abbiamo il dovere di accogliere il più possibile». C’è poi anche «la fatica di tutti coloro che continuano a metterci in guardia dalla crisi climatica che ci sta travolgendo ma che purtroppo, una parte della politica, a ogni livello minimizza».