Bellinzonese

Due formazioni per valorizzare l’umanesimo nella medicina

La Fondazione Sasso Corbaro lancia l’Accademia per le Medical Humanities e il Certificato di studi avanzati ‘La comunicazione come strumento di cura’

Graziano Martignoni, vicepresidente della Fondazione Sasso Corbaro
(Ti-Press)
7 novembre 2022
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Fare in modo che «le dimensioni umanistiche della medicina non vengano sommerse» dalla tecnica e dalla tecnologia, componenti che sono in ogni caso «fondamentali» in questo campo. Graziano Martignoni, vicepresidente della Fondazione Sasso Corbaro (Fsc), ritiene infatti che pure l’etica o la comunicazione siano aspetti molto importanti quando si tratta di curare un paziente. Per portare avanti questo lavoro di sensibilizzazione, la Fsc ha presentato oggi ai media due proposte formative: l’Accademia per le Medical Humanities, che si svolgerà da novembre 2022 a marzo 2024, e il Certificato di studi avanzati (Cas) dal titolo ‘La comunicazione come strumento di cura’ che sarà proposto in collaborazione con l’Università della Svizzera italiana (Usi) e l’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) da gennaio a dicembre 2023. L’Accademia è aperta a tutti e il percorso completo costa 800 franchi (vi è la possibilità di richiedere una borsa di studio alla fondazione), mentre il Cas (dal costo di 3’000 franchi) è maggiormente rivolto ai professionisti con un titolo di studio avanzato come medici, infermieri, ricercatori e così via. Gli interessati devono annunciarsi scrivendo a fondazione@sasso-corbaro.ch rispettivamente entro l’11 novembre e il 16 dicembre.

‘Capire meglio quali sono i principi etici che guidano la cura’

L’Accademia per le Medical Humanities si prefigge di rispolverare (attraverso 15 moduli, in programma una volta al mese, a Bellinzona) i fondamenti dell’umanesimo clinico e dell’etica. Umanesimo clinico (o medical humanities) che non è una disciplina accademica protocollare e procedurale, ma più semplicemente un gesto, uno sguardo o una parola che permette di far sentire meglio una persona malata. L’obiettivo è quello di «curare meglio e di cercare di dare un senso all’esistenza di un malato», ha precisato Martignoni. Questo percorso formativo è quindi rivolto a tutti coloro che hanno quotidianamente a che fare con persone che necessitano di cure, interessate a «capire meglio cosa è la cura o quali sono i principi etici che devono guidare l’intervento di aiuto. Può quindi trattarsi ad esempio di una signora che intende accompagnare al meglio suo marito negli ultimi momenti della sua esistenza o un cuoco che lavora in un istituto per disabili, ma anche medici, psicologi, operatori sociali, infermieri, responsabili di case per anziani e così via». Ogni modulo è composto da due lezioni durante le quali si affronteranno da un lato i principi etici (come la responsabilità sociale, la confidenzialità, la centralità del paziente, la paura dell’errore ecc.) e dall’altro le applicazioni delle medical humanities riassunte da parole come dignità, verità, solidarietà, rispetto, vulnerabilità o trasparenza. Alle lezioni sarà affiancato un laboratorio (di casistica clinica, letterario, poetico o cinematografico) che permetterà ai partecipanti di scambiarsi opinioni, facendo esperienza.

Come comunicare in modo corretto e rispettoso

«La buona comunicazione fa parte di una buona cura», ha affermato Roberto Malacrida, responsabile delle relazioni istituzionali della Fondazione Sasso Corbaro. Fondazione che, in collaborazione con Eoc e le facoltà di Scienze biomediche e di Comunicazione dell’Usi, ha quindi deciso di proporre per la seconda volta un Cas in quest’ambito. Questa proposta formativa (che si terrà nel campus Usi a Lugano) è composta da 12 moduli, durante i quali si analizzeranno gli aspetti teorici e pratici delle problematiche legate alla comunicazione: si cercherà di capire come comunicare in modo corretto e rispettoso ad esempio una diagnosi non favorevole oppure un errore medico. Sarà anche messo l’accento sulla comunicazione virtuale che negli ultimi anni (in particolare con la pandemia) ha guadagnato d’importanza e che quindi deve essere gestita correttamente.

Un’abilità ‘essenziale’

«La buona comunicazione in medicina è essenziale soprattutto in quelle situazioni nelle quali è importante che non vi siano malintesi», ha sottolineato da parte sua Mattia Lepori, vicecapo Area medica dell’Eoc e presidente della Commissione di etica clinica dell’Eoc. Si tratta di un’abilità che «va al di là delle pure competenze tecniche e che è molto importante». L’Eoc «investe già da parecchio tempo nella formazione in ambiti non legati esclusivamente alle conoscenze tecniche, ma il fatto che questo percorso sia riconosciuto dall’Usi è sicuramente un valore aggiunto». Ma sono già stati individuati dei benefici concreti dopo il primo Cas? «Il fatto che alla fine del primo percorso formativo i partecipanti provenienti da realtà cliniche diverse ci abbiano chiesto di continuare il percorso, è un risultato tangibile. Ora stiamo valutando come riuscire a dare continuità a questa formazione».