Bellinzonese

Il nuovo auditorio di Biasca trampolino di lancio culturale

Potenziata l’offerta di Casa Pellanda: ora spazio ai contenuti. Prossime tappe il Centro di competenze all’ex Arsenale e la Bibliomedia nella scuola

L’architetto Ivano Gianola nel nuovo auditorio
(Ti-Press/Crinari)
9 ottobre 2022
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Laddove l’antico incontra il moderno, il primo acquista ancora maggior valore e rilancia il proprio ruolo nel tempo. È questa la sensazione generale emersa sabato mattina a Biasca durante l’inaugurazione, aperta alla popolazione, del nuovo auditorio destinato ad arricchire l’offerta di spazi aggregativi e culturali dell’attigua Casa Cavalier Pellanda. Voluto dal Comune, che ha investito circa 2,2 milioni di franchi, e progettato dall’architetto Ivano Gianola, biaschese di origini e penna del Lac di Lugano, il nuovo edificio è sorto al posto di due case demolite poiché in avanzato stato di degrado: presenta una volumetria, un’acustica e una concezione dello spazio interno ideali per conferenze, concerti ed eventi privati. Inoltre, grazie alle grandi vetrate, è aperto sulla corte e il giardino diventando anche in questo complementare alla storica casa di fine ’500 caratterizzata, come s’imponeva in quei tempi, da aperture di piccole dimensioni. Casa Pellanda i cui interni saranno presto ristrutturati con l’intento di migliorarne la capacità espositiva.

‘Dare un’anima e vita a tutto il comparto Pellanda’

A fare gli onori di casa il sindaco Loris Galbusera e il vicesindaco Roberto Cefis, capodicasteo Scuole e Cultura. L’auditorium – hanno sottolineato – mira a diventare punto d’incontro frequentato e amato; rappresenta inoltre il primo tassello di alcuni investimenti promossi per creare a livello locale un piccolo centro culturale. Oltre al comparto Pellanda, ricordiamo, l’offerta culturale sarà in seguito ampliata con la realizzazione di un Centro di competenze Arte e Archivi all’ex arsenale e con la Bibliomedia inserita nei nuovi edifici scolastici. Spazi che dovranno coincidere con una precisa visione riguardo all’offerta culturale, pena l’inutilità degli investimenti. Una questione, questa, già sollevata da alcuni consiglieri comunali, cui Cefis ha risposto dando una serie di rassicurazioni. Anche il sindaco l’ha fatto: «In collaborazione con la speciale commissione cultura, il Municipio sta lavorando per definire una mente che darà un’anima e vita a tutto il comparto Pellanda. Centreremo l’obiettivo se sapremo affrontare la sfida con giusto spirito, coinvolgendo tutta la popolazione con offerte dinamiche, variegate e originali. Fondamentale sarà creare collaborazioni e coinvolgere tutte le forze vive sul territorio. La forza propulsiva del privato è preziosissima: con la regia discreta delle istituzioni permetterà di creare una rete virtuosa rafforzandone la crescita».

‘Non siamo solo una riserva strategica’

D’altronde, ha sottolineato il sindaco, la cultura «gioca un ruolo rilevante nella vita di ognuno, favorisce il benessere sociale e potrà essere un importante motore di crescita del nostro borgo e delle Tre Valli». Zone periferiche che «sarebbe riduttivo considerare solo come riserve strategiche del nostro cantone, avendo a disposizione risorse naturali utili a costruire (legno e pietra) e a produrre energia (acqua e legno) e altro ancora. Infatti la nostra gente in questo territorio vuole vivere, crescere e lavorare, in una realtà periferica tuttavia che registra il tasso di occupazione più basso del Ticino e la situazione economica più debole. Le valli sono quindi una riserva strategica fragile». Guardando quindi proprio al senso del nuovo auditorio e dei prossimi investimenti, Galbusera ha rimarcato che la crescita culturale è strettamente legata a quella sociale e che lo sviluppo economico è un catalizzatore per nuovi investimenti e creatore di posti di lavoro. Da qui l’appello rivolto al consigliere di Stato Christian Vitta, presente in rappresentanza del governo, affinché i progetti culturali, che qualificano il territorio e creano indotto e posti di lavoro, siano «giustamente sostenuti dal Cantone». Il capo del Dipartimento finanze ed economia ha dal canto suo rimarcato l’importanza di sviluppare maggiori sinergie tra cultura e settore turistico, costruendo strategie di valorizzazione ancor più ambiziose a favore dei residenti e dei visitatori. Il vasto territorio dell’Alto Ticino, a questo proposito «è ricco di opportunità in grado di soddisfare i gusti più disparati: sono certo che l’auditorio sarà da stimolo per nuove attività che permetteranno di creare indotto economico e generare valore aggiunto».

Il progetto

Moderno, progettato e realizzato nel rispetto dell’aspetto urbanistico e architettonico del comparto, con senso d’arte e criteri di razionale funzionalità, l’auditorio ha già accolto un evento culturale venendo promosso a pieni voti. La progettazione e la realizzazione hanno avuto inizio nel 2018; la stesura dei piani esecutivi e il coordinamento tecnico hanno richiesto due anni e mezzo di lavoro, mentre la fase di cantiere un anno e mezzo. «Il maggior tempo necessario per la fase progettuale è stato indispensabile per l’ottenimento di un’opera di qualità», ha esordito l’architetto Ivano Gianola. Il progetto intendeva rivalutare un pensiero urbano che rappresenta per il borgo di Biasca un unicum: una casa con tipologia a corte, una nobile abitazione di tre piani costruita nel 1586, delimitata da mura merlate a nord e con una piazzetta alla sua entrata. L’edificio ha una facciata di tipo rinascimentale disposta su tre piani, e dimensioni che contribuiscono a darle un’immagine al contempo maestosa e semplice. Quanto all’auditorio, è disposto su due piani collegati tra loro meccanicamente, dove lo spazio principale della sala è completato da un atrio e dai servizi igienici, a sostegno di casa Pellanda adibita unicamente a museo.

Il legno come elemento-ponte secolare

Si accennava, all’inizio, del dialogo fra antico e moderno, dove peraltro è l’antico a suggerire i materiali da usare: «Nella casa Pellanda, particolarmente interessante è la fastosa sala lignea rinascimentale al terzo piano, completamente in legno e adibita a sala d’onore, praticamente uno spazio dentro lo spazio. Proprio questo locale – ha indicato il progettista – mi ha ispirato nella realizzazione della nuova sala, soprattutto nella scelta dei materiali. E difatti il legno mi ha aiutato nella ricerca dell’acustica ideale per ‘parola e suono’, e l’auditorio ha dettato le forme e i dettagli da eseguire». Per l’acustica è stato in effetti coinvolto uno studio specializzato di Monaco, quello che si era già occupato della sala orchestrale del Lac di Lugano. La realizzazione è poi stata affidata alla falegnameria Bianchetti di Iragna. Infine la facciata: i contorni delle aperture esistenti in granito, vengono ripresi nel disegno della nuova facciata in granito del luogo. E ancora una volta il dialogo antico-moderno: «La facciata antica con il forte muro che prevale sulle finestre, dona un carattere chiuso agli spazi interni del museo, mentre le grandi finestre dell’auditorio emergono rispetto al pieno creando un rapporto di continuità tra interno esterno ed esterno interno». Il dialogo, ha concluso Ivano Gianola, «è tra chiuso e continuità degli spazi, dove la corte diventa la terza costruzione, un cuore di vita urbana che unisce l’antico e il nuovo».

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