Bellinzona: una malattia ha compromesso la stabilità della pianta secolare divenuta negli anni simbolo per i fedeli. Il pastore: ‘Non facile convincerli’
Un secolare cedro del Libano, che ormai da parecchi mesi presenta evidenti segni di sofferenza: importanti perdite di aghi, rami completamente (o quasi) spogli e corteccia ricoperta da colate di resina. L’elemento più caratteristico del giardino della Chiesa evangelica riformata di Bellinzona, situata in viale Stefano Franscini, è da abbattere causa malattia. «Da anni si è iniziato a osservare una consistente diminuzione del verde e l’affiorare di alcune parti secche, infondendo un diffuso sospetto nella comunità – afferma il pastore Stefano D’Archino da noi contattato –. Alcune perizie hanno quindi evidenziato la necessità di effettuare una completa potatura dell’esemplare perché ritenuto a rischio caduta».
Il cedro è infatti collocato in mezzo ad alcuni edifici, come il Pretorio, e un possibile crollo implicherebbe danni importanti. La chiesa ha allora iniziato le pratiche di abbattimento e, «ricevuta l’autorizzazione del Cantone, ora attendiamo solo quella del Municipio di Bellinzona. Non è però stato facile convincere la comunità, molte le perplessità e le preoccupazioni iniziali. La pianta, ultracentenaria, è stata capace di creare un legame affettivo con i fedeli». Sì, perché il suo pregiato legno (dalla particolare conformazione e profumo) era parecchio apprezzato dai popoli mediorientali. Non è pertanto una coincidenza che, spesso, sia menzionato nella Bibbia (più di 70 volte) e sia stato utilizzato per edificare il Sancta Sanctorum del Tempio di Gerusalemme.
La chiesa, una delle prime costruzioni edificate oltre piazza Indipendenza, è stata ultimata a fine Ottocento. E nell’ambito del cantiere si è deciso di piantare anche l’esemplare di cedro del Libano: «Prima non c’era nulla fuori dalle mura di Castelgrande, era tutto consacrato alla campagna – spiega il pastore –. Il terreno disponeva di un bel giardino e quindi si è messo a dimora questa pianticella. Forse inizialmente ce n’era un’altra. Non ne conosceremo la reale età finché non verrà tagliata, ma possiamo comunque presumere che abbia quasi 150 anni di vita». Da sempre simbolo ed elemento di aggregazione per la comunità evangelica di Bellinzona, la notizia del suo abbattimento (anche se per il momento le motoseghe non sono ancora entrate in azione) ha rappresentato motivo di grande dispiacere fra i fedeli. «La maggior parte ha ricordo di questa enorme ombra nei momenti comunitari e nelle calde giornate d’estate».
Da rigoglioso esemplare a ‘ramoscello’ spelacchiato e in fin di vita. Il cedro ha superato indenne la ristrutturazione della chiesa, nulla ha però potuto contro il decorrere di una malattia. «La comunità ha cercato in tutti i modi di curarlo: sfortunatamente la presenza di questo fungo parassita ha già intaccato le radici compromettendone la stabilità». Dopo una prima ottimistica perizia, la decisione delle autorità competenti non ha lasciato scampo alla pianta. «Non c’è più nulla da fare! Appena riceveremo il benestare del Municipio, chiameremo una ditta specializzata affinché ne effettui la demolizione. Dispiace, ma non possiamo fare altrimenti». Dalla resistente circonferenza (sperando sia ancora in discrete condizioni) uno dei fedeli, di professione falegname, «cercherà di ricavare un nuovo tavolo della Cena del Signore», conclude D’Archino. Bonificato il terreno, l’intenzione è infine quella di ripiantare un nuovo cedro del Libano in modo da continuare questa tradizione. Di generazione in generazione.