A breve verrà lanciata una campagna di reclutamento coordinata a livello cantonale per la ricerca di nuove forze
Mancanza di tempo libero da mettere a disposizione, cambi di impiego o di casa più frequenti, meno flessibilità da parte dei datori di lavoro. In una società sempre più dinamica risulta anche più difficile trovare pompieri volontari. I pompieri ticinesi hanno così deciso di unire le forze e, tramite la Federazione Pompieri Ticino, avviare una campagna di reclutamento di nuove leve in maniera coordinata e strutturata tra tutti i corpi presenti nel cantone. Fino all’anno scorso ognuno ha proceduto alla ricerca per conto suo e il Corpo di Bellinzona è riuscito a rimpiazzare i partenti con tredici nuovi aspiranti pompieri urbani che hanno iniziato la formazione domenica scorsa. Attualmente il Corpo cittadino conta circa 120 pompieri urbani e il ricambio annuale è del 10 percento circa. Per quest’anno non si sono annunciati nuovi pompieri di montagna «ma magari l’incendio del Gambarogno potrebbe aver risvegliato l’interesse di qualcuno per il prossimo anno», rileva Samuele Barenco, comandante del corpo dei Civici pompieri di Bellinzona. I requisiti sono gli stessi dei pompieri urbani, anche se va considerato che l’attività ha una componente fisica non indifferente ed è necessaria una certa familiarità con il bosco.
Rispetto al solito, la ricerca di nuove forze è stata anticipata: la campagna pubblicitaria del reclutamento inizierà attorno a metà marzo anziché a fine agosto. Gli interessati potranno iscriversi online su un portale appositamente creato, e indicando il proprio domicilio riceveranno indicazioni riguardo a quale Corpo aderire. Per gli interessati verrà organizzata una serata informativa, che si terrà il 10 maggio anziché in settembre. Quanto alla procedura di selezione, che ognuno faceva per conto proprio, quest’anno verrà fatta in collaborazione con tutti i Corpi e si terrà in settembre al Centro sportivo nazionale della gioventù di Tenero. A monte della decisione di unire le forze vi è un’analisi della situazione, una tendenza che indica sia a livello cantonale che nazionale le difficoltà che ci sono a trovare nuove leve. «La crisi del volontariato la sentiamo e ci preoccupa», afferma Barenco. «È chiaro che il tema della sopravvivenza della nostra organizzazione ci ha spinto a cercare nuove strategie e a confrontarci sul tema. Abbiamo pensato che muovendoci in maniera coordinata avremmo avuto maggiori risorse per la campagna di arruolamento», spiega. Una campagna che è già stata pianificata sull’arco dei prossimi tre anni, dopodiché verrà stilato un primo bilancio.
La Federazione Pompieri Ticino comprende tutti i corpi pompieri del cantone; i cinque centri di soccorso cantonali principali (Bellinzona, Biasca, Locarno, Lugano e Mendrisiotto), più altri quindici centri di soccorso regionali, cinque centri di soccorso locale e tre corpi di montagna. Bellinzona, con un’ottantina di militi, è il corpo con più pompieri di montagna del Cantone. E praticamente tutti loro hanno preso parte al grosso intervento per l’incendio del Gambarogno di tre settimane fa. Un intervento molto lungo e impegnativo, durato in totale due settimane e mezzo. «Per quanto riguarda il nostro Corpo è stato di sicuro l’intervento più grosso di cui ci siamo dovuti occupare negli ultimi 25 anni», afferma Barenco. «È stata un’esperienza molto arricchente perché un evento di questa portata, con parecchie insidie, ha richiesto da parte nostra un impiego intenso e non sempre semplice», commenta Barenco che è stato capo intervento. Un evento che permette anche di trarre degli insegnamenti per il futuro. «In queste settimane stiamo analizzando nei dettagli il nostro intervento per vedere cosa è andato bene e dove si potrebbe migliorare. E questo a tutti i livelli, dal lavoro sul campo, all’attrezzatura, all’effettivo e alla condotta». Chiediamo un parere anche sull’apporto dei grandi aerei per lo spegnimento Canadair. «Sicuramente sono serviti», conferma. «Sono mezzi che conosciamo poco perché in Svizzera non sono presenti. Ora stiamo valutando anche che impatto potrebbero avere sui nostri incendi per capire che apporto potrebbero dare».
Chiediamo al comandante come ha vissuto dal punto di vista emotivo l’intenso intervento. «Mi sono sempre sentito bene, calmo e mai sopraffatto dalla situazione. Sono sempre riuscito a concentrarmi con lucidità ad analizzare le informazioni che arrivavano e a prendere le decisioni. Potevo affrontare l’evento con questo approccio anche grazie al fatto che gli aspetti organizzativi funzionavano bene. Non puoi improvvisare, devi avere un’organizzazione pronta a intervenire e devo dire che nel nostro caso ha funzionato molto bene». Ci sono stati momenti difficili? «Il momento più difficile era l’inizio, quando era l’evento a comandare. Poi ci sono stati momenti frustranti come quando c’era molto vento e abbiamo dovuto cambiare strategia riducendo il nostro impatto sull’incendio e ‘giocando in difesa’».
Nell’intervento erano coinvolti parecchi corpi pompieri: i pompieri urbani di Gambarogno, Monte Ceneri e Cadenazzo, di montagna di Locarno, Lugano, del Mendrisiotto di Tenero-Contra, Maggia e i corpi pompieri delle Tre Valli, del Pizzo Leone e della Melezza. In alcuni momenti sono stati occupati complessivamente un’ottantina di militi.