Bellinzonese

Insegnava e abitava in Ticino una delle due alpiniste morte

Sorprese dalla bufera sul Rosa. La più giovane lavorava alla Commercio di Bellinzona e al Liceo di Mendrisio: sostegno psicologico per studenti e colleghi

Nell'immagine, tratta da Facebook, la giovane insegnante piemontese durante una delle sue molte ascese in alta quota
4 luglio 2021
|

La scuola ticinese piange una docente da poco affacciatasi sul mondo dell'insegnamento. Archiviate da un paio di settimane le lezioni, era ben presto tornata a praticare la sua grande passione di sempre. Ma una bufera se l'è portata via sabato pomeriggio quando con la sua più cara amica e compagna di molte scalate si trovava ai 4'200 metri del Piramide Vincent, nel complesso del Monte Rosa. Una gelida bufera che le ha uccise entrambe, lasciando in vita solo il terzo membro della cordata. Le vittime sono una 28enne e una 29enne originarie della zona di Domodossola. La più giovane, originaria di Trontano, paesino all'imbocco della Valle Vigezzo occidentale, da due anni insegnava scienze naturali alla Commercio di Bellinzona e biologia al Liceo di Mendrisio, scelta professionale che l'aveva indotta lo scorso settembre a trasferire il domicilio nella capitale ticinese per evitare lunghe trasferte quotidiane. Una volta conclusi gli studi universitari in Italia, nel giugno 2019 presso il Dipartimento formazione e apprendimento Supsi di Locarno aveva ottenuto il diploma d'insegnamento di biologia nelle scuole di maturità, presentando un lavoro dedicato all'introduzione ai principi di farmacologia nel primo biennio delle scuole medie superiori. La sua amica, con cui condivideva la grande passione per la montagna e per le escursioni effettuate sovente anche in Ticino e nelle Alpi svizzere, viveva invece con il compagno a Crodo, poco a nord di Domodossola: di professione impiegata, era originaria della Valle Anzasca che porta proprio ai piedi del Monte Rosa. Con loro c'era anche un 27enne di Novara che ha riportato gravi congelamenti alle mani ma è sopravvissuto.

Il ricordo commosso del direttore

In un comunicato il Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs) si dice profondamente toccato dalla tragedia ed esprime profondo cordoglio e la propria vicinanza alla famiglia dell'insegnante morta. In queste ore verrà attivato un sostegno psicologico agli allievi e ai colleghi docenti. Raggiunto al telefono dalla ‘Regione’, il direttore del Liceo di Mendrisio, Alberto Martinelli, spiega che la tragedia ha lasciato un grande vuoto: «C'è incredulità e profonda tristezza per la scomparsa di una giovane e valida collega molto apprezzata, oltre che dalla direzione e dal corpo insegnante, anche dagli allievi, specie quelli che l'hanno avuta come docente di classe. Dinamica e collaborativa, aveva saputo ambientarsi e integrarsi molto bene, partecipando alle varie attività d'istituto nel quale operava al 50% dividendosi con la Scuola cantonale di commercio. Eravamo molto contenti della sua energia, che sapeva trasmettere con entusiasmo e professionalità». Una giovane coscienziosa, che durante il difficile lockdown della primavera 2020 aveva postato su Facebook la frase “Io resto a casa perché voglio tornare a scuola”. La settimana precedente aveva pubblicato una foto che la ritraeva sorridente in montagna insieme all'amica deceduta con lei ieri. Immagine accompagnata da una didascalia che oggi suscita commozione e tristezza: “Semplici e felici. Torneremo ad abbracciarci così e su nelle nostre montagne”.

Giunti in vetta mentre iniziava la bufera

I tre giovani appassionati di alta montagna erano partiti sabato mattina per l'ascensione della Piramide Vincent e hanno raggiunto la vetta solo nel primo pomeriggio, mentre stava iniziando la bufera. Non riuscendo a rientrare a valle hanno dato l'allarme verso le 14.30, probabilmente dando indicazioni geografiche non precise. Più tardi sono stati individuati da un sorvolo dell'elicottero del Soccorso alpino valdostano, ma il recupero è stato impossibile. Sono così salite delle guide alpine a piedi dal rifugio Mantova, situato 700 metri più in basso.

Recuperati verso le 21

Il terzetto, bene attrezzato ma privo degli indumenti necessari ad affrontare temperature molto rigide, è stato raggiunto verso le 21, quando era quasi buio: una scalatrice è morta pochi minuti dopo l'arrivo dei soccorritori mentre l'altra è stata trasportata al rifugio Mantova dove il medico ha tentato invano di rianimarla. Il loro compagno di cordata è invece stato trasportato in Svizzera dall'elicottero di Air Zermatt. Il giovane è ricoverato in Vallese ma le sue condizioni non destano preoccupazioni. Alle operazioni di recupero, svoltesi in condizioni estreme a causa della bufera, hanno partecipato i tecnici del Soccorso Alpino Valdostano, i soccorritori di Alagna e gli uomini del Soccorso alpino della Guardia di finanza di Cervinia a cui sono affidate le indagini, volte a capire in particolare come mai il terzetto, affatto a digiuno di ascese in alta quota, non abbia questa volta considerato la forte variabilità meteorologica degli ultimi giorni e non disponesse di un abbigliamento adeguato.