Bellinzonese

Elezioni a Bellinzona, centro giovani: provarci o aspettare?

Faccia a faccia tra i candidati al Municipio cittadino Giorgio Soldini (Ppd) e Martina Malacrida Nembrini (Unità di sinistra)

(Ti-Press)
3 aprile 2021
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Due visioni politiche a confronto oggi nel quarto e ultimo faccia a faccia organizzato dal nostro giornale in vista delle elezioni comunali in agenda il 18 aprile. Focus sulla politica giovanile portata avanti dalla Città di Bellinzona. Al tavolo della ‘Regione’ il municipale uscente popolare democratico Giorgio Soldini (ex funzionario dirigente, ora in pensione, all’Istituto delle assicurazioni sociali) e Martina Malacrida Nembrini, presidente del Partito socialista cittadino e direttrice della Fondazione Sasso Corbaro.

Perché vi candidate o ricandidate al Municipio e qual è il tema prioritario per voi?

Soldini – Perché ho voglia di far politica e di mettermi a disposizione della cosa pubblica. Inoltre mi piace stare con la gente e aiutare. Poter trovare soluzioni e risolvere problemi mi dà grande soddisfazione. L’aspetto sociale è per me prioritario, provenendo da una formazione in questo ambito.

Malacrida – Mi candido ritenendo molto importante poter dar voce anche a quella parte di popolazione che non ha la possibilità di farsi sentire. Le tematiche che ritengo prioritarie sono quelle sociali, culturali e ambientali.

La pandemia ha toccato tutti. Anche i giovani hanno subito conseguenze: contatti sociali ridotti, incertezza riguardo al futuro professionale (alcuni apprendisti non possono effettuare stage) e casi di depressione in aumento. I problemi e le difficoltà sono importanti, cosa fare per sostenere i giovani?

Soldini – Grazie ai feedback che riceviamo dai nostri operatori, ci siamo accorti di questa situazione che ci preoccupa molto. Le restrizioni imposte dalle autorità per contenere i contagi creano problemi alla gioventù che ha bisogno di spazi, di vitalità e di energia. Il timore di non poter incontrare gli amici, nonché le incertezze negli studi e nel lavoro, investono un gran numero di giovani. Questa parte importante della popolazione necessita di ascolto e a tal proposito ritengo che la figura dell’operatore di prossimità che entrerà in carica in Città potrà giocare un ruolo molto importante. Sarà un’antenna sul territorio che permetterà di captare le situazioni problematiche e aiutare i ragazzi in difficoltà. Oltre a ciò, se venissi rieletto m'impegnerò a proporre misure di sostegno ai giovani che faticano a portare a termine gli studi.

Malacrida – È fondamentale ricordare il ruolo importantissimo della scuola, non da ultimo perché l’istruzione pubblica e gratuita permette di ridurre le disparità sociali. Se penso al lockdown, quando gli allievi sono stati costretti a rimanere a casa e l'insegnamento veniva fatto a distanza, quelli appartenenti alle fasce più deboli, e i cui genitori non potevano lavorare da casa né assisterli quindi negli studi, hanno incontrato maggiori difficoltà ritrovandosi ulteriormente svantaggiati. Perciò ritengo che si potrebbero potenziare i doposcuola comunali anche per aiutare i ragazzi che hanno lacune negli studi, dando loro un sostegno supplementare. A queste criticità non di rado si aggiungono poi la disoccupazione o altre situazioni delicate: come Partito socialista nel programma elettorale abbiamo quindi individuato la possibilità di creare un servizio di sostegno comunale che vada in questa direzione. Inoltre si potrebbe collaborare, incentivandone l'azione, con tutte quelle associazioni che già operano nel Bellinzonese organizzando dei doposcuola.

I giovani hanno manifestato più volte la loro voglia di vivere la città. Un esempio che ha fatto discutere è l’occupazione dei tavoli all’esterno degli esercizi pubblici in piazza Collegiata. Come conciliare la vita residenziale e il loro bisogno di vivere liberamente la città?

Malacrida – Anzitutto ritengo che l’ascolto sia essenziale e che sia da preferire alla repressione. Inoltre Bellinzona dispone di uno spazio privilegiato, ossia il Parco urbano: qui dovrebbe sorgere anche il previsto Café du Parc, che l'Unità di sinistra ha sostenuto credendo nel suo valore aggregativo. In quello spazio vedo bene contenuti a carattere aggregativo dove anche i giovani possano avere la loro parte. È infatti importante che siano considerati una risorsa e non un problema; e che vengano interpellarli maggiormente, coinvolgendoli nel progettare la città.

Soldini – I giovani continuano a spostarsi e si ritrovano in diversi luoghi. L’operatore di strada dovrà dialogare con loro per capirne le necessità. È peraltro già attivo il Social Truck, un progetto sostenuto dal Comune, che credo stia dando ottimi frutti. È itinerante, si sposta tra i quartieri e ciò significa che siamo noi a raggiungere i giovani, e sono molti. Poi c'è lo skatepark, che funziona molto bene e che è nato grazie alla Commissione giovani nella quale il Comune ha investito. Quanto ai rumori e al disturbo arrecato alla vita residenziale, come anche il littering, i giovani devono pur comprendere che ci sono regole comportamentali da rispettare. In questo gioca un ruolo centrale anche l’educazione della famiglia.

Centro giovanile: in questi anni se n'è discusso molto e sono state valutate diverse soluzioni e ubicazioni per poi non concretizzarne nemmeno una. Vedrà mai la luce a Bellinzona? Se sì, con quale modalità di gestione?

Soldini – Il centro giovanile al giorno d’oggi secondo me è desueto. Da un sondaggio realizzato dagli allievi della Scuola alberghiera di Bellinzona è emerso che a più della metà dei giovani delle Scuole medie interpellati non interessava una struttura di questo tipo. L’idea comunque rimane, ma è in standby; abbiamo già individuato un luogo dove potrebbe essere realizzato un eventuale centro giovani, ma per ora è in congelatore. Quando fra due anni giungerà a scadenza il progetto Social Truck, tireremo le somme: se si riterrà positiva l’esperienza fatta, magari si potrà investirvi maggiori risorse. Comunque, alla fine, dovremmo ascoltare le esigenze dei ragazzi e capire cosa vorranno loro davvero. Qualora venisse realizzato un centro giovani, lo immaginerei gestito da un animatore per il coordinamento delle attività.

Malacrida – Io invece vedo di buon occhio un centro giovanile a Bellinzona. Ma bisognerebbe fare un discorso a tutto tondo, prendendo in considerazione un’ampia fascia d'età. Tutti i giovani devono sentirsi rappresentati e avere degli spazi aggregativi. Perché bambini, adolescenti e giovani adulti hanno esigenze diverse. Sarà quindi importante definire a quale fascia d'età indirizzare un centro giovanile. Per i ragazzi dagli 11 ai 15 anni trovo che lo Spazio giovani di Monte Carasso e Camorino sia una bella realtà; si potrebbe pensare di estendere questa formula a tutti i quartieri. Social Truck va bene, ma devono esserci più iniziative simili, così da riuscire a coprire i diversi bisogni. Immagino un centro giovani in città per ragazzi dai 16-17 anni in poi. Con quale formula? Non escludo l’autogestione, ben fatta e adeguatamente coordinata, però dai 18 anni in su. In uno spazio per i più giovani deve invece esserci una figura formata che coordini. Detto questo, ritengo che occorra un po’ di coraggio: a un certo punto bisogna provare. Invece di aspettare ancora due anni... apriamolo ora questo centro!

C’è timore a lanciarsi in questo progetto?

Soldini – No, assolutamente. La società di domani sono i giovani di oggi e quindi bisogna ascoltarli. Ora ci sono gli Spazi giovani, di cui si è parlato, che insieme a Midnight sono molto apprezzati. Il Social Truck funziona bene, ma è solo un inizio; bisognerebbe trovare un progetto che vada a completare l’offerta. Quale? La risposta la fornirà l’operatore di strada, che essendo a stretto contatto con i giovani saprà ascoltarli e capire ciò di cui hanno realmente bisogno.

Sfumato l’acquisto dell’ex ospedale di Ravecchia e quindi anche la possibilità di trasformarne una parte in centro intergenerazionale e interculturale, quale altra soluzione si può individuare? E con che tipo di contenuti? Si parla spesso di intergenerazionalità: cosa può fare il Comune per concretizzarla e sostenerla?

Soldini – Un centro intergenerazionale vedrà la luce all’ex oratorio di Giubiasco: un gruppo di lavoro è stato costituito e discussioni sono in corso. Anche se, va pur detto, gli spazi a disposizione sono limitati. Sarà comunque una proposta interessante: con una parte occupata dal centro diurno per anziani Vita Serena, una parte dedicata alla cultura con una biblioteca e spazi per la musica. La cucina in comune potrebbe fungere da punto d’incontro fra tutti coloro che frequenteranno la struttura. In futuro, nel nuovo quartiere Officine immagino altri spazi, molto più ampi, da dedicare a cultura e associazioni e a progetti intergenerazionali.

Malacrida – Nell’ex ospedale avevo creduto molto, ci vedevo bene una Casa delle culture con contenuti anche intergenerazionali. Sull’ex oratorio di Giubiasco sono scettica perché è di dimensioni ridotte. Non vuol dire che quegli spazi debbano avere una destinazione diversa, sono comunque d’accordo sull’idea d'inserirvi contenuti sociali e culturali. Ma non immagino lì una Casa delle culture e vedo questa soluzione un po’ come un contentino. Realizzare la Casa delle culture nel comparto delle nuove Officine non è una soluzione ottimale perché bisognerebbe attendere troppo tempo per vedere il progetto realizzato, mentre a mio avviso bisognerebbe individuare degli spazi al più presto.

Il Municipio ha fatto abbastanza per i giovani? Cosa si potrebbe migliorare?

Malacrida – Ritengo che sia necessaria maggiore progettualità. Inoltre mi piacerebbe che l’Ufficio giovani venisse rafforzato e che il Municipio mettesse più risorse nella politica giovanile. La quale va pensata a 360 gradi.

Soldini – Sono d’accordo sul potenziamento dell’Ufficio giovani. Parimenti, ritengo che questo Municipio abbia ascoltato i giovani. È vero che si può sempre fare di più, e lo faremo dove necessario, ma è anche vero che per i potenziamenti sono necessarie risorse finanziarie. Bisogna fare il passo secondo la gamba, perché le necessità di un Comune sono parecchie.