A dieci anni dalla scomparsa si consolida con nuovi progetti l'opera avviata mezzo secolo fa a favore delle persone adulte affette da disabilità
A dieci anni dalla morte di don Giovanni Maria Colombo, era il 15 marzo 2011, la Fondazione Madonna di Re da lui costituita ricorda la sua “incisiva impronta etica”. Il “carismatico” sacerdote ticinese “nell'arco di diversi decenni, con un’intensa attività pastorale e giornalistica, ha lanciato alla nostra società stimoli incisivi per un pensiero etico ed estetico oltre a benefiche provocazioni per un’operatività densa di schietta carità cristiana”. Un prete che è stato anche “grande teologo, filosofo, educatore e scrittore”, una figura di “straordinaria umanità fatta di slanci generosi e instancabile attività”.
Nato a Pura il 13 maggio 1919, ordinato nel 1943, parroco di Prato Leventina dal 1943 al ’56 e di Daro dal 1959 al ‘72, è stato docente di filosofia e latino al Papio di Ascona e assistente spirituale all’istituto Sant’Eugenio di Locarno, catechista alla Scuola di commercio e al Liceo economico-sociale di Bellinzona, consulente matrimoniale all’istituto La Casa di Milano, giudice e poi presidente (dal ’94) del Tribunale diocesano di Lugano, nonché professore all’Università di Friborgo (’90) dove ha ottenuto il dottorato Honoris causa in scienze su proposta dell’Istituto d'istopatologia umana. Con una “lungimirante risposta ai bisogni del territorio”, nel 1972 ha fatto da pioniere fondando e dirigendo il primo laboratorio protetto completato da una dignitosa offerta abitativa.
La sua Fondazione Madonna di Re ha creato, sviluppato e curato nelle sedi di Bellinzona, Piotta e Claro tre diverse realtà per la promozione lavorativa e culturale di persone adulte portatrici di disabilità mentali, fisiche, sensoriali o multiple: “Comunità necessariamente diverse, ma unite da un’unica opzione di base: il rispetto della spiritualità di ciascuna persona, spiritualità che dà valore e significato al suo essere corporeo e psichico più o meno abile”. Don Colombo ha sollecitato cittadini e collaboratori verso un attento ascolto interlocutorio della persona fragile, lavorando per offrirle “uno spazio educativo privilegiato, una scuola di umanità, una palestra di socializzazione e civilizzazione”. Realizzazioni che hanno “sottilmente influenzato gli sviluppi della socialità ticinese”, cui si è aggiunto il “valido contributo alla messa a punto della Legge cantonale sull’integrazione socioprofessionale degli invalidi”.
In questo contesto si è impegnato per il riconoscimento dei diritti della persona disabile, diritto al lavoro riconosciuto, all’abitazione dignitosa, all’amore, alla famiglia: “Temi a quel tempo ancora scarsamente sollevati”. Una figura, quella di don Colombo, che “continua a guidarci sulla via della perseveranza, nella ricerca di nuove forze morali ed economiche per realizzare i progetti di sviluppo che ci attendono”.
Fiduciosa negli indispensabili sostegni economici, nel solco etico tracciato dal fondatore e grazie a competenze sempre aggiornate, la Fondazione Madonna di Re, presieduta da Damiano Stefani, dichiara infatti di voler continuare ad onorare la memoria di don Colombo e a fornire adeguata risposta ai nuovi bisogni emergenti: “Assumere le nuove sfide continuando a svolgere, con coraggio, umiltà e determinazione, un ruolo da co-protagonista nella comunità sociale e culturale del territorio”. Tra le nuove sfide, spiega alla ‘Regione’ il direttore Davide Pedrotti, figura l’apertura di un nuovo centro diurno nella prevista nuova Casa della socialità promossa in città da Pro Infirmis: verranno creati una quindicina di posti per persone adulte con disabilità. L’apertura della struttura polifunzionale è prevista nel luglio 2022, anno in cui peraltro la Fondazione festeggerà il mezzo secolo di vita. Oltre a ciò, la Fondazione ha in progetto un ulteriore aumento delle capacità di accoglienza con la costruzione di una nuova sede. Attualmente il progetto si trova ancora in fase embrionale e i dettagli potranno venire esposti a tempo debito.