Le Ffs anticipano di quattro anni l'internalizzazione della manutenzione della flotta Astoro togliendola ad Alstom Italia. Insorege la CoPe: manca chiarezza
Poiché, sostengono le Ferrovie federali, “è necessario fare delle scelte sull’attuale spettro di prodotti”, le Officine di Bellinzona dicono addio quattro anni prima del previsto, rispetto a quanto pianificato a suo tempo, alla manutenzione dei treni merci. Motivo: le Ffs hanno deciso di anticipare l’internalizzazione della manutenzione dei convogli Astoro, ossia la flotta di 19 moderni treni Etr610 e Rabe503 impiegata sull’asse Germania-Italia via Svizzera attraverso il Gottardo e Briga-Domodossola. Continueranno invece a essere eseguite le lavorazioni sulle componenti dei carri merci.
Un addio anzitempo che suscita delle perplessità in seno alla Commissione del personale e ai sindacati. Pur comprendendo le argomentazioni delle Ffs e salutando con favore l’arrivo a Bellinzona degli Astoro, le parti hanno deciso di prendersi del tempo per riflettere, considerata peraltro la il fatto che il settore merci in forte espansione possa trovare spazio anche nella nuova officina prevista dal 2026 a Castione, ma dedicata principalmente alla manutenzione dei moderni treni passeggeri Giruno.
A questi si aggiunge dunque la flotta Astoro. “Per prepararsi all’importante passo e aumentare il know-how tra i collaboratori”, le Ffs hanno deciso di “spostare alcuni importanti progetti, inizialmente previsti presso il costruttore Alstom Italia”, già all’interno dell’attuale stabilimento di Bellinzona. I lavori inizieranno nell’ottobre 2022 e dureranno circa quattro anni. L’intenzione, così facendo, è di arrivare all’appuntamento con lo stabilimento di Castione già preparati nell’eseguire determinate operazioni. Internalizzare subito, dunque, per essere ancor meglio pronti dopo. Per riuscirci, oltre all’investimento nelle infrastrutture, le Ffs affermano di aver “pianificato un consistente budget per la preparazione e la formazione specifica dei propri collaboratori”. A livello operativo, sempre per quanto riguarda la flotta Astoro, si parla di “risanamento, modernizzazione e manutenzione pesante”.
Internalizzare questo tipo di lavorazione “significa acquisire maggiori competenze e know-how all’interno dell’azienda e soprattutto preparare i collaboratori delle Officine di Bellinzona ai compiti previsti nel nuovo stabilimento”. Una cinquantina, viene specificato, i collaboratori che verranno formati per revisionare gli Astoro. Il tipo di lavorazione previsto “non è una manutenzione regolare come quelle che rendono necessario il nuovo stabilimento, con i suoi binari da 250 metri e l’ampio campo manovra, bensì una lavorazione straordinaria una tantum che necessita della scomposizione totale del veicolo in singole casse”. Secondo le Ffs “è necessario fare delle scelte sull’attuale spettro di prodotti” per poter “concentrare le risorse in maniera efficace sulla preparazione e l’accompagnamento degli importanti progetti e per mettere a disposizione abbastanza spazio in Officina per queste nuove attività”. è necessario fare delle scelte sull’attuale spettro di prodotti.
In defintiiva le Ffs affermano che “con questa importante decisione e l’arrivo degli Astoro alle Officine di Bellinzona si pongono le prime concrete basi per il nuovo stabilimento di Castione e viene confermata la centralità dello sviluppo del personale per il successo di questo progetto”. Non viene per contro specificato il contenuto del Piano industriale (sempre che sia stato nel frattempo definito) né il numero di operai stimato a suo tempo in circa 230 unità a tempo pieno, un terzo in meno alle attuali.
Le riserve del comitato della Commissione del personale allargata – annota in un comunicato Gianni Frizzo – sono focalizzate “sull’assenza di trasparenza e di risposte esaustive da parte Ffs, al punto tale che si è ritenuto opportuno inoltrare a Franz Steinegger (ndr: coordinatore della Piattaforma informativa sulle Officine) una richiesta d'intervento, affinché le nostre più che legittime questioni sollevate in relazione al progetto Astoro, con le significative ripercussioni che si delineeranno come la soppressione dei carri merci, vengano esaustivamente affrontate, discusse ed evase, al livello di Piattaforma”. Una decisione, quella della CoPe, “assolutamente necessaria affinché le Ffs non eseguano, senza prima espletare quanto sottoscritto dalla Convenzione di piattaforma, dei passi che vadano a compromettere definitivamente le potenzialità operative e occupazionali, attuali e future, delle Officine”.
Inquietudine, incertezza e necessità di chiarimenti riguardano “l’assenza di un piano industriale che consenta d’avere una visione d’assieme di ciò che concretamente si delineerà dal punto di vista delle attività e dell’occupazione”. Un'assenza rimarcata proprio a fronte dell'ultima novità e di “rilevanti trasformazioni svolte in ordine sparso e frammentario”. Pure assente una “dettagliata distinta sul volume annuo di ore di lavorazione sull’occupazione alle Officine”. Quanto ai carri merci, “hanno rappresentato, rappresentano e potranno ancora rappresentare un’importante risorsa occupazionale. Tanto che, con circa il 70% dei volumi di lavoro, sono stati una delle colonne portanti” dello stabilimento cittadino. Criticata è pure l'asserita mancanza di spazio – evidenziata dal direttore dello stabilimento Francesco Giampà in una comunicazione interna rivolta ai lavoratori – per poter fare insieme la manutenzione di carri merci e flotta Astoro.