laR+ Bellinzonese

Frana di Gudo, c’è ancora una parte instabile

Altri 80 metri cubi di detriti e massi dovranno essere presto rimossi. Al via un esame geologico approfondito sull'intera parete

Dopo il crollo di 800 metri cubi, avvenuto il 5 dicembre, c'è un po' di apprensione fra chi abita nelle vicinanze (foto Regione)
31 dicembre 2020
|

Il crollo di 800 metri cubi di detriti e massi verificatosi lo scorso 5 dicembre sulla collina di Gudo, in località Sasso Grande, potrebbe celare un’instabilità generale della grande formazione rocciosa all’origine del distacco? Per rispondere a questa domanda – che non pochi abitanti della zona abitata sottostante si stanno ponendo in queste settimane osservando dal basso la situazione – il Dicastero opere pubbliche e ambiente della Città di Bellinzona ha deciso l’esecuzione di un’approfondita analisi geologica con il duplice obiettivo di ottenere una radiografia della zona e indicare le possibili soluzioni atte a eliminare il problema. Le verifiche sin qui effettuate dalla Sezione forestale cantonale insieme al consulente di riferimento per la Città, Giorgio Valenti, già geologo cantonale prima del pensionamento, sono abbastanza tranquillizzanti e indicano che sono attualmente instabili un'ottantina di metri cubi di materiale. «I sensori posati – rileva il municipale Christian Paglia, responsabile del dossier per conto della Città – non indicano al momento movimenti che facciano pensare a ulteriori e imminenti cedimenti, ciò che ci fa ben sperare».

Una casa rimane tutt’oggi inagibile

Considerati la situazione generale (crollo molto recente) e il clima invernale (prima nevicata seguita da una seconda) si è finora potuto effettuare un sopralluogo soltanto con l’ausilio di un drone. Risposte più precise arriveranno nel corso delle prossime settimane quando, neve permettendo, gli specialisti potranno accedere direttamente alla parete, calandosi con delle funi per verificare di prima persona come stanno le cose. Intanto – aggiunge Paglia – s'intende procedere con la rimozione degli 80 metri cubi instabili, di cui una parte situata nelle vicinanze dell’unica abitazione che risulta tuttora inagibile, tanto che gli occupanti da quasi quattro settimane sono alloggiati da conoscenti. Così facendo una prima porzione di sicurezza dovrebbe venire garantita, annota il municipale. Il dicastero cittadino ha nel frattempo preso contatto con lo studio Geo Alps Consulting cui è stato chiesto di presentare un’offerta per l’accompagnamento specialistico della ‘demolizione controllata’. Pure da chiarire, in questo ambito, l’aspetto assicurativo visti i vari attori coinvolto fra privati, Comune e Cantone. Allo studio di Morbio Inferiore è anche stato chiesto di effettuare un’analisi geologica più ampia, i cui esiti s’inseriranno nel grande ‘cantiere’ cantonale per la definizione delle zone di pericolo. In questo ambito verrà poi deciso se dopo la rimozione controllata degli ultimi 80 metri cubi bisognerà prevedere altre misure di sicurezza atte a scongiurare eventi più importanti, ad esempio tramite la posa di reti paramassi.

‘Quadro parzialmente critico’

La sera del 5 dicembre, ricordiamo, diversi massi di 5-10 metri cubi ciascuno hanno invaso alcuni giardini privati e la strada comunale comportando l’inagibilità della stessa e l’inabitabilità di due case; attualmente solo una delle due, quella situata proprio nelle immediate vicinanze della rotta della frana, è ritenuta inagibile. Fra le possibili cause, viene indicato il cedimento di alcuni alberi piegatisi sotto il peso della neve molto bagnata caduta in una manciata d’ore a inizio dicembre. Ma non è escluso che il problema possa avere origini più ‘profonde’. Tuttavia secondo Christian Paglia la situazione «non è allarmante. Ma è comunque parzialmente critica».