Bellinzonese

Ecocentro di Bellinzona allagato: i Verdi insorgono

La fuoriuscita di idrocarburi è al centro di un'interpellanza che chiede lumi su come i servizi comunali abbiano reagito preventivamente all'allerta meteo

10 novembre 2020
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Preoccupa i Verdi l’allagamento subito a inizio ottobre dall’ecocentro di Bellinzona situato all’ex Birreria, dove l’acqua del fiume Ticino in piena proveniente dal sottosuolo ha invaso la vasta area di raccolta rifiuti nonché un locale contenente olii poi riversatisi nell’area esterna. Citando la ‘Regione’, che il 5 ottobre aveva riservato un ampio servizio a questo problema, i consiglieri comunali Ronnie David e Marco Noi sollevano ora diversi interrogativi sul corretto agire dei servizi comunali quando l’allarme meteo indicava un chiaro pericolo di allagamento. I pompieri, ricordiamo, erano intervenuti per aspirare con appositi macchinari l’olio presente sulla superficie dell’acqua. “Ma un inquinamento ambientale non può essere escluso – si legge nell’interpellanza – e una parte potrebbe essere filtrata nel terreno. Nei giorni successivi la Sezione aria, acqua e suolo del Cantone avrebbe sollecitato i Servizi urbani cittadini affinché effettuassero ulteriori approfondimenti in cerca di un’eventuale contaminazione del terreno”.

Problema noto: affrontato tempestivamente?

Ora, rammentano David e Noi, la probabile piena del fiume Ticino era stata “tempestivamente segnalata dai servizi di allerta meteo indicando un grado di pericolo massimo”. Inoltre l’attuale ecocentro “secondo la mappa cantonale dei pericoli naturali si trova in una zona considerata di pericolo allagamento di grado medio”. Secondo gli ambientalisti “sorgono quindi spontanee alcune domande volte a comprendere come mai di fronte a un pericolo annunciato i servizi comunali non abbiano tempestivamente rimosso i rifiuti più pericolosi (ad esempio idrocarburi) affinché gli stessi non venissero travolti dalla piena”. E poiché nel comparto adiacente (verso ovest) è in corso il cantiere del nuovo ecocentro che sostituirà l’attuale, altre domande riguardano le misure messe in atto a tutela della nuova opera, visto che nel messaggio approvato dal Consiglio comunale per lo stanziamento di 3,8 milioni “si poteva evincere che il problema delle acque superficiali era già noto e che avrebbe dovuto essere affrontato tempestivamente”.

Cantiere in ritardo: motivi e timori per sorpassi

Da qui una serie di domande volte a capire come mai, vista l’allerta meteo e il precedente allagamento avvenuto il primo settembre, non si è provveduto immediatamente a mettere in sicurezza il sito evitando la fuoriuscita di sostanze inquinanti. E ancora: cos’hanno rilevato gli approfondimenti svolti dalla Sezione aria, acqua e suolo? Quali misure intende mettere in atto il Municipio per risolvere definitivamente la questione in attesa del nuovo ecocentro? Per quale ragione lo si è pianificato e realizzato in una zona indicata in giallo sulla mappa dei pericoli naturali? Come si può ritenere compatibile tale attività a grosso rischio ambientale con una zona di consistente pericolo d’allagamento? Quali misure sono state messe in atto nel nuovo ecocentro per evitare che situazioni di piena possano sparpagliare i rifiuti e disperdere le sostanze nelle acque? Con quali costi supplementari? Il rialzamento previsto di 100-150 centimetri è sufficiente per evitare futuri allagamenti? E infine: come mai l’ecocentro, la cui inaugurazione secondo il messaggio municipale era prevista nella primavera 2019, non è ancora stato ultimato? Ci saranno sorpassi di spesa?

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