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Valle di Blenio attonita per la perdita di Giovanni Boggini

I ricordi di Vanbianchi, Arcioni e Berardi: 'Competente, preparato, intelligente, legato alle tradizioni ma aperto alle novità'

Giovanni Boggini all'alpe (Ti-Press)
20 ottobre 2020
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«Una persona squisita, umile, riservata, disponibile, dotata di incredibile acume. Molto legata al territorio, ai valori e alle tradizioni, ma al contempo aperta alle novità». La morte di Giovanni Boggini, l’agricoltore bleniese deceduto mercoledì sera cadendo da un’altezza di quattro metri mentre stava lavorando su di una scala nel proprio fienile di Aquila, lascia sgomenta la comunità vallerana che lo conosceva per la passione che metteva nella professione e per la qualità dei suoi prodotti. Ma non solo. «Il suo più recente impegno in politica era cominciato nel migliore dei modi», ricorda Denis Vanbianchi, suo collega nella formazione ‘Blenio 2016’ che quattro anni fa unendo le forze della precedente lista civica, dell’Udc e del Ppd aveva visto proprio il 50enne deceduto ieri quale proprio migliore eletto in Municipio. Un exploit che aveva sorpreso dapprima lo stesso Boggini: giunto dalle file popolari-democratiche, dopo una breve riflessione personale fatta coinvolgendo anche i familiari e il gruppo politico, aveva optato con rincrescimento per rinunciare alla carica in virtù degli impegni professionali che lo vedevano peraltro assente tre mesi all’anno per l’estivazione all’alpe Garzotto Motterascio dove con i propri animali e con quelli affidatigli da altri allevatori bleniesi produceva dell’ottimo formaggio. «Rimasto in Consiglio comunale, avevamo indicato proprio lui quale nostro rappresentante nella Commissione della gestione – ricorda Vanbianchi – perché era chiaro per noi che sapeva analizzare con la dovuta competenza le questioni più complesse, esprimendo le opinioni con pacatezza, preparazione e acume».

'Era contento di come fosse andata l'estate'

Luigi Arcioni, presidente della Società agricola bleniese di cui Boggini era socio, parla di una conoscenza personale che durava da diversi anni: «Tanto tempo fa avevamo costituito un gruppo che introduceva la produzione integrata. Ho imparato ad apprezzarlo per la modestia e la fine intelligenza. Se da una parte era certamente legato alle tradizioni, dall’altra non mancava occasione per informarsi e aggiornarsi sull’evoluzione dell’allevamento, della produzione casearia e della gestione dell’alpe», consolidando così la propria azienda agricola gestita insieme al più giovane fratello Pio e successivamente arricchitasi grazie al contributo portato dalla moglie Noemi Lerch, apprezzata scrittrice argoviese conosciuta proprio in ambito agreste e con la quale ha messo su famiglia. «L’ultima volta – ricorda infine Arcioni – gli avevo parlato una decina di giorni fa durante il mercato dei formaggi organizzato a Bellinzona. Era contento per la stagione e per la qualità raggiunta dai suoi prodotti maturati nella regione della Greina». Ai familiari ora la gravosa responsabilità di decidere come portare avanti l'azienda di famiglia fondata ormai 80 anni or sono.

Socio fondatore di Agrifutura

Il suo contributo superava volentieri i confini vallerani, specie nella difesa e promozione degli interessi di categoria. Lo faceva quale membro di comitato dell’associazione di agricoltori ticinesi Agrifutura: «Era socio fondatore e sin dal 2007 non ha mai lasciato la carica», annota il presidente Giovanni Berardi. «Lo conoscevo da lungo tempo, sin dagli anni della Gioventù rurale. Per tutti noi era un alpigiano e casaro provetto, dotato di un acume particolare. Era molto riservato e quando parlava non diceva mai cose banali». Se da una parte «spiccava il suo approccio tradizionalista alla professione, dall’altra amava cogliere alcune occasioni per aprirsi sulle novità, come quando aveva partecipato a una gita negli Stati Uniti col gruppo allevatori in visita ai grandi pascoli del Nord America». Quando ci si conosce così bene, non è raro che ci si confronti anche su questioni personali: «E in effetti per lungo tempo, scherzando, veniva indicato come lo scapolo d’oro. Che ha poi invece incontrato la propria metà – annota Berardi – nell’ambiente che gli era più caro. In questo momento esprimiamo quindi la nostra vicinanza a Noemi e al loro figlioletto Matia per la grave perdita subita».

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